di Monica Massa
Monferace è un progetto ambizioso che vuole rivalutare il Grignolino come vino da invecchiamento, dimostrando che non è solo un prodotto da bersi giovane, come ritenuto fino agli inizi degli anni duemila da buona parte dei consumatori.
L’Azienda Accornero di Vignale Monferrato fu la prima a lanciare la sfida, mettendo in legno una piccola partita del suo Grignolino, annata 2006, che presentò nel 2011, il Vigne Vecchie . La volontà di Accornero di posizionare il Grignolino tra i vini, piemontesi e non solo, da lungo invecchiamento, fu assecondata da altri produttori, sia del Monferrato casalese che astigiano, che nel 2016 costituirono l’Associazione Monferace, riprendendo l’antico nome del Monferrato Aleramico. Presieduta da Guido Carlo Alleva, fu scelta come sede dell’Associazione il Castello di Ponzano Monferrato, bellissima dimora medioevale di cui è proprietaria la famiglia Cavallero, che anche quest’anno a inizio ottobre per un giorno ha messo a disposizione le sale del maniero per un evento molto atteso dai soci, ovvero la presentazione alla stampa dell’ultima annata del Monferace, la 2019.
Il protocollo di produzione che i soci si sono dati per il Monferace è molto rigido, prevedendo rispetto alla denominazione Grignolino Riserva introdotta con Disciplinare nel 2021, un periodo di invecchiamento di almeno 40 mesi (30 mesi invece per il Riserva) di cui 24 in legno (18 per il Riserva).

Il profilo aromatico delle uve Grignolino e dei vini Monferace
Quest’anno la degustazione Monferace en Primeur condotta da Alessandro Torcoli di Civiltà del Bere, è stata preceduta dallo studio condotto dal Crea di Asti sugli aromi del Grignolino, i cui risultati, frutto di 8 anni di analisi, sono stati presentati dal ricercatore Maurizio Petrozziello. ” Per la prima volta, abbiamo esplorato il profilo aromatico dei vini Monferace, uno datato 2012 e affinato per quattro anni, l’altro del 2015 e affinato per due anni. Abbiamo utilizzato tecniche avanzate come la GC-MS e test sensoriali per scoprire quali aromi li rendono unici. Per migliorare la qualità, dei vini Monferace, era fondamentale conoscere a fondo la loro composizione. Quindi abbiamo analizzato sia gli aromi che i polifenoli presenti nei vini e nelle uve Grignolino utilizzate per produrli. Ciò che è emerso principalmente è che nel Grignolino c’è una presenza accentuata di rotundone, che conferisce al Grignolino un aroma speziato e affumicato, con note di pepe e chiodi di garofano. Abbiamo inoltre constatato che l’affinamento amplia moltissimo l’intensità aromatica .” L’indagine si è anche soffermata sull’andamento delle singole annate, per indagare le influenze dei cambiamenti climatici sul colore dei vini Grignolino.
Per approfondire rimandiamo alla lettura dell’articolo OA su Frontiers, Precursori aromatici dell’uva Grignolino ( Vitis vinifera L. ) e loro modulazione per annata in uno scenario di cambiamento climatico. Andriani Asproudi1* Federica Bonello1 Vassiliki Ragkousi1Silvia Gianotti2,3 _ Maurizio Petrozziello1 (1 Centro di ricerca per la viticoltura e l’enologia, Consiglio per la ricerca e l’economia agricola (CREA), Asti, Italia, 2 Associazione Monferace, Alessandria, Italia, 3 Consulenza sul vino Mario Ronco, Asti, Italia), https://www.frontiersin.org/articles/10.3389/fpls.2023.1179111/full
Origine e diversità di un vitigno vecchio di secoli
Le origini nobili del Grignolino sono state ricordate da Anna Schneider del CNR che ha evidenziato come la prima citazione di Barbesino, nome storico del Grignolino, risalga al 1249. “Il Barbesino, o Barbisino, è il primo vitigno citato in Piemonte e se era citato significa che era qualitativamente importante” ha sottolineato la Schneider. Grazie alle ricerche fatte attraverso il campo collezione di Grinzane Cavour si è potuto ricostruire la genealogia del vitigno, che è sicuramente un autoctono piemontese ed è parente di secondo grado del Nebbiolo. Con questo studio ( per approfondire vedi https://www.millevigne.it/articoli-rivista/lanalisi-del-dna-svela-lorigine-dei-vitigni-piemontesi/) si è in grado di capire il valore della differenza intravarietale. ” Sta nella responsabilità dei produttori trasmettere la diversità varietale in un vitigno vecchio di secoli; in questo modo si preserva la biodiversità”. In effetti l”Associazione Monferace è impegnata anche in un lavoro di ricerca per recuperare i vecchi cloni, per recuperare la storia e la tradizione del Grignolino.
Dal Grignolino al Monferace
Il Grignolino Monferace vuole essere e rimanere una nicchia di produzione, prodotto solo nelle annate favorevoli e puntando solo alla qualità. Per quanto riguarda l’annata 2019 in degustazione, Mario Ronco, enologo consulente di molti produttori del Monferace, affidandosi anche al lavoro svolto dalla Vignaioli Piemontesi “2019, L’annata vitivinicola in Piemonte” ha evidenziato come “In grande sintesi da gennaio a marzo si sono manifestate precipitazioni sotto alla media e temperature frequentemente superiori alla media, mentre il successivo bimestre aprile maggio ha fatto registrare precipitazioni superiori alla norma e temperature decisamente più basse. Le temperature sono salite quasi ovunque sopra alla media portando anche ad episodi estremi di ondate di calore particolarmente intense e persistenti.Tuttavia le precipitazioni di luglio, spesso di tipo temporalesco, hanno fornito apporti idrici consistenti che hanno mitigato gli effetti di siccità. La 2019 risulta un anno più caldo della media ed i valori degli indici bioclimatici riferiti alle principali colture agrarie ne sono testimonianza. Il 2019 si posiziona al quinto-sesto posto tra le annate più calde degli ultimi 20 anni. Dal punto di vista pluviometrico invece l’annata si pone esattamente intorno alla media dell’ultimo ventennio”.
La degustazione dell’annata 2019 dei 12 produttori , condotta da Alessandro Torcoli di Civiltà del Bere, ha evidenziato come l’affinamento se ben condotto dia delle note di speziatura ben equilibrate: una impronta di legno che quasi mai sopraffà il frutto.
Il desiderio dei produttori ora non è quello di aumentare la produzione di bottiglie (circa 30.000 annue) , trattandosi di una selezione delle uve Grignolino, ma piuttosto di far conoscere a sempre maggiori mercati il Monferace, con un posizionamento mirato e un prezzo medio franco cantina di 19,6 euro (listino Ho.Re.Ca. Italia iva esclusa), in grado quindi di garantire alle aziende produttrici una retribuzione adeguata , che spesso nel Monferrato e nell’Astigiano purtroppo con gli altri vini di territorio (Barbera, Freisa e anche Grignolino tradizionale) non sempre si riesce a ottenere.
Come ha chiosato Mauro Carosso , AIS Piemonte “Il Grignolino Monferace non è un vino facile, è una scommessa; punta a una sola cosa: la qualità”.
Monferace IL DISCIPLINARE DI PRODUZIONE
Il Monferace ha un suo disciplinare di produzione. Chi vuole produrre questo Grignolino deve attenersi alle regole stabilite. La prima è che il Monferace è prodotto da uve Grignolino al 100%.
Il vino potrà essere immesso sul mercato soltanto dopo un periodo minimo di affinamento di 40 mesi, calcolato dal 1° novembre dell’anno di vendemmia, di cui almeno 24 mesi in botte di legno.
I vigneti iscritti devono essere impiantati su terreni calcarei-limo-argillosi, nelle varie combinazioni, anche con presenza naturale di sedimenti sabbiosi. I vigneti devono essere a giacitura esclusivamente collinare, con esposizione idonea ad assicurare la migliore maturazione delle uve.
Il numero di ceppi per ettaro non può essere inferiore a 4.000. Le forme di allevamento sono quelle tradizionali dell’areale (controspalliera a vegetazione assurgente). I sistemi di potatura possono essere quelli tradizionalmente utilizzati per ottenere la qualità come il guyot tradizionale e cordone speronato basso. La resa massima di uva non dovrà essere superiore alle 7 tonnellate per ettaro.
Il Monferace verrà prodotto esclusivamente nelle annate migliori.