Il Ministro Zaia ha inviato alla Commissione Europea, entro il termine previsto del 30 giugno, il Programma Nazionale di sostegno per il settore vitivinicolo per il quinquennio 2009-2013 in attuazione della nuova OCM. Il Ministro comunica che la ripartizione dei fondi è frutto di un piano concordato con le regioni e le organizzazioni di settore e presenta importanti novità. Siamo certamente d’accordo sulla prima affermazione (il piano concordato), esprimiamo qualche riserva sulla seconda (le importanti novità). Indubbiamente i paletti posti dalla UE non consentivano grandi margini di manovra e la necessità di accontentare un po’ tutti ha fatto il resto. A difesa del Ministro possiamo anche dire che il nostro settore vive un momento storico molto critico, in cui per chiunque è difficile dare consigli e qualunque scelta può avere una contropartita negativa. Le principali novità interverranno a partire dal 2010 e riguardano l’introduzione del finanziamento della “vendemmia verde” e l’assicurazione dei raccolti, che dal 2010 verrà co-finanziata dall’Unione Europea anziché dagli stati membri. Per vendemmia verde si intende la distruzione del raccolto prima della maturazione, un’idea del Commissario Fischer Boel che siamo curiosi di sapere come sarà attuata e soprattutto come sarà verificata nella nostra bella patria, dove la furbizia impunita trova facile asilo. Forse si sarebbe potuto chiedere ai ricercatori europei di indicare una strada per una sorta di set-aside, un “ritiro temporaneo dalla produzione del vigneto” attraverso un protocollo agronomico in grado di abbattere i costi di conduzione e mantenere il potenziale produttivo senza produrre per uno, due o più anni. Lo stanno facendo altrove, e ancora una volta il Nuovo Mondo ci sorpassa. La dotazione per questa “vendemmia verde” sarà di ben 20 milioni di euro all’anno. Per il resto, distillazione sottoprodotti stabile, con una dotazione pari alla vendemmia verde, distillazione di crisi ancora per due anni, a scendere e poi a scomparire, aiuto ai mosti (cioè arricchimento) anche lui in discesa con abolizione dal 2013. Ristrutturazione e riconversione vigneti con una dotazione cospicua (viaggiamo intorno ai 100 milioni/anno) e contributo medio fino a 9500 euro per ettaro. In tanti si chiedono che senso abbia spendere tanti soldi per finanziare il reimpianto di vigneti e nello stesso tempo finanziare le estirpazioni: tanto più che gli obiettivi di riconversione verso il miglioramento qualitativo, la razionalizzazione e l’orientamento al mercato dei nuovi impianti appaiono, già dai primi anni di attuazione della misura, clamorosamente mancati. I finanziamenti per la promozione nei paesi terzi sono briciole nel 2009 ma cominciano ad essere interessanti dal 2010. Il 70% viene gestito dalle regioni, il 30% a livello nazionale. La soglia minima dei progetti è stata abbassata da 300.000 a 200.000 euro, con abbassamento fino a 100.000 euro per le piccole e medie imprese. A molti non è piaciuta questa scelta perché si teme un’ulteriore polverizzazione di interventi. Obiezione fondata ma forse anche ingenua: la polverizzazione è nella filiera, non la si supera alzando i tetti di spesa per la promozione, ma attraverso le misure relative agli investimenti strutturali, cosa che nessuno ha mai seriamente voluto fare perché ogni testa vale un voto. Infine alcuni invocano una “cabina di regia” per la promozione: buona idea, ma chi ci sta dietro alla cinepresa?
L'Editoriale Numero: 04 / 2009
Un Programma Nazionale che non entusiasma
Millevigne 4/2009*** La ripartizione dei fondi.
Maurizio Gily
