L'Editoriale Numero: 01 / 2020

Le declinazioni della ‘naturalità’ …

Una prima intesa raggiunta verso uno standard unico per il vino “sostenibile”

Matteo Marenghi
Le declinazioni della ‘naturalità’ …

Vini biologici, vini biodinamici, vini senza solfiti aggiunti (a volte biologici, a volte no), vini naturali, vini sostenibili … sono solo alcune delle definizioni che popolano le già affollate etichette delle nostre bottiglie. Segmentazione del mercato, diranno alcuni, giuste informazioni rispetto alle diversificate esigenze dei consumatori, diranno altri. Il pensiero è libero. E qui siamo solo nel campo degli attributi, fra certificati e non sempre definibili (qual è l’esatta specifica di un vino definito “naturale?) che fanno riferimento alla sfera della salubrità, ecosostenibilità e affini.

Vi sono però altri elementi descrittivi che si stanno codificando o che hanno già trovato un solido posizionamento nel lessico tecnico del vino, quali “vini col fondo”, vini rifermentati in bottiglia (detti anche “metodo ancestrale”), vini bianchi macerati o “orange wine”, vini ottenuti da vinificazioni in anfora (o comunque in terracotta), e via di questo passo. E qui ci fermiamo, perché poi si apre tutto il capitolo del soggiorno in legno (essenze, origine, tostature …) o quello più evocativo del soggiorno delle bottiglie in fondo al mare o sulle vette delle cime più alte, o ancora nelle profondità speleologiche del suolo. Ultima aggiunta, ma solo in ordine cronologico, la tecnica dell’immersione diretta dei grappoli nelle acque marine prima della vinificazione, una sorta di battesimo di Nettuno di cui recentemente si è letto nelle cronache italiche del vino … 

Rispetto a cotanto fermento, di certo vi è che, negli ultimi 15 anni, abbiamo assistito ad un arricchimento del panorama prima molto più ingessato e freddo, ma il rischio è ora di passare ad un sistema certamente più vivo e in perenne evoluzione, ma disorientante per la stragrande maggioranza dei consumatori. Per non parlare poi del serio ‘vulnus’ che si annida nella verificabilità di tutto quanto ogni produttore afferma.

In questo scenario è da accogliere con estremo favore la recente iniziativa che, coordinata dal Ministero delle Politiche Agricole, ha raccolto risultati di una prima intesa raggiunta tra le Regioni e volta ad identificare uno standard unico nazionale sul vino “sostenibile”.

Infatti, attualmente, sono almeno 4 i differenti sistemi di certificazione della sostenibilità operanti nel campo enologico. Due “pubblici”, ovvero il sistema Vi.Va messo a punto dal Ministero dell’Ambiente (assieme a diversi altri partner), il bollino Sqnpi (Sistema di qualità nazionale per le produzione integrate), e due privati quali “Equalitas”, architettato da Valoritalia, e “Tergeo”, un insieme di linee guida sulla sostenibilità realizzate, nel corso di diversi anni e assommando l’esito di tanti convegni e seminari, dall’Unione Italiana Vini.

Il Ministero delle Politiche Agricole ha raggiunto con la filiera un accordo di massima; se anche il Ministero dell’Ambiente darà il suo assenso potremmo disporre di un unico standard a valere per tutto il vino italiano, e in questa ottica, confrontabile senza incertezze con sistemi analoghi messi a punto da altri paesi. Una eventuale definizione di questo tipo, per il made in Italy di Bacco, potrebbe divenire anche efficace strumento per assegnare risorse europee destinate a sostenere questi aspetti, oltre che il claim su cui costruire, eventualmente, una campagna promozionale nazionale. Chissà!