Dopo un lungo periodo di latenza, negli ultimi anni abbiamo assistito a una repentina affermazione su ampia scala del concetto di sostenibilità, che ha preso prepotentemente piede anche nel settore viticolo, diventando uno dei principali leit motiv delle realtà più progredite.
Innanzi tutto occorre chiarire che viene considerata sostenibile sotto il profilo ambientale un’attività o un ciclo produttivo che consenta di soddisfare i bisogni della generazione presente senza precludere il soddisfacimento di quelli delle generazioni a venire.
A prescindere dal modello viticolo adottato, produzione integrata o biologica, la progettazione e le scelte che sono alla base delle realizzazione di un vigneto devono comunque essere effettuate tenendo conto sia della sostenibilità ambientale sia di quella economica, che sono più interconnesse di quanto si possa pensare.
In linea generale il concetto di sostenibilità in viticoltura passa attraverso il perseguimento dell’equilibrio vegeto-produttivo, che deve essere raggiunto tramite un’oculata gestione agronomica congiuntamente a scelte impiantistiche adeguate. La vite si considera in equilibrio vegeto-produttivo quando il numero di grappoli è naturalmente proporzionato alla superficie fogliare fotosinteticamente attiva e quando i germogli arrestano la loro crescita prima dell’invaiatura, in modo da non interferire col processo di maturazione.
Scelta dell’ambiente e sistemazione
I terreni su cui far sorgere i vigneti dovrebbero essere scelti, per quanto possibile, nei contesti pedoclimatici in grado di favorire spontaneamente il raggiungimento dell’equilibrio vegeto-produttivo. Si fa quindi riferimento agli ambienti non eccessivamente fertili e freschi e con un microclima tale da rendere il più agevole possibile il controllo delle malattie crittogamiche, in modo da limitare gli input chimici, gli ingressi in vigna e, di conseguenza, il peggioramento della struttura del terreno, l’utilizzo di energia e le emissioni dirette e indirette di anidride carbonica.
Per quanto riguarda la sistemazione, con riferimento soprattutto agli ambienti collinari, se da un lato si deve il più possibile rispettare la naturale conformazione del terreno, evitando interventi impattanti in grado di compromettere la fertilità degli orizzonti esplorati dalle radici, dall’altro essa deve comunque garantire la regimazione delle acque piovane, limitare il rischio di frane e smottamenti e permettere un’adeguata transitabilità all’interno del vigneto, tale da consentire l’agevole svolgimento di tutte le operazioni colturali. Eventuali sbancamenti e riporti, eseguiti per rendere più regolari i profili collinari, devono prevedere l’accumulo dei primi 30-40 cm di terreno fertile a bordo dell’appezzamento, che saranno redistribuiti al termine dei lavori di sistemazione, per evitare di avere in superficie terreno sterile e inospitale per le radici.
Apporto di sostanza organica
La fase di preparazione del terreno che precede l’impianto offre l’opportunità di apportare e interrare un adeguato quantitativo di letame bovino maturo, al fine di arricchire di sostanza organica gli orizzonti di terreno sottosuperficiali, che non sarà più possibile fare in seguito. Il contenuto di sostanza organica condiziona positivamente le caratteristiche del terreno e influenza lo stato di salute e la capacità produttiva della pianta; permette di migliorare la struttura del terreno, con riflessi positivi sulla capacità di ritenzione idrica e sul contenuto di aria, apporta elementi nutritivi e ne favorisce l’assorbimento radicale, agevola lo sviluppo di microrganismi e di entomofauna edafica utile.
Scelta del vitigno e portinnesto
Considerando la specifica vocazione della zona considerata e gli aspetti quali-quantitativi, la scelta del vitigno deve tenere conto della suscettibilità alle principali malattie, al fine di semplificare al massimo la gestione fitoiatrica e ridurre input chimici e ingressi in vigna.
I vari portinnesti disponibili devono essere valutati in funzione della vigoria che sono in grado di imprimere in combinazione col vitigno prescelto, nonché delle caratteristiche pedoclimatiche e della disponibilità idrica dell’ambiente di coltivazione, avendo sempre come obiettivo il raggiungimento dell’equilibrio vegeto-produttivo. Un portinnesto troppo vigoroso, in riferimento all’ambiente considerato, determina una gestione agronomica più dispendiosa, soprattutto in termini di interventi di potatura verde, dato che comporta un numero di ingressi in vigna tendenzialmente elevato. Per contro, la scelta di un portinnesto troppo debole per l’ambiente considerato si traduce solitamente in un maggior impiego di mezzi ed energia per fertilizzazione e apporto idrico.
Sistema di allevamento e sesto d’impianto
Il sistema di allevamento viene scelto in funzione della fertilità basale del vitigno, della fertilità dell’ambiente di coltivazione, della vigoria espressa dalla combinazione vitigno-portinnesto e del grado di meccanizzazione desiderato. Per vitigni a scarsa fertilità delle gemme basali si impone la scelta di sistemi di allevamento a tralcio rinnovato, come ad esempio Guyot, che però non permettono la meccanizzazione della potatura. I sistemi a cordone permanente, come cordone speronato, cordone libero, Casarsa e doppia cortina, tendono a equilibrare maggiormente la pianta, soprattutto negli ambienti dotati di fertilità medio-buona, e soprattutto permettono di meccanizzare la potatura. Come indicazione generale si deve tenere conto che i sistemi che prevedono la palizzatura, ovvero l’orientamento di tutti i germogli verso l’alto, tendono a esaltare la vigoria, per cui sono da privilegiare in condizioni di scarsa fertilità del suolo.
Il sesto d’impianto influenza in maniera pesante l’equilibrio vegeto–produttivo, in modo particolare la distanza tra le piante sulla fila. Col diminuire della distanza tra le piante sulla fila diminuisce il numero di gemme per ceppo e il numero di germogli prodotti, che però tendono ad avere una maggiore vigoria; ciò significa che impostando una distanza troppo ridotta in un ambiente con fertilità medio-buona si andrà incontro a condizioni di disequilibrio per eccesso di vigoria, con maggiori difficoltà in termini di gestione della chioma.
È bene considerare che distanze sulla fila inferiori a 70 cm limitano l’impiego di attrezzature interceppo per la gestione del suolo sotto alla fila.
La distanza tra le file deve essere impostata tenendo conto della larghezza delle macchine presenti in azienda o che si ha intenzione di acquistare e, per i terreni di collina, anche dell’eventuale presenza di contropendenze. La distanza tra le file influenza, assieme ad altezza e spessore della chioma, la circolazione dell’aria all’interno del vigneto, quindi le condizioni microclimatiche che condizionano lo sviluppo delle crittogame.
Gestione del terreno
Il vigneto sostenibile è solitamente legato all’inerbimento per una serie di ricadute positive che esso comporta. La presenza del cotico erboso migliora infatti la portanza del terreno, permettendo il transito dei mezzi anche dopo la pioggia, ma soprattutto favorisce lo sviluppo di microflora e microfauna edafiche, molto importanti per creare condizioni ottimali per il buon funzionamento dell’apparato radicale. Arricchisce inoltre il terreno di sostanza organica e tende ad abbassarne il pH, favorendo l’assorbimento degli elementi nutritivi. Siccome il cotico erboso compete con le viti per l’azoto, favorisce l’instaurarsi dell’equilibrio vegeto–produttivo. Ovviamente negli ambienti collinari la sua presenza risulta essere fondamentale anche per contrastare i fenomeni erosivi che interessano i terreni.
Sotto il profilo agronomico la soluzione migliore è l’inerbimento artificiale, realizzato quindi tramite la semina di essenze erbacee appositamente selezionate per le loro caratteristiche, ovvero rustiche, dotate di apparato radicale superficiale e in grado di entrare in quiescenza nel corso del periodo estivo, al fine di non competere con le viti per l’acqua. Dove le condizioni pedoclimatiche lo consentano può essere esteso a tutta la superficie del vigneto, cioè sia nell’interfilare, sia sotto al filare.