Dopo le gelate tardive della primavera 2021 che hanno messo a dura prova la viticoltura del nord Italia, il 2022 si è aperto con il periodo di siccità più duraturo degli ultimi decenni. In alcune zone del Piemonte centrale nei primi quattro mesi del 2022 sono stati registrati appena 40 mm di pioggia, a fronte di una media di circa 200 mm nel quadriennio 2018-2021 (Banca Dati Agrometeorologica Regione Piemonte). Si tratta di un deficit idrico dell’80% che è stato soltanto in minima parte compensato da qualche giorno di pioggia ad inizio maggio e che potrebbe essere il preludio di un’estate difficilissima per l’agricoltura italiana, in particolare per le colture non irrigue.
Tra queste spicca gran parte della viticoltura da vino del Nord Ovest dove, un po’ per tradizione e un po’ per mancata necessità storica, il ricorso all’irrigazione è un evento più unico che raro.
Fino a non molti anni fa è stato opinione comune il fatto che la coltivazione dei vigneti in condizioni di stress controllato rappresentasse per alcuni vini un elemento caratterizzante unico. Si tratta di un’affermazione in gran parte vera in quanto è stato ampiamente dimostrato che uno stress idrico controllato contribuisce in modo positivo al miglioramento qualitativo delle uve e del prodotto finale.
È storia invece più recente quella in cui il mondo vitivinicolo sta iniziando a chiedersi se l’aggravarsi della crisi climatica non stia estremizzando le condizioni di stress con le quali i viticoltori hanno imparato a convivere e se quella che è sempre stata un’opportunità si stia trasformando in un limite per la filiera vitivinicola stessa.
Recentemente, in occasione di un convegno organizzato da Agricola 2000 a Nizza Monferrato (AT), si è dibattuto sugli effetti dei cambiamenti climatici e sulla possibilità di intervenire in modo multidisciplinare per ridurne gli effetti negativi sulla viticoltura di qualità ed è emerso che l’utilizzo di alcuni biostimolanti, appositamente sviluppati per la protezione delle piante dagli stress ambientali, sia uno degli strumenti più importanti nelle mani dei viticoltori.
Tra questi, dal 2021 è presente sul mercato Eranthis, un prodotto ad azione biostimolante sviluppato da Greenhas Group appositamente per la mitigazione degli effetti negativi degli stress abiotici, in particolare idrici. Eranthis vanta al suo interno una ricca miscela di composti antiossidanti e biostimolanti derivanti da due matrici algali opportunamente bilanciate (Ascophyllum nodosum e Laminaria digitata) e da estratti di lievito selezionati.
Diversi studi condotti dal dipartimento di Ricerca e Sviluppo di Greenhas hanno evidenziato come anche in condizioni di stress, l’efficienza di utilizzo dell’acqua delle piante (Water Use Efficiency) venga positivamente influenzata dall’applicazione per via fogliare di Eranthis. Dal punto di vista agronomico il concetto di Water Use Efficiency può essere espresso come quantità di produzione ottenuta per ogni singolo litro di acqua disponibile e per le colture non irrigue la possibilità di ottimizzare le poche risorse idriche disponibili risulta fondamentale, soprattutto in condizioni di deficit.
Come diretta conseguenza di una migliore risposta agli stress ambientali, un altro aspetto positivamente influenzato da Eranthis è il profilo fenolico dei mosti che, nelle prove condotte da Greenhas, è risultato migliorato in termini di contenuto di polifenoli, antociani e, aspetto molto interessante per alcune varietà, frazione antocianica estraibile.
Al fine di massimizzarne l’effetto antistress e biostimolante, Greenhas consiglia di effettuare un’applicazione di Eranthis in pre-fioritura e tre applicazioni nel periodo estivo, dalla fase di allegagione all’inizio dell’invaiatura al dosaggio di 2 l/ha.
In base alle esigenze, Eranthis può essere distribuito anche con bassi volumi di applicazione, in miscela con i più comuni prodotti fitosanitari e con concimi minerali (consultare la tabella delle compatibilità sul catalogo Green Has Italia). Per ulteriori approfondimenti visita il sito https://www.greenhasgroup.com/it/