Aprile 2020

Il mondo vitivinicolo si appella alle istituzioni per la crisi COVID-19

Liquidità ai minimi e rischio cantine piene alla vendemmia 2020

Il mondo vitivinicolo si appella alle istituzioni per la crisi COVID-19

La totale interruzione delle vendite nella ristorazione e nei bar conseguente alla chiusura per l’emergenza sanitaria colpisce in particolare i vini di gamma  medio-alta, non distribuiti nei supermercati, dove invece si è verificato un aumento delle vendite.  Si tratta di un andamento a livello mondiale che coinvolge anche tutto il commercio internazionale e per un paese esportatore come l’Italia (ma vale anche per Francia e Spagna) è una mazzata tremenda. Altro settore che  è cresciuto molto è quello della vendita online.  Stanno andando bene i bag-in-box. Una serie di segnali che andranno tenuti in considerazione per il futuro immediato, perché l’emergenza non si presenta purtroppo breve, ma non solo: secondo molti analisti prefigurano scenari di mercato anche in un futuro  post-emergenziale.

Complessivamente sono molto poche le cantine che da queste trasformazioni in atto hanno, finora, tratto qualche giovamento. La maggior  parte sono in sofferenza.

Il settore del vino si unisce inevitabilmente al coro delle imprese produttive che chiedono alla politica europea e nazionale misure di sostegno per superare la crisi.  Lo fa in modo non del tutto coordinato, con proposte diverse  tra paesi, tra regioni e tra tipologia di cantine e di prodotti. Tutti però concordano sul fatto che si debba fare qualcosa per  sostenere da una parte la liquidità delle imprese, dall’altra  per evitare di arrivare a vendemmia con le vasche piene e con una nuova produzione che rischia anche di essere abbondante, stando alle prime stime sulla fertilità dei germogli.

Il tavolo di coordinamento   di  filiera del vino che unisce le associazioni di categoria Confagricoltura, CIA, Alleanza delle Cooperative Italiane, Copagri, Unione Italiana Vini, Federvini, Federdoc e Assoenologi ha scritto al Ministro delle Politiche Agricole, Ambientali e Forestali, Teresa Bellanova,  presentando alcune proposte che riguardano il sostegno del mondo agricolo e vitivinicolo.

Nello specifico, sono quattro le ipotesi avanzate dal mondo del vino per far fronte all’impatto dell’emergenza sul mercato vitivinicolo, in particolare nel segmento on-trade e nella vendita diretta in cantina, caratterizzato da una riduzione delle vendite.

DISTILLAZIONE. La prima proposta riguarda l’uso dell’alcol per l’emergenza con l’opportunità per i produttori vinicoli di destinare vino da tavola in giacenza alla distillazione, al fine di ricavarne alcol ad uso medicale, a disposizione della Protezione Civile. Le distillerie si dovrebbero fare carico del prelievo del prodotto, del trasporto e della distillazione. Resta inteso che, in questa catena, nessun anello dovrà conseguire un profitto. A ciò si aggiunge la necessità di fissare una misura di distillazione per far fronte alle giacenze e alla potenziale mancanza di capienza nelle cantine per le uve e i mosti per la prossima vendemmia. Le organizzazioni ritengono però che debbano essere poste alcune specifiche condizioni per l’attivazione: innanzitutto, deve restare volontaria e non obbligatoria, inoltre dovrà essere finanziata da adeguate risorse economiche, preferibilmente all’interno di un nuovo budget di emergenza per il settore a livello europeo, con l’obiettivo di porre rimedio allo shock di mercato e alle conseguenze patite dai produttori, evitando distorsioni nel segmento dell’alcol uso bocca. Allo stesso tempo, la misura della distillazione dovrà essere seguita, già a partire dalla prossima campagna vitivinicola, da una modifica delle disposizioni nazionali in materia di rese massime di uva per ettaro per i vini non a indicazione geografica, che tenga tuttavia conto delle diverse specificità produttive territoriali.   (A questo proposito si può ricordare che già prima della crisi sanitaria,   e a seguito di un mercato pesante già nella vendemmia 2019 in particolare per i vini bianchi, da più parti era stata avanzata la richiesta di  ridurre le attuali rese massime di vigneti destinati a vini comuni, rese usate spesso per “scaricare” sulla carta eccessi produttivi di dop e igp, passando dalle attuali 50 ton/ha a 40 o 35.)

VENDEMMIA VERDE. La filiera auspica che la misura possa essere attivata dalle regioni, con l’obiettivo di ridurre la produzione per la successiva campagna vendemmiale e che il Ministero proceda a una rimodulazione dell’attuale dotazione del PNS. In via generale, lo strumento della vendemmia verde è destinato all’eliminazione del prodotto, mentre si potrebbe esplorare la possibilità di introdurre una nuova misura transitoria destinata alla riduzione volontaria delle rese con un risarcimento al viticoltore o procedere con una modifica della misura stessa. Data la mancanza di forza lavoro nella fase dell’anno nella quale la vendemmia verde è normalmente attivata (mese di giugno), il mondo del vino chiede inoltre lo spostamento del calendario, dando la possibilità di esercitarla anche nel mese di luglio.

AMMASSO PRIVATO. L’ultima richiesta della filiera riguarda invece la possibilità, per alcune produzioni vitivinicole temporaneamente eccedenti o con difficoltà di sbocco sul mercato, di ricorrere all’ammasso privato  per una parte del quantitativo in giacenza. Questa misura potrebbe essere di supporto per alcune produzioni da invecchiamento che non troverebbero subito mercato nei mesi estivi quando auspicabilmente potrebbe riaprire il canale horeca.

Le richieste della FIVI

La Federazione Italiana dei Vignaioli Indipenendenti a sua volta ha indirizzato alla Ministra Bellanova una serie di richieste, che in parte sono giù state accolte a quanto risulta:

1. Proroga di 12 mesi della scadenza delle autorizzazioni per nuovi impianti e reimpianti scadenti nel 2020.
2. Proroga di 12 mesi per i termini di rendicontazione della misura OCM vino, PSR e Piani di riconversione e ristrutturazione vigneti.
3. Annullamento delle sanzioni previste per le aziende che non siano riuscite a concludere e a rendicontare i progetti OCM promozione.
4. Sospensione dei versamenti dei contributi previdenziali agricoli per 12 mesi unitamente a quelli dei versamenti di imposte, INPS ed Enpaia per i dipendenti delle aziende agricole.
5. Concessione di prestiti di conduzione o finanziamenti bancari a lungo termine con annullamento del tasso di interesse.
6. Annullamento della reintroduzione della tassa IMU sui fabbricati strumentali agricoli.
7. Aumento del limite delle bottiglie acquistabili da privati all’interno delle UE e possibilità di vendere direttamente a privati in Europa senza transitare da deposito fiscale.
8. Fiscalità agevolata per il settore Horeca per l’acquisto del vino italiano.
9. Differimento del versamento dell’IVA al momento dell’incasso della fattura.

Le richieste delle cooperative  europee

In data odierna (23 aprile) un comunicato informa che le cooperative vitivinicole di Italia, Francia e Spagna hanno trovato un’intesa e  inviato una lettera di richieste specifiche alle istituzioni comunitarie:

“Apertura immediata di una distillazione di crisi europea di 10 milioni di ettolitri con un budget europeo  specifico di 350 milioni di euro, per fornire risposte immediate e concrete a un settore fortemente colpito e da cui dipende l’economia di intere regioni”. La misura della distillazione “deve essere europea e prevedere un tasso di 35 euro a ettolitri e prevedere anche la possibilità che gli Stati membri aumentino la quota comunitaria per raggiungere prezzi specifici nei diversi paesi produttori dell’Unione europea”.

Si chiede inoltre di prevedere una misura di ammasso privato per i vini di fascia alta, la cui commercializzazione può essere posticipata. Per le cooperative vitivinicole francesi, italiane e spagnole, “queste misure devono essere finanziate da un bilancio europeo e non dai bilanci del programma nazionale di supporto al settore vitivinicolo, da un lato perché le azioni previste dai PNS sono quasi tutte in fase di realizzazione o in pagamento; dall’altro lato perché tali misure per essere efficaci devono essere attivate e finanziate da un bilancio specifico comunitario e non dipendere dalla sussidiarietà concessa a ciascuno Stato membro”.

In Francia

La Francia conta sulla distillazione di almeno 3 milioni di ettolitri di vini in eccesso, compresi vini a DOP e IGP,  e la filiera chiede un prezzo alla distillazione di 80 € / hl per DOP / IGP e 65 € / hl per VSIG (prezzi che per molti produttori italiani sarebbero auspicabili come normali prezzi di vendita…), il Ministero dell’Agricoltura chiede che l’Unione europea partecipi con un contributo  fino a € 35 / hl., in accordo con quanto richiesto dalle cooperative.

A Bruxelles

Al momento la Commissione ha dato una disponibilità di massima a mettere in campo strumenti come aiuti alla distillazione e alla vendemmia verde ma nulla è ancora deciso, soprattutto a livello di risorse.

“La Commissione ritiene che il suo bilancio non le consenta di intervenire oggi. Ma non si tratta di notare i limiti del quadro attuale, ma di sapere se possiamo aumentarli in un contesto di crisi “, sottolinea Jean-Marie Fabre, presidente dei Vignaioli Indipendenti francesi.

La Commissione afferma di voler adottare tali misure entro la fine di aprile, previa consultazione e voto degli Stati membri.

Un’ipotesi è quella di poter utilizzare, tra gli altri, i fondi inutilizzati  su OCM vino 2019-2020, tra questi molti fondi stanziati per la promozione e che non saranno spesi per impossibilità concreta o inopportunità evidente di spenderli (partecipazione a fiere che sono state annullate, promozioni su canali horeca e di enoturismo). Sperando che le varie burocrazie (quella europee e quelle nazionali) trovino il modo di consentire questo travaso di fondi e il prolungamento per la possibilità di utilizzarli.