Settembre 2021

Castellinaldo, quando una DOC nasce “dal basso”

Il riconoscimento della sottozona “Castellinaldo” per la Barbera d’Alba conclude un percorso condiviso tra produttori e istituzioni. Sempre in Piemonte un nuovo disciplinare “ridisegna” il Grignolino del Monferrato Casalese.

Castellinaldo, quando una DOC nasce “dal basso”

Foto in apertura di Paolo Destefanis, da www.consorziodelroero.it 

 

In Italia ci sono denominazioni, sia principali che di “sottozona”, che sono state “calate dall’alto” per una volontà politica, senza una reale istanza partecipata dai produttori del territorio, e sono quindi rimaste in parte, o del tutto, sulla carta, ma non quella delle etichette. Non è di certo il caso di questa nuova denominazione “Castellinaldo” che prende il nome da un paese del Roero noto da tempo per la qualità della sua Barbera.

Il Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali ha approvato le modifiche ordinarie al disciplinare di produzione dei vini a DOC Barbera d’Alba, ufficializzando l’ottenimento della sottozona “Castellinaldo”. Come si legge all’art.9 del decreto (6 agosto 2021, G.U. del 21 agosto), “La sottozona Castellinaldo si estende  alla  sinistra  orografica del fiume Tanaro sul territorio di sei comuni dove i terreni sono più sciolti e la componente sabbiosa è maggiore rispetto agli altri comuni dove si produce il Barbera d’Alba. Questo aspetto ha da sempre differenziato i vini prodotti in quest’area, facendo in modo che il binomio «Barbera d’Alba» e «Castellinaldo» fosse sempre più forte tanto che dopo essere già riconosciuto da numerose pubblicazioni, come la monografia del Fantini a fine ottocento, prosegue fino agli anni novanta del novecento dove i produttori di Castellinaldo già uniti in un’associazione, decidono di adottare un regolamento d’uso più restrittivo rispetto al Barbera d’Alba”.

La nuova denominazione è frutto del lavoro dell’Associazione Vinaioli di Castellinaldo, che riunisce i produttori vinicoli del paese, e fin dalla sua creazione nel 1992 decise di produrre prima in via sperimentale e poi per il mercato un vino Barbera di struttura e complessità, che potesse esaltarsi col passare degli anni. Il disciplinare prevede vincoli maggiori rispetto alla DOC Barbera d’Alba per quanto riguarda produzioni, affinamento e tempi di immissione sul mercato (1° gennaio del secondo anno successivo alla vendemmia).

Un ruolo importante di coordinamento e patrocinio è stato svolto dall’Enoteca Regionale del Roero, con sede a Canale, che ospita anche un’osteria e un ristorante “stellato” (Chef Davide Palluda). Tra gli animatori dell’iniziativa che ha portato al riconoscimento l’associazione ricorda inoltre il giornalista Giancarlo Montaldo e l’enologo Gianfranco Cordero.

Monferrato Casalese, un Grignolino “vin de garde”

Anche le importanti modifiche a questo disciplinare, approvate dal comitato Nazionale vini e in attesa di pubblicazione, sono il frutto di un percorso condiviso e perseguito da diversi anni dai produttori. Oltre ad allargare la zona di produzione al comune di Lu, rimasto fuori piuttosto inspiegabilmente dalla vecchia formulazione, e ad abbassare l’acidità totale minima, come richiesto dal cambiamento del clima, il nuovo disciplinare riconosce l’attitudine di questo vino, in questo territorio, quanto meno nei vigneti a ciò più vocati, a esaltare alcune sue caratteristiche con l’affinamento in legno e in bottiglia, smentendo il luogo comune che vuole il Grignolino unicamente in una versione giovane e fresca (che comunque rimane). Viene quindi istituita la tipologia Riserva, che prevede un periodo obbligatorio di affinamento, a cui si aggiunge anche la tipologia spumante, che raccoglie una documentata eredità storica. Viene inoltre ridotta la possibilità del taglio, prevedendo ora il 95% di Grignolino nel blend e il 5% di Freisa o Barbera, anche se la maggioranza dei produttori oggi vinifica il vitigno in purezza.