Elisabetta Tosi
Custoza è una frazione del Comune di Sommacampagna, in provincia di Verona. Nella storia risorgimentale è sinonimo di due pesanti disfatte nostrane, sempre ad opera degli austriaci: nel 1848 e nel 1866. Nella storia dell’enologia nazionale però è sinonimo di una denominazione d’origine che da qualche anno sta provando a uscire dai ristretti confini locali e nazionali per farsi largo anche nel resto del mondo: quella del Custoza, appunto. Incuneato tra il Lago di Garda e l’entroterra, è un territorio poco conosciuto: la sua DOC si estende sul territorio di 9 comuni, nella parte sud-occidentale dell’anfiteatro morenico del Garda, su colline originate da depositi glaciali avvenuti nel Pleistocene. 1400 ettari a Bianca Fernanda (un clone locale di Cortese), Garganega, Chardonnay, Malvasia, Riesling Pinot bianco, Trebbianello (un biotipo locale del Friulano), e Incrocio Manzoni 6.013. Come succede quasi ovunque nel Veronese, perciò, anche il Custoza è un vino di uvaggi: in questo caso, una recente modifica del disciplinare di produzione stabilisce che almeno il 70% deve essere composto da Garganega, Bianca Fernanda e Trebbianello. Ognuna di queste però non può superare il 45%. Il restante 30% può includere le altre uve citate. Con queste uve si producono Custoza, Custoza Superiore, Custoza Riserva (tipologia introdotta nel 2019) Custoza Passito e Custoza Spumante. 72 le cantine vinificatrici, 110 le aziende imbottigliatrici e 480 i viticoltori; il tutto per una produzione di 11.000.000 di bottiglie.
Da sempre considerato localmente un vino inconfondibile nei profumi e nel gusto per la presenza di uve anche aromatiche, leggero, facile da bere e da abbinare, fatte salve alcune lodevoli eccezioni, il Custoza non ha mai brillato per qualità e notorietà nei ristoranti che contano e nei circoli degli appassionati di vini di pregio: una tendenza che ora produttori e Consorzio si stanno sforzando di invertire. “Ci siamo riscoperti al nostro interno sempre più uniti nella volontà di aumentare la qualità e la percezione del Custoza, aprendoci anche a nuovi mercati internazionali” ha detto di recente la produttrice Roberta Bricolo, riconfermata presidente del Consorzio “Il 2022 è stato un anno molto complesso, ma tutta la denominazione si è spesa con il massimo impegno per aumentare la conoscenza del vino Custoza. Abbiamo realizzato un’ampia e articolata attività promozionale per dare visibilità alla denominazione sia sul mercato interno che estero, dedicandoci a valorizzare anche il filone enoturistico ed implementando gli strumenti di comunicazione”. Tra i principali attori di questo nuovo corso c’è Cantine di Verona, la cooperativa nata per fusione tra Cantina della Valpantena, Cantina di Custoza e Cantina Colli Morenici (di Valeggio sul Mincio): nei giorni scorsi ha presentato il suo primo Custoza Superiore nella linea dei vini d’alta gamma “Brolo dei Giusti” che già comprende un Amarone della Valpolicella, un Valpolicella Superiore Doc, e il Passito Garda Doc.
“Crediamo fortemente nella forza dei nostri territori, e così crediamo nel futuro del Custoza, che oggi presentiamo nella sua veste più importante – ha detto Luigi Turco, presidente di Cantine di Verona – Il Custoza è un vino con un passato importante, e merita di essere valorizzato come era un tempo”.
“Per noi questo vino rappresenta un punto di partenza, non di arrivo – ha specificato l’enologo Luca Degani, direttore generale della cooperativa— È il primo Custoza del nostro progetto-qualità “Il Brolo dei Giusti” e con esso vogliamo far capire che questo vino può affrontare i mercati internazionali, e non limitarsi a quello interno”.
Il progetto-qualità “Brolo dei Giusti” comprende vini prodotti solo nelle annate migliori e quindi destinati all’alta ristorazione. Nato inizialmente in Valpantena, l’iniziativa riguardava un terzo delle aziende dei soci della locale cooperativa, ma in seguito alle fusioni è stato esteso prima a Cantina Colli Morenici e poi a Cantina di Custoza. L’obiettivo principale del progetto è il miglioramento continuo della qualità delle uve per la produzione di vini di eccellenza anche attraverso pratiche agronomiche sostenibili e con un ridotto impatto ambientale. Tra i risultati finora conseguiti, l’ottenimento per tutte le aziende agricole partecipanti al progetto della certificazione di territorio SNQPI, che attesta la sostenibilità dei vini e della conduzione aziendale. I vini che al momento possono fregiarsi della certificazione sono lo Spumante Brut Garda Doc, il Rosé Brut Garda Doc e il “Frizz” Garda Doc Frizzante di Cantina Colli Morenici, il Valpolicella Doc, il Valpolicella Superiore Doc e il Merlot Veneto Igt di Cantina Valpantena.
“In origine il nostro percorso aveva come obiettivo principale il miglioramento delle caratteristiche intrinseche delle uve – spiega il tecnico di Cantine di Verona Stefano Casali – Con il passare del tempo e con la progressiva antropizzazione delle aree vitate ci siamo accorti di dover investire anche sull’ambiente. Abbiamo quindi deciso di aggiornare il Progetto Qualità, introducendo un nostro disciplinare di produzione che ci permettesse di rispondere a questa esigenza. L’approccio più consapevole nei confronti del territorio rappresenta perciò quel quid in più che caratterizza il nostro programma. L’evoluzione del progetto ci ha permesso inoltre di migliorare sempre di più l’attività di assistenza alle aziende agricole: un risultato che ci rende molto orgogliosi”. “Cerchiamo vigneti nelle zone migliori del Custoza – specifica Degani – . I soci presentano la domanda per partecipare al progetto, poi i tecnici di campagna verificano che abbiano i requisiti necessari. I viticoltori sono sempre assistiti dai nostri tecnici e questo a Custoza è stata una novità, non erano abituati a venire seguiti tutto l’anno. Fino a un paio d’anni fa veniva premiato chi produceva di più, adesso chi produce meglio”. Il Custoza Superiore DOC “Brolo dei Giusti” 2021 nasce da un uvaggio di Cortese, Garganega, Friulano, Incrocio Manzoni e Chardonnay: dopo una pressatura soffice e una criomacerazione prefermentativa, è stato fermentato in acciaio a temperatura controllata. Dopo un periodo sui lieviti nei tank d’acciaio, ha fatto un passaggio in legno di rovere francese. Il colore è giallo paglierino con riflessi dorati, al naso ha note floreali, di frutta bianca matura con sfumature di burro, limone candito e nocciole. Al gusto è fresco, con buona sapidità e bella lunghezza e pulizia.
Nella foto di apertura Luca Degani (a sinistra) direttore generale di Cantine di Verona e il Presidente Luigi Turco.