Olivier B è un misterioso ex-consulente viticolo (di lui, in rete, si trova solo una silhouette in bianco e nero: quella che compare sulle etichette dei suoi vini. Pochi anni or sono fece il grande passo: affittò un capannone a Méthamis Vaucluse (Provence-Alpes-Cote d’Azur), ci cacciò dentro quel poco che a suo dire gli serviva, e si mise a fare vino – AOC, Côtes du Ventoux -, documentando su internet, nel suo blog, la sua vita di ogni giorno. Gioie, ma – dati tempi duri – soprattutto dolori. E sconfitte. Il 1 gennaio 2011 uscì un post dai toni ferali: basta, il sogno si è infranto. La sua “lei” (“elle”: non le da’ mai un nome) l’ha lasciato, dicendo che non riesce più a seguirlo in questa sua avventura pazzesca, è troppo difficile, e lui da solo non ce la fa a tirare avanti, è troppo difficile. “Olivier B scompare, Olivier B muore per amore” scrive. In realtà, questa dell’abbandono della sua compagna era solo l’ultima disgrazia: sul suo capo pendeva infatti uno sfratto, perché il capannone che usava come cantina era stato messo in vendita dai suoi proprietari, e lui doveva sgomberarlo. Al massimo gli avrebbero concesso ancora sei mesi, un anno per trasferire tutte le sue cose … ma dove? Lui non ha più soldi, né per acquistarlo né per cercare un’altra sede, e le banche non gli concedono prestiti … Era arrivato al capolinea, tanto valeva ammetterlo. Fu allora che successe una specie di miracolo. O per lo meno, l’inizio di esso. La “blogosfera” francese si mobilitò. Di blog in blog, la notizia della fine di Olivier B. venne ripresa, in una marea montante di informazioni, voci, commenti. Chi già conosceva i suoi vini (Amidyves e Nayes, bianchi e rossi da uve grenache, roussanne, syrah) li giudica eccellenti, e si ribella all’idea che possano scomparire per sempre. In pochi giorni, Olivier B. diventò il simbolo di un’agricoltura – quella francese – ormai boccheggiante, strozzata com’è da mille tentacoli: la burocrazia, il mercato, l’economia, l’ottusità e l’indifferenza dei suoi governanti…
La sua casella di posta elettronica cominciò a ricevere centinaia di mail di sostegno. E con esse, quelle di ordini. Gli arrivarono richieste di vino dai quattro angoli di Francia. Quando la sua storia finì sul blog di Miss Glou Glou del quotidiano Le Monde, finalmente anche i media “tradizionali” si svegliarono: stampa locale e nazionale, radio e canali Tv, tutti s’interessarono a questo strano caso di vigneron adottato dai blogger. E siccome a Olivier servivano sempre 20 mila euro per acquistare il capannone, alcuni blogger organizzarono a Parigi una degustazione (gratuita!) dei suoi vini, invitandolo a presenziarla. Era (solo) il 31 gennaio di quest’anno. 30 giorni appena per vedersi cambiare il mondo, le sue prospettive, il suo futuro. Per spingere le vendite ancor più velocemente, dato che i tempi dello sfratto stringevano, Olivier lanciò una sottoscrizione rimborsabile in bottiglie di vino; gli interessati avrebbero beneficiato di condizioni speciali fino alla vendemmia 2013. 500 euro per 60 bottiglie o 1000 euro per 120 bottiglie. Nel giro di 2 settimane raccolse i 20 mila euro che gli servivano: il suo capannone era salvo. … E la storia continua: Olivier continua a fare vino. Tempo fa, in uno dei suoi post, aveva affermato di non aver mai voluto “parkerizzare” i suoi vini, fino a che le difficoltà che stava incontrando non riuscirono quasi a convincerlo che se avesse avuto un 95/100 da Mr. Robert su cui contare, le cose gli sarebbero andate meglio… Oggi non lo pensa più. Ha scoperto di avere 10, 100, migliaia di piccoli “Parker” sparsi per il mondo e la rete. Grazie ai social media ha salvato l’azienda. Se, come tanti, troppi suoi colleghi, Olivier B. avesse pensato che stare davanti al computer è una perdita di tempo, ora non staremmo qui a raccontare di lui, e dei suoi vini che hanno spiccato il volo…
L'Editoriale Numero: 03 / 2011
Lo strano caso di Olivier B.
Millevigne 3/2011*** Dal blog di E. Tosi vinopigro.it, Fonte @Dr Vino
Elisabetta Tosi
