di Elisabetta Tosi
C’è chi è ancora convinto che con il mondo del vino abbia poco a che fare, ma altri – più numerosi – la considerano un’opportunità. Parliamo della digitalizzazione, una rivoluzione che sta riguardando ogni settore della vita e dell’agire contemporaneo. Per capire quanto, ad oggi, le aziende del vino siano digitalizzate, TeamSystem , una tech company italiana specializzata in soluzioni digitali per la gestione del business di imprese e professionisti, ha realizzato insieme al magazine online Wine Meridian un’indagine ad hoc, i cui risultati sono stati presentati in Fiera a Verona, durante il Business Forum Wine2Wine. La ricerca ha coinvolto 230 aziende medio piccole, più della metà delle quali con un fatturato inferiore ai 2 milioni di euro l’anno e con meno di 10 dipendenti. Il quadro che ne emerge è abbastanza incoraggiante: solo il 7,1% degli intervistati ritiene che il digitale abbia un ruolo marginale nel settore vitivinicolo, e una percentuale analoga pensa che il rapporto costi/benefici sia ancora sfavorevole. A fronte di questi scettici, più dell’85% del campione è favorevole, sia pure con sfumature diverse. Chi ha appena iniziato un percorso di trasformazione digitale, per esempio (il 30,3%) non ha ancora ben chiaro l’impatto che questo diverso approccio potrà avere sull’azienda, mentre più del 44% pensa che il digitale rappresenti il futuro e un buon 11% ha dichiarato di aver adottato il digitale già da anni.
Non c’è dubbio che la pandemia di Covid 19 abbia dato una spinta potente alla diffusione di strumenti digitali e all’adozione di nuove abitudini; chi però pensava che con la fine dell’emergenza tutto sarebbe tornato come prima, si è dovuto ricredere, perchè certi comportamenti acquisiti sono qui per restare. Le stesse aziende hanno dovuto rivedere i loro obiettivi: se prima del Covid lo scopo principale dell’uso del digitale era crescere la base dei clienti, dopo il Covid ha assunto una nuova rilevanza usare i nuovi strumenti per mantenere o aumentare la redditività.
Un tasto dolente del processo di digitalizzazione resta quello dell’acquisizione delle competenze necessarie: la ricerca ha evidenziato che ancora oggi le aziende del vino si aggiornano sulla digital transformation limitandosi a navigare sul web (45% degli intervistati), o partecipando ad eventi (40%). Solo il 36% delle aziende fa formazione. Decisamente “tradizionali” anche gli ambiti principali in cui le imprese del vino usano gli strumenti digitali: comunicazione e marketing sono al primo posto, seguiti dalla vendita online (e-commerce). Solo il 41% ha digitalizzato anche la produzione, e ancor meno quelli che l’hanno fatto con la logistica (32%) o il customer care (30%). E a proposito di e-commerce, secondo l’indagine solo le aziende più grandi sono propense ad aprire uno shop online: il 31% preferisce affidarsi a market place di terze parti, e un buon 23% semplicemente non fa nulla.
L’e-commerce in Italia cresce (+145% rispetto al 2020), ma continua a pesare poco (5% delle vendite totali). Tra i settori ancora parzialmente inesplorati, a dispetto del loro enorme potenziale, c’è l’utilizzo dei programmi di CRM (Customer Relationship Management), che permetterebbero ad una azienda di gestire tutti i suoi rapporti e le interazioni che ha con clienti potenziali ed esistenti. Solo il 33% delle aziende contattate li usa. Anche il settore dell’enoturismo è ancora agli albori della digitalizzazione: ben il 38% di chi dice di fare enoturismo non usa alcun strumento digitale, e chi lo fa (il 41%) usa solo portali web. L’analogico domina ancora gran parte del settore della produzione vera e propria: le attività di cantina sono gestite in prevalenza con strumenti manuali, o al massimo con strumenti basici come quelli offerti dalla suite di Microsoft Office. Solo le aziende più strutturate usano applicativi gestionali specifici. Quanto al futuro, le aziende della ricerca hanno dichiarato che nel prossimo anno e mezzo continueranno a concentrarsi su tecnologie standard nella comunicazione online, nei software gestionali o nell’e-commerce: tecnologie più avanzate come la realtà virtuale e aumentata, la blockchain, la sensoristica IoT (internet of Things) e la cybersecurity non sono viste come delle priorità.
Il futuro, quello vero, può aspettare.