L'Editoriale Numero: 02 / 2017

Il ritorno dell’inverno

Millevigne 2/2017*** I danni alla viticoltura sono gravi, in particolare nel nord Italia, ma non hanno risparmiato le zone interne del centro, spingendosi a ridosso della costa tirrenica, investendo l’Irpinia e il Sannio, il Nord della Puglia e della Sardegna.

Maurizio Gily
Il ritorno dell’inverno

La stagione si è aperta con una primavera calda e una schiusura precoce delle gemme; i germogli già piuttosto sviluppati sono stati sorpresi il 19 aprile dalla prima, e forse la più terribile, di tre o quattro notti consecutive che in gran parte d’Italia hanno visto la colonnina di mercurio scendere sotto lo zero.

I danni alla viticoltura sono gravi, in particolare nel nord Italia, ma non hanno risparmiato le zone interne del centro, spingendosi a ridosso della costa tirrenica, investendo l’Irpinia e il Sannio, il Nord della Puglia e della Sardegna.
E’ stata in effetti una gelata tardiva parzialmente anomala, in quanto ha colpito anche vigneti di collina solitamente poco soggetti a questo fenomeno: ma si tratta di eccezioni, quantunque pesanti per chi le ha subite, distribuite in modo piuttosto imprevedibile e legate a correnti gelide da nord. Nella maggioranza dei casi invece le zone più danneggiate sono state le pianure e i fondovalle. Ancora più gravi che in Italia sono stati i danni alla viticoltura francese.

Le organizzazioni dei viticoltori forniscono dati impressionanti, con interi comprensori devastati e stime di perdite di produzione spesso superiori al 50% in Francia. In Italia una stima approssimativa dei danni è stata proposta da Assoenologi sulla base di un sondaggio tra gli associati. Va detto però che si tratta di valutazioni molto difficili, dato che la gelata riguarda solo una parte dei vigneti, con gemme in fase di sviluppo spesso non uniforme, e che, in base alla varietà, potranno realizzare un recupero parziale legato alla fertilità (di solito molto scarsa) della gemma di controcchio. In Piemonte (meno colpito del resto del Nord, come pure il Trentino e l’Alto Adige), in Franciacorta, in Veneto, in Emilia, si è discusso, e anche polemizzato, sul concetto di vocazione. E’ indubbio che la sensibilità di una certa fascia di vigneti al rischio di gelate tardive non rappresenta una linea divisoria, ma quanto meno un elemento di quella che possiamo chiamare vocazione; e che la collina, almeno per il Nord e Centro Italia, è, sotto questo aspetto, diversa dalla pianura e dal fondovalle, che hanno, eventualmente, una vocazione di altro tipo. Non per nulla l’anomalia che ha colpito quest’anno qualche vigneto di collina la chiamiamo anomalia. Pare dunque accertato che il riscaldamento generale del clima, che è un dato di fatto, non riduca il rischio di gelate, ma anzi possa aumentarlo grazie all’anticipo del germogliamento. Infatti, anche se non è il caso del 2017, a fine marzo una gelata è più probabile che a fine aprile, e quindi i ricordi e le raccomandazioni degli anziani sulla scelta dei siti (e delle forme di allevamento) mantengono tutta la loro validità. Questo non vuol dire che bisogna spiantare i vigneti in pianura, ma che bisogna accettare l’idea che in alcuni vigneti ci siano rischi sono più alti, ed eventualmente attrezzarsi per affrontarli. In un articolo all’interno parliamo dei possibili mezzi di difesa preventiva e attiva. Alla collina gioverebbe che questo tipo di “zonazione” fosse tenuto nella debita considerazione dalle compagnie che assicurano il raccolto con le polizze multirischio, attualmente poco diffuse per i loro costi molto alti e poco differenziati in base al livello di rischio dei diversi territori. Tra l’altro queste polizze, essendo parzialmente finanziate dal pubblico, rappresentano una motivazione per negare il riconoscimento di stato di calamità per le zone colpite, che molti comuni e regioni hanno richiesto, al momento non sappiamo con quali risultati.

Naturalmente non solo la vite è stata colpita ma frutteti e ortaggi hanno subito a loro volta gravi danni. La solidarietà e la vicinanza che esprimiamo agli agricoltori duramente provati da questa calamità non porterà loro alcun conforto materiale, e questo ci fa sentire inadeguati e impotenti. Ma purtroppo solo questo abbiamo da offrire, oltre a qualche informazione che speriamo possa essere loro utile per il futuro.