Ci ha lasciato Italo Stupino, patron del Castello di Neive e imprenditore illuminato del Barbaresco e del Piemonte enologico.
Italo Stupino, classe 1936, era nato a Neive, dove il padre Giacomo aveva acquistato poi nel 1964 il Castello di Neive con i suoi vigneti per creare le Cantine del Castello di Neive. Laureato in ingegneria meccanica al Politecnico di Torino, Stupino si era dedicato nei primi decenni della sua carriera alla produzione di imballaggi e packaging nell’azienda di famiglia R.C.A. per poi, alla morte del padre nel 1970, affiancare il fratello Giulio nella gestione dei vigneti e delle cantine di Neive.
Dotato della mente pragmatica dell’ingegnere, della visione dell’imprenditore e del legame e il rispetto per il suo territorio del viticoltore, Stupino aveva mediato e integrato l’eredità storica del Barbaresco e le necessità di innovazione e sperimentazione in un continuo dialogo con il mondo della ricerca e dell’Università, anticipando e facendosi protagonista della riscoperta dell’Arneis e la nascita dell’Albarossa, oltre che di numerosi cloni e tecniche enologiche.
Avevo conosciuto l’ingegner Stupino alcuni anni fa quando, in cerca di aziende innovative in giro per l’Italia, mi accolse per un’intervista nella sua azienda. Mi trovai immersa nel racconto non solo di un’azienda moderna e capace di innovare i suoi prodotti e le sue tecniche, ma nella storia stessa dei due secoli di innovazione e ricerca che hanno fatto l’enologia Piemontese. Con lui in quell’occasione a parlare di Barbaresco, scienza e innovazione, c’era Vincenzo Gerbi dell’Università di Torino, con il quale Stupino ha collaborato per decenni (con lui nella foto) e che oggi su Facebook lo ricorda e lo saluta così:
“Ci ha lasciati l’ing Italo Stupino del Castello di Neive. Era un caro amico, ma qui voglio ricordare, con gratitudine, il suo silenzioso e ininterrotto sostegno alla ricerca viticola ed enologica, realizzato ospitando per quarant’anni sperimentazioni nei suoi vigneti e cantine. Molte delle innovazioni che hanno contribuito al miglioramento dei vini di Langa sono passate prima dal Castello. Era accademico della vite e del vino, titolo assolutamente meritato, vista la sua totale apertura al progresso viticolo ed enologico. Ci mancherà”.
ABB