Tra le numerose novità introdotte dal nuovo decreto legislativo che regola le DOC alcune riguardano direttamente e concretamente il ruolo ed i nuovi obiettivi che vengono ad acquisire i consorzi di tutela. In particolare sia l’art. 17 del DLS 61 che delinea le responsabilità dell’organismo consortile, sia il successivo Decreto Ministeriale del 12 Maggio che il decreto applicativo specificano i nuovi compiti che spettano all’organismo consortile. Da questi provvedimenti appare evidente come al Consorzio di Tutela fino ad oggi confinato nei limiti della volontarietà (esclusa la parentesi 2004 – 2009 per alcuni consorzi sull’attività di controllo) sia oggi riconosciuto il ruolo di organizzazione interprofessionale per la DOP o DOC di riferimento acquisendo tutta una serie di nuove competenze che interessano tutti gli utilizzatori della denominazione. Tutte le funzioni di tutela, promozione, valorizzazione e informazione e cura generale degli interessi della DOC non sono infatti più solo a carattere volontaristico e riservato ai soli soci ma riguardano, così come già succede per le altre DOP, tutti i produttori in qualche modo coinvolti nei diversi livelli produttivi (vigna – vino – bottiglie) della denominazione. Tutti gli utilizzatori sono oggi quindi chiamati a sostenere queste specifiche azioni del consorzio. Rimangono invece a carico dei soli soci dell’organismo consortile attività più legate all’assistenza tecnica e alla ricerca. Uno dei passaggi più importanti della nuova legge chiarisce come l’azione consortile sul fronte del governo dell’offerta al fine di salvaguardare e tutelare la qualità della DOC, coordinandone l’immissione sul mercato, sia preceduta da una consultazione con i rappresentanti di categoria della denominazione. Cambia quindi in maniera forte il ruolo del consorzio: un vero e proprio tavolo di sintesi, di progettualità e proposta per organizzare e coordinare l’attività delle diverse categorie interessate alla produzione e commercializzazione della DOP. Starne fuori non conviene a nessuno, soprattutto non conviene ai primi beneficiari della denominazione, che sono, non dimentichiamolo mai, i proprietari e i conduttori dei fondi. All’interno di una filiera ci possono essere posizioni diverse e anche conflittuali in merito alla gestione di una denominazione: la sede di discussione e di mediazione dei conflitti, ed anche di un cambio di rotta se ritenuto necessario, non può essere altra che il Consorzio di Tutela. Nel Soave come credo ovunque le aziende pressate da nuove sfide commerciali stanno rapidamente evolvendo nell’organizzazione e nell’approccio al mercato. Ci sono aziende agricole che crescono velocemente in numero e dimensione e cantine cooperative che puntano sull’aggregazione, sull’innovazione e sulle economie di scala. In questi primi 40 anni di attività il Consorzio ha progettato e realizzato significative modifiche delle regole produttive, attivato numerose campagne di valorizzazione delle DOC e rilanciata l’identità delle produzioni sulla base di una precisa attenzione ambientale ed innovative azioni di ricerca. Dal 2009 il Consorzio del Soave si è velocemente adeguato alle nuove regole. Abbiamo di fatto svuotato l’organigramma dalle professionalità tecniche che negli ultimi 5 anni avevano operato per le attività di controllo in vigna ed in cantina ed abbiamo implementato nuove figure professionali più preparate per azioni di conoscenza, di comunicazione e ricerca delle dinamiche dei mercati e di valorizzazione della denominazione. Sul fronte dell’attività promozionale fino ad oggi il consorzio si è quindi posto quasi come un’agenzia di servizio territoriale per le attività di valorizzazione della denominazione consentendo alle aziende di ottimizzare al massimo le risorse oggi a disposizione. Individuazione dei mercati, progettazione delle iniziative, attuazione delle stesse, rilievo dei risultati e rendicontazione sono tutte attività svolte direttamente all’interno della struttura consortile. Di queste azioni stanno godendo sia le piccole imprese che si trovano per la prima volta a confrontarsi con fiere e con nuovi mercati internazionali, sia le aziende più strutturate che su quei mercati sono spesso già presenti, sia, soprattutto, il valore complessivo della denominazione. Ma ritengo ancor più significativa soprattutto per le denominazioni più consistenti e strutturate le azioni per conoscere bene il sistema produttivo, le tendenze di mercato, i competitors, le criticità proprie di ogni territorio, attraverso una puntuale raccolta ed elaborazione di dati: prezzi, giacenze etc.. Viviamo una realtà in continuo mutamento e la rigidità non aiuta: ricordo per esempio le discussioni e le barricate fatte da alcune aziende sul tema del tappo a vite e più tardi sul bag in box sul Soave DOC ed oggi ad anni di distanza sono le stesse aziende a godere di queste opportunità. Questo confronto non può avvenire che su un tavolo dove tutte le espressioni produttive sono rappresentate ed ascoltate. Oggi questo tavolo si chiama Consorzio di Tutela: utilizziamolo al meglio.
L'Editoriale Numero: 04 / 2011
Un’Agenzia per il territorio
Millevigne 4/2011*** Cambia in maniera forte il ruolo del consorzio: un vero e proprio tavolo di sintesi, di progettualità e proposta per organizzare e coordinare l’attività delle diverse categorie interessate alla produzione e commercializzazione della DOP.
Aldo Lorenzoni
