L'Editoriale Numero: 02 / 2015

Una “superDOC” per il Pinot grigio?

Millevigne 2/2015*** Mettendo insieme le tre regioni, il vigneto destinato a fare uva da Pinot Grigio è enorme, quasi ventimila ettari: più di diecimila nel Veneto, quasi seimila nel Friuli, poco meno di tremila nel Trentino.

Angelo Peretti
Una “superDOC” per il Pinot grigio?

Si va verso un Super Pinot Grigio doc sul modello del Super Prosecco? Un gigante da 200 milioni di bottiglie? Può essere, anche se la strada pare meno agevole rispetto a quella delle bollicine veneto-friulane.

Col Prosecco il varo di una mega doc ha funzionato. Con la vendemmia 2014 le certificazioni sono schizzate a 2,3 milioni di ettolitri, quasi il 17% del totale dei vini a denominazione di origine italiani. Mica scherzi.

Il Pinot Grigio è l’altro grande business planetario del Nord Est vinicolo. Ma qui si devono fare i conti anche col Trentino, e soprattutto con la sua cooperazione, che sul Pinot Grigio ha fondato molta della propria redditività.

Mettendo insieme le tre regioni, il vigneto destinato a fare uva da Pinot Grigio è enorme, quasi ventimila ettari: più di diecimila nel Veneto, quasi seimila nel Friuli, poco meno di tremila nel Trentino.

La parte prevalente del Pinot Grigio del Triveneto è stata sin qui imbottigliata sotto l’igt delle Venezie, che viaggia intorno ai 200 milioni di bottiglie, appunto. Tutto questo Pinot Grigio igt c’è chi vorrebbe trasformarlo in un’unica denominazione di origine protetta, fortissima sui mercati internazionali. Come il Prosecco.

La spinta è forte soprattutto da parte della filiera veneta, preoccupata di tutelare un vino di successo, sia sul fronte delle “imitazioni”, sia (soprattutto) sotto il profilo della tenuta del prezzo, che non pare più così scontata. È per questo che il Veneto ha puntato su una doc regionale col nome di Venezia, di forte appeal sul fronte estero.

Al progetto però s’è opposto il Trentino, sostenendo che il consumatore avrebbe fatto confusione fra doc Venezia e igt delle Venezie, a danno della cooperazione tridentina, che di Pinot Grigio delle Venezie ne imbottiglia tanto. Ma i trentini hanno dovuto arrendersi nel dicembre scorso, dopo che il Consiglio di Stato ha dato torto alla Provincia autonoma di Trento. Dunque, sotto il profilo giuridico, largo alla doc Venezia. E invece no.

Invece è incominciato il valzer delle diplomazie, che hanno cercato di trovare una soluzione un po’ meno – come dire – venetocentrica. Proponendo che la nuova grande doc del Pinot Grigio potesse chiamarsi non proprio Venezia, ma almeno Venezie, al plurale, se non delle Venezie, come la preesistente indicazione geografica. In marzo, nei giorni del Vinitaly, pareva che la cosa fosse pressoché fatta. Macché.

A scompaginare la carte è scoppiata la grana Friuli. Un buon numero di produttori friulani si è detto contrario alla nuova denominazione interregionale. Probabilmente anche per il timore di venire messi sotto dalla potenza di fuoco delle cooperative venete e trentine. Il tutto nel mentre si stava lavorando a una doc regionale del Friuli, che avrebbe potuto vedersi soffocata, lato Pinot Grigio, dai numeri dell’ipotesi multiregionale targata Venezie.

Nel frattempo, anche nel Trentino, con altre motivazioni, era nata una querelle sul Pinot Grigio. In febbraio l’associazione dei Vignaioli del Trentino si è scagliata contro l’approvazione dell’aumento delle rese delle doc Trentino e Valdadige Pinot Grigio decisa dal Consorzio di tutela dei vini del Trentino, affermando che la proposta era in conflitto con la volontà di promuovere il Pinot Grigio Trentino come vino di montagna di qualità.

Intanto, soprattutto sul mercato americano il Pinot Grigio continua a farsi valere. Ma l’impressione è che prevalga il brand. Esaminando il data base di Wine Searcher, un portale che valuta la popolarità dei vini sulla base delle interrogazioni on line da parte dei consumatori (circa un milione al giorno), si nota che il Pinot Grigio più famoso a livello globale è quello di Santa Margherita, il che non sorprende, perché si deve a quest’azienda veneta l’intuizione di puntare su questo vitigno per sfondare negli States. Ma al secondo posto si piazza il Pinot Grigio delle Venezie che porta il nome di una star dei reality show statunitensi, Ramona Singer. Terzo è il Voga, un marchio di Enoitalia che punta sull’immagine molto fashion delle confezioni. E quarto è un altro progetto tutto filo americano come l’Ecco Domani di Mezzacorona.

Insomma, il Pinot Grigio è un affare commerciale che parla soprattutto inglese. Così, c’è chi pensa di tutelare con una super-doc questo Pinot Grigio dalle uova d’oro, dicendosi che se ha funzionato col Prosecco… Il terroir, quello lo si lascia ai francesi.