Ottobre 2023

Interazioni sostenibili: dalla Sicilia un invito al dialogo per l’ambiente

Non solo i risultati e gli obiettivi delle aziende della Fondazione SOStain: nel convegno organizzato il 5 ottobre scorso a Sciacca (Ag) protagoniste sono state le interazioni tra il mondo del vino sostenibile e le realtà che in Sicilia si occupano di ambiente, tutela di paesaggio e biodiversità

Interazioni sostenibili: dalla Sicilia un invito al dialogo per l’ambiente

di Alessandra Biondi Bartolini

Non solo i dati, gli obiettivi e i traguardi ancora da superare per le aziende della Fondazione SOStain: nel convegno organizzato il 5 ottobre scorso a Sciacca (AG) protagoniste sono state le interazioni esistenti o da creare tra la sostenibilità del vino e le molte realtà che in Sicilia si occupano di ecologia,

Alberto Tasca, Presidente della Fondazione SOStain

tutela del paesaggio e della biodiversità, educazione ambientale ed economia circolare. Una visione multidisciplinare che inevitabilmente apre lo sguardo, crea connessioni e fa nascere progetti.

L’obiettivo – ha spiegato Alberto Tasca Presidente della Fondazione SOStain Sicilia – è alzare sempre più l’asticella in termini di difesa e custodia del patrimonio naturale, economico e sociale della nostra Regione. Un modo di fare rete promuovendo un sistema di pensiero, ma anche un metodo di lavoro che abbia al centro il Bene Comune e le sinergie tra diversi portatori di interesse”.

Contestualizzare gli obiettivi di sostenibilità e misurare le prestazioni

Contrasto al Cambiamento climatico e mitigazione delle emissioni di gas climalteranti, gestione delle risorse naturali e impatto sul territorio e la società: queste le macro aree nelle quali si collocano la misura degli indicatori e i requisiti richiesti alle aziende aderenti al protocollo SOStain.

Lucrezia Lamastra, Presidente del Comitato Scientifico di SOStain con la moderatrice Anna Favella

“La misura delle prestazioni è sempre il punto di partenza per il miglioramento” ha spiegato Lucrezia Lamastra dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza e Presidente del Comitato scientifico di SOStain, nel presentare i risultati raggiunti dalle aziende del progetto “Gli strumenti di misura sono quelli del programma VIVA del Ministero dell’Ambiente, validati da più di dodici anni di attività. In aggiunta agli standard di VIVA i requisiti SOStain dettagliano il livello dell’asticella, contestualizzando gli obiettivi alla realtà della viticoltura siciliana e chiedendo alle aziende di raggiungere per ognuno un livello minimo di sostenibilità”.

Un metodo che, a guardare i dati, sembra stia funzionando dal momento che, anche rispetto a un campione medio nazionale di 40 aziende con certificazione VIVA, le performance relative al contenimento della produzione di gas serra sono positive, con una prevalenza delle emissioni indirette, legate a prodotti e servizi realizzati al di fuori dell’azienda. Tra i requisiti già raggiunti e in corso di miglioramento quelli relativi al consumo energetico per bottiglia prodotta: il limite massimo era stato fissato in 0,7 KWh/bottiglia e le aziende siciliane di SOStain si sono attestate già molto al disotto con un consumo di 0,25KWh/bottiglia. La scelta di ridurre il peso della bottiglia in vetro poi (il limite era stato fissato a 550 g per unità) e con esso le emissioni legate agli input in ingresso, vede oggi una prospettiva di ulteriore miglioramento con l’introduzione della bottiglia prodotta da OI per SOStain con il 100% di vetro riciclato nell’isola e del peso di soli 410 grammi (ne avevamo parlato anche su Millevigne in occasione di Vinitaly). 

Nella gestione delle risorse naturali l’indicatore acqua si può misurare attraverso due parametri. Il primo, la scarsità idrica è legata ai consumi diretti di acqua dolce per la produzione in campo o in cantina, tiene conto della disponibilità e della competizione per la risorsa idrica e di conseguenza il suo impatto è legato alla localizzazione dei punti di prelievo e può essere molto diverso e difficilmente confrontabile, non solo da regione a regione ma anche in bacini diversi di una stessa regione. Il secondo la water degradation rappresenta il volume di acqua inquinata, e per i produttori SOStain è un valore molto basso, perché i requisiti richiesti nella produzione (assenza di diserbo, uso sostenibile dei fitofarmaci ecc) riducono già a monte l’uso delle sostanze potenzialmente inquinanti e, come anche nella gestione agronomica del vigneto le aziende si collocano nelle classi di performance più elevate.

Gli ultimi due requisiti per l’uso delle risorse naturali sono relativi alla protezione della biodiversità (con una superficie minima che l’azienda deve dedicare alla presenza di aree naturali), e all’uso in vigneto di materiali ecosostenibili.

L’indicatore Società e Territorio è forse il meno misurabile (ma non per questo meno importante) e valuta le conseguenze delle attività aziendali sul territorio, il paesaggio, la società, le comunità, il benessere dei lavoratori, l’attenzione al consumatore e al contesto economico locale. Alla valuazione effettuata nello standard VIVA il Comitato di SOStain ha aggiunto tre requisiti che evidenziano gli impegni dell’azeinda nei confronti del territorio e dei consumatori: l’uso di materie prime da fornitori locali, la trasparenza nella comunicazione, e i residui che devono scendere al di sotto di soglie minori di quelle già previste come limite di legge.

Fare rete con il mondo dell’ecologia, l’ambientalismo e i parchi regionali

da destra Francesco Picciotto, Gaetano Benedetto, Gianluca Saà, Paolo Fontana, Attilio Carapezza, Marco Pistocchini, Maurizio Cellura.

Sono stati i rappresentanti del mondo dell’ambientalismo e la tutela delle aree protette e gli esperti di ecologia e biodiversità, ad animare la sessione centrale del convegno e a sottolineare, con la loro presenza, la necessità di introdurre una visione olistica nella gestione degli ecosistemi e dei territori, nella quale il vino sostenibile può trovare il suo spazio, collaborando con le altre realtà.

La storia della protezione dell’ambiente in Sicilia ha una data di nascita precisa ed è un esempio pioneristico di tutela delle aree naturali: Francesco Picciotto, dirigente delle “Aree naturali protette” della Regione Siciliana, ha ricordato così la storia della Marcia dello Zingaro, con la quale nel maggio 1980 le prime associazioni ambientaliste presero posizione, per fermare un progetto di forte impatto ambientale e paesaggistico e tutelare un tratto di costa e di natura incontaminate. Un passo dal quale nacquero non solo la Riserva naturale dello Zingaro, ma tutto il sistema Regionale delle Aree Protette della Regione Sicilia.

Gaetano Benedetto, Presidente del Centro Studi Fondazione WWF, parlando degli obiettivi europei per la biodiversità che prevedono che entro il 2030 il 30% del territorio e del mare sia protetto dal punto di vista naturalistico, ha evidenziato come il sistema dei parchi e delle aree protette, oggi risulti frammentato e non dialoghi con tutti i protagonisti che devono occuparsi di governo del territorio, mentre è necessaria  una maggiore visione di insieme, sinergie tra i territori e riallineamento  delle politiche di conservazione della natura, il paesaggio, l’agricoltura. Un passaggio e un invito al dialogo e al coordinamento, rivolto non solo alla politica ma anche al mondo dell’impresa e che anche il settore vitivinicolo potrebbe raccogliere.

Una proposta di dialogo e collaborazione tra il mondo dei Parchi e il settore vitivinicolo nella realizzazione di un progetto comune di alfabetizzazione ecologica, che Picciotto ha concretizzato lanciando alla Fondazione e alle aziende SOStain alcuni spunti di lavoro comune: “Le idee sono diverse: la prima è che abbiamo bisogno di custodi. Nel tempo della Citizen Science, dove con uno smartphone riusciamo a trasferire un’osservazione o un dato naturalistico le aziende possono fornire, con le persone, uno sguardo fisico sulle nostre aree protette. Un’altra parola chiave è che abbiamo bisogno di campioni o di modelli per portare il modello che SOStain sta realizzando in ambito vitiviniciolo nelle realtà agricole che ci sono nelle nostre aree protette.  E infine l’educazione e gli educatori, persone capaci di sviluppare un senso di meraviglia di fronte alla natura e al nostro pianeta. Perché non trasferire alle aziende il modo per offrire ai visitatori le esperienze di educazione naturalistica?”

La biodiversità, non un elemento ma la base della sostenibilità

La perdita di biodiversità negli ecosistemi terrestri e in quelli marini rappresenta una delle emergenze più urgenti da affrontare a livello globale. Negli ultimi anni l’approccio e la definizione stessa di biodiversità sono tuttavia cambiati e da espressione del numero di specie e popolazioni presenti, da tutelare dall’azione degli altri fattori, essa  è diventata base fondante e protagonista del funzionamento degli ecosistemi, in quanto portatrice di funzioni e fornitrice di servizi.  “La biodiversità in questa nuova accezione,  non solo è strettamente connessa con gli obiettivi di sostenibilità ma rappresenta, una conditio sine qua non per garantire la sostenibilità dell’azione dell’uomo sugli ecosistemi e preservare al contempo il sistema economico e l’equità sociale” ha spiegato Gianluca Sarà coordinatore del Laboratorio di Ecologia dell’Università di Palermo, utilizzando la metafora della scheda o piastra madre dei circuiti elettronici: la biodiversità è la piastra madre sulla quale si innestano tutti i componenti della la sostenibilità economica, sociale ed ecologica. Se uno di questi non funziona bene si può intervenire per correggerli, ma se si perde la scheda madre o anche soltanto una sua parte il sistema collassa.

“Il mondo dell’ecologia si sta concentrando sulla capacità della biodiversità di svolgere funzioni e fornire servizi per il funzionamento degli ecosistemi” ha spiegato Sarà “utilizzare le attività viticole come volano per la protezione della biodiversità significa proteggere l’intero funzionamento dell’ecosistema”.

Sevizi ecosistemici che permettono ai sistemi, compresi quelli agricoli, di rispondere e reagire ai cambiamenti e che sono forniti dagli insetti, sempre meno  numerosi come gli apoidei dei quali hanno parlato Paolo Fontana, entomologo della Fondazione Mach di Trento (nell’articolo di Elisabetta Tosi) e Attilio Carapezza, Presidente Società Siciliana Scienze Naturali, o dal bosco, la cui gestione è spesso trascurata, come ha ricordato Marco Pistocchini, dell’ Ente parco regionale “Campo dei fiori” della Regione Lombardia.