Settembre 2023

A che punto siamo con la riforma europea delle Denominazioni di Origine?

A che punto siamo con la riforma europea delle Denominazioni di Origine? Quale impatto ci possiamo attendere sul futuro del settore agroalimentare e vinicolo? Se ne è parlato al polo universitario di Asti, nei giorni della Douja d’or, con un convegno dell’AIVV (Accademia Italiana della Vite e del Vino)

A che punto siamo con la riforma europea delle Denominazioni di Origine?

di Stefano Labate

 “A che punto siamo con la riforma europea delle Denominazioni di Origine? Quale impatto ci possiamo attendere sul futuro del settore agroalimentare e vinicolo?” Se ne è parlato al polo universitario di Asti, nei giorni della Douja d’or, con un convegno dell’AIVV (Accademia Italiana della Vite e del Vino).

Tra i relatori Oreste Gerini, Direttore generale Qualità agroalimentare del Masaf (Ministero dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste), ha fatto il punto sull’iter della normativa e condiviso alcuni degli aspetti chiave più discussi.

Gerini ha intanto voluto rassicurare l’assemblea di produttori vinicoli, esponenti dei consorzi ed esperti. “In tutti i sistemi europei, l’importanza delle denominazioni di origine, e delle indicazioni geografiche in genere, sta nella non decontestualizzazione rispetto al territorio”. “La Ferrari è un’eccellenza italiana – ha detto Gerini – ma, se qualcuno vuole portarla via da Maranello, lo può fare. Per il Parmigiano Reggiano, così come per il Prosciutto di Parma, invece, non si può. E anche il Barolo, si lascia dove sta. Le eccellenze dell’agroalimentare nazionale non sono delocalizzabili. Sono prodotti strettamente legati al territorio. Il know-how e le tecnologie che ne hanno determinato la notorietà mondiale non sono trasferibili altrove”.

Oreste Gerini foto di Stefano Labate

Perché si arriva a una riforma?

Di indicazioni geografiche e denominazioni di origine si tratta già nei regolamenti europei del 1992. Le tipologie di riconoscimento di DOP e IGP sono contenute nei regolamenti del 2012.  “Ma i tempi sono cambiati” – aveva ammonito in apertura di convegno il presidente di AIVV, Rosario Di Lorenzo. “Pensiamo a tutte le nuove problematiche di protezione, alle nuove modalità di vendita online, ai nuovi problemi produttivi. C’è la necessità di un nuovo regolamento”.   Oreste Gerini ricorda che di riforma a Bruxelles si parla da vent’anni ma che i progressi veri sono di un anno e mezzo fa quando, nel marzo 2022, la Commissione europea ha presentato al Consiglio la proposta di un nuovo regolamento.   Gerini, che con il suo Ministero rappresenta la posizione italiana, ha partecipato ai lavori in Consiglio Europeo per arrivare al ‘nuovo regolamento’, così come lo chiamano a Roma.

A margine del convegno, abbiamo rivolto qualche domanda al dirigente.

Che cosa intende fare la riforma?

“La riforma vuole unificare in una nuova normativa unica tutte le disposizioni relative ai prodotti Dop e IGP: quindi l’agroalimentare, il vino e le bevande spiritose. Un unico regolamento, con una normativa comunitaria, per discipline prima suddivise in tre diversi regolamenti”.

 Quali sono gli obiettivi principali?

“Aumentare la tutela delle denominazioni di origine e migliorare la conoscenza dei consumatori riguardo i prodotti.”

Quali sono le principali novità?

“Si vuole migliorare la protezione anche su Internet delle indicazioni geografiche, uniformare le procedure di registrazione rendendole più veloci e semplificate rispetto alla situazione attuale. Inoltre introdurre criteri di sostenibilità ambientale delle produzioni e rafforzare la posizione dei produttori e delle associazioni di produttori, ovvero dei consorzi di tutela, migliorare la corretta percezione e conoscenza da parte del consumatore”.

Serve aumentare il numero delle norme?

“Nonostante questo aspetto non sia da alcuni compreso come positivo, si vuole aumentare il numero di leggi sul territorio, perché tale legame di prodotti con i territori aumenta il patrimonio degli agricoltori comunitari, di coloro che commercializzano e distribuiscono. Con la tutela delle indicazioni geografiche c’è la garanzia della provenienza di un prodotto da quel territorio e non da un altro.”

Cambierà il ruolo dei Consorzi di tutela?

 “L’Italia è a favore di un ruolo significativo dei Consorzi e delle associazioni dei produttori, sia dal punto di vista della produzione che dal punto di vista numerico. Si vuole garantire che i Consorzi siano efficaci nella loro missione di tutela e di valorizzazione delle denominazioni di origine, senza ruoli commerciali, ma rafforzando le attività proprie, magari anche con nuove attività di controllo”.

Ci sono rischi di arretramento nella tutela delle denominazioni?

 “Un punto importante per l’Italia è il mantenimento del sistema attuale in merito all’utilizzo delle indicazioni geografiche quando queste sono impiegate come ingredienti in altri prodotti. Se voglio fare il salame al Barolo, devo chiedere autorizzazione al Consorzio del Barolo per poter scrivere sull’etichetta ‘Salame al Barolo’.   Serve un’autorizzazione rilasciata dal Consorzio, o dal Ministero se il consorzio non c’è. L’ipotesi di sistemi più liberisti, come quella che prevede la semplice comunicazione al Consorzio, abbasserebbero di fatto la tutela, soprattutto nella possibilità di controllo. Siamo inoltre contrari all’esternalizzazione di funzioni all’EUIPO, l’Agenzia per la proprietà intellettuale che ha sede ad Alicante in Spagna”.

 Il vino è al centro di una delle questioni più controverse.

 “L’inclusione del settore vinicolo nel nuovo regolamento unificato è controversa. Mentre il Consiglio europeo è a favore, il Parlamento europeo ha una posizione diversa. In Italia, le opinioni delle associazioni di categoria e dei rappresentanti dei viticoltori sono esattamente spaccate a metà, ma il Governo italiano ha espresso il chiaro sostegno all’inclusione del settore vinicolo”. 

Come si migliora la tutela del consumatore, soprattutto online?

 “Bisogna fare in modo che il consumatore riconosca la differenza tra un prodotto, che vanta certe denominazioni di origine e ha un determinato marchio, rispetto a un prodotto che lo vuole imitare ma tale non è. Vale per i consumatori europei, ma anche per quelli italiani. Ho avuto una lunga esperienza all’Ispettorato Repressione Frodi. Su Internet, attraverso i principali marketplace, vedevamo offrire in vendita, soprattutto nei paesi asiatici, prodotti che si proponevano come Parmigiano Reggiano, ad esempio, ma avevano poi l’immagine di un formaggio con i buchi. I consumatori compravano il nome, non lo avevano mai mangiato né visto, quindi non potevano sapere”.

 Che cosa si può fare?

 “Abbiamo ottenuto importanti risultati stringendo accordi con le piattaforme come Alibaba, Ebay, Amazon che rimuovevano i prodotti che segnalavamo.  Con la riforma siamo favorevoli a una forte introduzione della protezione su Internet, sia a livello di nomi a dominio, per esempio astidocg.it, che di lotta alla contraffazione dei prodotti venduti irregolarmente attraverso un sistema specifico di contrasto e bloccaggio dei prodotti irregolari.”

 Quali sono le complessità per l’iter della riforma?

“Sono 27 gli Stati membri in Europa. L’Italia ha opinioni affini con un gruppo di Stati, “like-minded” come si dice, quali Francia, Spagna, e Portogallo. Questi Paesi hanno caratteristiche e visioni simili alle nostre. Ma mettere d’accordo le idee e le esigenze dei 27 Paesi è molto, molto difficile”. 

A che punto siamo? 

“Come Ministero per l’Italia abbiamo partecipato regolarmente all’attività del Consiglio e siamo arrivati con i 27 ad una sorta di compromesso presentato il 18 maggio 2023. Poi il Parlamento ha prodotto un suo documento sul testo della Commissione con la bellezza di 279 emendamenti. Come Ministero abbiamo dunque analizzato tutti gli emendamenti e così siamo in grado di esprimere la posizione italiana”.

Quando sarà operativa la riforma?

 “Attualmente si stanno svolgendo i cosiddetti ‘triloghi’, i passaggi che coinvolgono la Commissione europea, il Consiglio e il Parlamento europeo. Il prossimo si tiene ad ottobre. Si prevede che il testo definitivo della riforma sarà pubblicato all’inizio del 2024 ed entrerà in vigore nel 2025”.