Dicembre 2022

Il nuovo corso del Bardolino

Un disciplinare più rigido e l’individuazione delle tre sottozone per puntare sulla territorialità e sull’esaltazione delle diverse caratteristiche dei vini dei distretti

Il nuovo corso del Bardolino

di Elisabetta Tosi

Un vino elegante, armonico, verticale, secco, sapido, speziato senza rinunciare al frutto, adatto all’invecchiamento. Riconoscereste un Bardolino da questa descrizione? Difficile, perché l’immaginario collettivo è ancora legato ad un’idea di vino Bardolino facile, fresco, piacevole, non particolarmente complesso, da bere subito. Un’immagine che  oggi non riflette più la realtà di questo vino, perchè il nuovo corso intrapreso dall’omonimo Consorzio di Tutela sta decisamente puntando verso un Bardolino di territorio, dunque molto più sfaccettato. L’inserimento in Gazzetta Ufficiale  nell’aprile 2021 dei tre storici cru del Bardolino – Montebaldo, La Rocca e Sommacampagna –  ci consegna oggi dei vini Bardolino capaci di dimostrare cosa sa fare e cosa può dare il vitigno Corvina in certe macro-aree. Più che una scoperta però, si tratta di una ri-scoperta, perché già nell’Ottocento gli addetti ai lavori si erano accorti che i vini che arrivavano da quei tre distretti erano diversi dagli altri; avevano un carattere e uno stile che ricordavano da vicino quelli dei Beaujolais. Non a caso in quel periodo Bardolino e Beaujolais comparivano insieme nelle carte dei vini dei grandi alberghi svizzeri e austriaci dove gli aristocratici europei andavano in vacanza. Con il riconoscimento dei tre nuovi-antichi cru da parte del Ministero delle Politiche Agricole (ora Ministero  dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste n.d.r.)  , lo scorso anno era entrato ufficialmente in vigore il nuovo disciplinare di produzione della DOC Bardolino, che per le tre sotto-zone prevede regole più restrittive: i vigneti devono avere almeno sette anni, la percentuale di Corvina nell’ uvaggio sale al 95% (contro l’80% del Bardolino base), la resa massima si abbassa a 100 quintali per ettaro (invece di 120 quintali). Vietata ogni forma di appassimento, e banditi anche i sentori di vaniglia, cosa che si traduce in un uso del legno molto attento e misurato. Non basta: perché un Bardolino si veda riconosciuta la sotto-zona deve passare il vaglio di due commissioni d’assaggio: quella dell’ente di certificazione Siquria e quella interna del Consorzio, formata da produttori dello stesso distretto chiamati a valutare l’aderenza del campione di vino alle caratteristiche del cru.

“La new age del Bardolino è partita nel 2015 e ora finalmente abbiamo un certo numero di campioni da far assaggiare – dice il presidente del Consorzio, Franco Cristoforetti – Questi nuovi distretti in realtà sono antichi, perché queste tre sottozone erano state  individuate dai commercianti di vino già nel 1825,  trent’anni prima della classificazione dei Bordeaux (1855). In seguito erano state identificate da un punto di vista geo-morfologico da Giovanni Battista Perez nel 1900, nel volume “La Provincia di Verona ed i suoi vini”.

Con il nuovo disciplinare del Bardolino ci si focalizza sulla territorialità e sull’esaltazione delle diverse caratteristiche dei vini dei tre distretti. Assaggiati alla cieca, questi  vini rivelano alcuni tratti che rimandano alle caratteristiche ambientali stesse di ciascuna area. Il Montebaldo Bardolino DOC nasce nella zona più fredda e più vicina all’omonima montagna che incombe sul Lago di Garda: è perciò un vino molto fresco, con profumi più balsamici, che possono ricordare la mentuccia, i piccoli frutti di bosco rossi e neri  e le spezie dolci come i chiodi di garofano.  L’area interessata comprende i territori comunali di Affi, Caprino Veronese, Cavaion Veronese, Costermano sul Garda e Rivoli Veronese. Il distretto delle colline moreniche meridionali, con i Comuni di Bussolengo, Pastrengo, Sommacampagna, Sona e Valeggio sul Mincio è invece la casa del Sommacampagna Bardolino DOC. Qui siamo nella “Summa Campanea”, la campagna più fertile, dove il clima è più caldo. In questi vini  s’impone in modo particolare la ciliegia tipica dell’uva Corvina, accompagnata da leggere note di agrumi rossi e di pepe nero. Infine, le terre dei Comuni di Affi, Caprino Veronese, Cavaion Veronese, Costermano sul Garda e Rivoli Veronese sono quelle di La Rocca Bardolino DOC.  I vigneti di queste colline moreniche beneficiano più di altri della brezza gardesana: i vini perciò fanno della sapidità e della freschezza i loro punti di forza, accanto a sentori di lampone e cannella.

Entro i prossimi cinque anni il Consorzio prevede di arrivare ad almeno 1 milione e mezzo di Bardolino cru, mentre le bottiglie di Bardolino fresco saliranno a 7 milioni e a 15 milioni quelle di Bardolino Chiaretto.  Ad oggi sono 400 mila le bottiglie dei Bardolino di sotto-zona. Molte aziende stanno ancora lavorando alla propria identità all’interno di questa nuova classificazione, ma c’è chi ha già rivoluzionato la propria gamma di vini, rinunciando a produrre etichette anche famose e ormai affermate per concentrarsi su quella del cru.  “La cosa più difficile é stata convincere i produttori che le possibilità ci sono perché le capacità le abbiamo. Non rinunceremo mai al nostro Chiaretto, ma questo è il nostro progetto qualità” conclude Cristoforetti.