Monica Massa
E’ stato inaugurato oggi sabato 2 settembre il Museo del Ruchè, il progetto che Luca Ferraris e la sua famiglia accarezzavano da molto tempo e che è dedicato al vitigno e al vino che è l’emblema di una piccola porzione del territorio vitivinicolo piemontese in provincia di Asti. Il Ruchè (pronunciato rigorosamente con la c dura), che ha ottenuto la DOCG nel 2010; è coltivato infatti in soli sette comuni dell’ Astigiano (Castagnole Monferrato, Grana, Montemagno, Portacomaro, Refrancore, Scurzolengo e Viarigi) ma la vigna di Ruchè più conosciuta è senza dubbio la Vigna del Parroco, quella di Don Giacomo Cauda, il papà del Ruchè. Negli anni ‘60 del secolo scorso, mentre molti abbandonano il lavoro duro della campagna, il parroco di Castagnole Monferrato si dedica al recupero delle vigne incolte di Ruchè, dedicandosi ai lavori della vigna facendosi aiutare anche dai “chierichetti” . L’uva viene vinificata dallo stesso don Cauda e il suo vino , imbottigliato “con la luna buona” , dà il via alla riaffermazione del Ruchè in Piemonte. La cosidetta Vigna del Parroco ora è passata nelle mani della famiglia Ferraris e questo passaggio del testimone ha fatto sì forse che fosse ancora più forte la volontà di ricordare il sacerdote attraverso l’allestimento del Museo. “Le sale che ospitano il museo ” ci dice Chiara (nella foto) la moglie di Luca” fino al 2008 sono state la nostra cantina, poi con l’aumento della produzione avevamo bisogno di spazi più grandi per vinificare. I locali sono quindi stati un poco abbandonati, tranne l’infernot che mio suocero ha continuato a utilizzare per tenere le vecchie annate (la bottiglia più vecchia è del 1932 ndr). Quindi in parte il museo con le attrezzature tipiche del nostro mondo contadino aveva già la giusta collocazione”.

Il restauro , con il contributo della Regione Piemonte, ha portato alla realizzazione di tre sale dedicate alla storia e alla conoscenza del Ruchè di Castagnole Monferrato attraverso una visita multimediale, che permette al visitatore di fare anche una esperienza “olfattiva” sui profumi del vino Ruchè nel suo percorso di invecchiamento.
L’ultima sala è quella “cinema”, dove si proietta in loop un documentario che ripercorre la storia della famiglia Ferraris e del Ruchè, raccontata dalla voce dei protagonisti odierni: un racconto malinconico a tratti, ma sempre emozionante e che non si trova al momento su nessuna “piattaforma” ma che è possibile vedere e ascoltare solo recandosi al Museo.
Ultima tappa della visita al Museo è l’infernot, la tipica costruzione scavata nella pietra da cantone, simbolo del Monferrato patrimonio Unesco., utilizzata per conservare le bottiglie destinate al lungo invecchiamento.
Tre sale e l’infernot che raccontano, attraverso il passato della famiglia di Luca Ferraris, la storia del Ruchè e di come questo vino sia diventato emblema di un territorio grazie a un sacerdote, Don Giacomo Cauda.
Ora la vigna del Parroco è nelle mani di Luca Ferraris che, con altri 15 produttori, attraverso l’Associazione Produttori del Ruchè di Castagnole Monferrato, è impegnato in iniziative per promuovere la denominazione e il Museo che ha aperto oggi è sicuramente una di queste, rappresentando un elemento promozionale sul territorio e per un territorio che è sempre più apprezzato dai turisti, anche stranieri. Per informazioni e prenotazioni www.museodelruche.com
foto di Monica Massa