Quattro righe in più su un’etichetta sfidano in modo concreto e senza fare troppo rumore i convegni, le discussioni e le posizioni di gruppi e istituzioni, che considerano un attacco al vino italiano o un atto di proibizionismo la scelta irlandese di inserire gli health warning sulle etichette degli alcolici.

Il protagonista di questa piccola rivoluzione è Gianluca Morino, vignaiolo piemontese titolare dell’azienda Cascina Garitina di Castel Boglione (AT), che ha presentato nel corso del Vinitaly il suo Niades, prodotto low alcol di mosto parzialmente fermentato ex Brachetto d’Acqui con 5,5 gradi alcolici, inserendo in etichetta, in inglese e in italiano, la stessa esatta indicazione riportata nei provvedimenti irlandesi:
“Drinking alcohol causes liver disease. There is a direct link between alcohol and fatal cancers.
Bere alcol provoca malattie al fegato. Esiste un collegamento diretto tra alcol e tumori mortali.”
Una scelta che raccoglie l’appello lanciato qualche mese fa sui canali social da Michele Antonio Fino, professore dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo che, in risposta alle prime reazioni italiane alle nuove norme irlandesi, scriveva già ai primi di febbraio sul suo profilo Instagram @ermezio:
“Chi ci sta fra i produttori italiani ad anticipare il tempo degli obblighi e dire forte e chiaro che no, non c’è alcuna paura di dire semplicemente che l’alcol comporta dei rischi e sì il vino è una bevanda alcolica? Dopodiché, sgombrato il campo di ogni possibile infingimento, cherry picking, ricorso all’esperto che vaticina nonostante gli studi pubblicati e le linee guida dell’OMS, possiamo finalmente dirci che non consumiamo vino per la salute fisiologica ma per il piacere che ci regala, il gusto che ci soddisfa, la convivialità che favorisce, la storia e il simbolismo che racchiude. Molto semplice, chiaro, lineare e soprattutto in anticipo su ogni possibile regola presente e futura. Per responsabilità verso i consumatori, certo, ma anche per rivendicare radicalmente la libertà che è fatta anche di gesti e di consumi che nonostante il rischio che comportano definiscono il nostro essere”.
Sulle etichette, lo ricordiamo, è possibile inserire delle indicazioni volontarie, purché veritiere e documentabili (e la letteratura scientifica oltre alle indicazioni dell’OMS sono senza dubbio più che sufficienti) e chiaramente distinte dalle indicazioni obbligatorie.

Il primo ad anticipare il tempo dell’obbligo è stato Gianluca Morino e il motivo non è dettato né dalla necessità di esportare il suo prodotto in Irlanda né dalla volontà di suscitare reazioni scandalizzate, ma dalla scelta di avviare una campagna di informazione e relazione con il consumatore incentrata sulla correttezza scientifica e la trasparenza. Un progetto che va a collimare perfettamente con gli obiettivi di sostenibilità sociale oltre che ambientale ed economica.
“L’idea è che noi produttori avremo un futuro se impariamo a educare i giovani e i consumatori, perché è solo con l’educazione che riusciremo a dare valore al nostro lavoro, i nostri terreni, le nostre famiglie e le nostre vigne. E per stabilire con i consumatori un rapporto che sia prima di tutto basato sulla fiducia, occorre essere completamente trasparenti anche su tematiche importanti come la salute, senza mettere la testa sotto la sabbia”.
La prima etichetta (ma l’idea spiega Morino è poi di passare anche alle etichette del Nizza DOCG) è un prodotto che lui definisce “pop”, pensato per il consumo giovane, che contiene poco alcol ma che è pur sempre alcol e che quindi deve essere comunicato correttamente, anche per non far passare il messaggio sbagliato che la bassa gradazione possa rappresentare una deroga alla moderazione.
È solo l’inizio, vedremo nei prossimi mesi se altri si uniranno all’appello di Michele Fino e potremmo pensarlo anche come uno stress test, utile per valutare se e come reagiranno i consumatori. Per adesso lo consideriamo un inizio serio, semplice, consapevole, non politico e lontano dai toni di allarmismo e propaganda che ai consumatori creano solo molta confusione.