Le 35.000 viti di Nero di Troia e Bombino nero dovevano essere messe a dimora su 10 ettari nell’ambito dello sviluppo di un programma sperimentale in collaborazione con il CREA: si trattava infatti della terza generazione delle selezioni massali individuate per fornire eccellente materia prima per i vini aziendali che esprimono le D.O.C.G. di Castel del Monte.
«Per chi ha commesso il furto – ha commentato l’imprenditore Carlo de Corato – si tratta solo di merce da piazzare in qualche maniera sul mercato nero, ma per noi e per l’intero territorio vitivinicolo quelle barbatelle rappresentavano il futuro. Per fortuna non tutto è perduto perché il nostro vivaio ne ha ancora qualche migliaio da cui ripartiremo. Di certo non ci fermeremo e riprenderemo presto a piantare vigneti».