di Chiara Demichelis e Enrico Machetta – Studio MA.DE
L’export di vino italiano ha segnato nel corso del 2021 dati record: 7, 1 miliardi di euro, con un incremento rispetto al 2020 del 15,8% delle DOP, che rappresentano, per valore, i due terzi dell’export di settore. Inoltre il 61% del mercato estero è rappresentato da Paesi extra UE: conferma per gli Stati Uniti come primo partner, e tra gli emergenti, un incremento del 29,2% della Cina e del 75,5% della Corea del Sud (fonte: osservatorio Uiv-Vinitaly- Ismea)
La tutela di Dop e Igp fuori dai confini nazionali e quindi oltre l’ordinamento giuridico italiano, diventa un importante fattore da tenere in considerazione per tutti gli operatori che si cimentano sul mercato estero.
La regolamentazione della materia è fornita in primo luogo dalla normativa comunitaria, che prevede all’interno del territorio dell’Unione una protezione uniforme e capillare per le denominazioni. In particolare l’art. 103 del Regolamento UE n. 1308/2013 vieta di ledere sia DOP che IGP con “qualsiasi usurpazione, imitazione o evocazione”.
Ma che tipo di protezione si ha per le denominazioni oltre i confini dell’Unione Europea?
I TRIPS valgono solo per le DO
Esiste in primo luogo una tutela offerta dagli accordi TRIPS, negoziati dall’Organizzazione Mondiale del Commercio che raggruppa 164 stati membri e quindi le maggiori economie mondiali e diversi Paesi in via di sviluppo. Tuttavia tali accordi prevedono per tutti gli Stati membri l’obbligo di protezione delle sole denominazioni di origine e non anche delle indicazioni geografiche. La protezione “aggiuntiva” fornita al settore vitivinicolo dagli accordi TRIPS è prevista all’art 23, che mira ad evitare l’inganno del pubblico e “l’agganciamento parassitario” per le DO.
L’Atto di Ginevra ha esteso la protezione anche alle Indicazioni Geografiche
L’Unione Europea – e quindi tutti gli Stati Membri- ha anche aderito all’Atto di Ginevra dell’accordo di Lisbona per la tutela delle denominazioni di origine e delle indicazioni geografiche, negoziato in sede di Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale. Già gli accordi di Lisbona consentivano una protezione rapida delle denominazioni di origine, ma tramite l’atto di Ginevra, tale tutela viene ampliata anche alle indicazioni geografiche, permettendone la protezione sull’intero territorio dei Paesi firmatari degli accordi, che ad oggi sono 40 in tutto il mondo. In questo caso, a differenza della protezione accordata dagli accordi TRIPS, è necessaria la registrazione di DOP e IGP, in modo similare ad una domanda brevettuale. Al link del Mise https://uibm.mise.gov.it/index.php/it/marchi/le-indicazioni-geografiche/sistema-di-lisbona è possibile reperire tutte le indicazioni necessarie per procedere alla registrazione internazionale della denominazione di origine e indicazione geografica.
La “protezione di lista”
Ulteriore protezione viene fornita attraverso lo strumento dei trattati internazionali negoziati dall’Unione Europea e singole nazioni, volti alla tutela di Dop e Igp a condizioni di reciprocità. In questo caso la protezione avviene secondo un sistema di tutela definito “protezione di lista”: i due Paesi contraenti si impegnano ad assicurare la protezione di IG e DO inserite nei relativi elenchi richiamati dal trattato.
A partire dagli anni ’90 del secolo scorso, si sono conclusi diversi trattati di questo tipo ; a titolo di esempio con Canada, Sud Africa, Australia, Cile, Stati Uniti. Alla fine del 2019 sono stati negoziati altri due accordi, rispettivamente con Giappone e Cina, reperibili nel testo integrale su sito del Parlamento Europeo (www.europarl.europa.eu). Così sul territorio cinese oggi vengono protetti (non solo con i caratteri occidentali ma anche con la traslitterazione in ideogrammi) le seguenti DOP: Asti, Barbaresco, Bardolino, Barolo, Brachetto d’Acqui, Brunello di Montalcino, Chianti, Conegliano-Valdobbiadene Prosecco, Dolcetto d’Alba, Franciacorta, Montepulciano d’Abruzzo, Soave, Toscano/Toscana, Vino Nobile di Montepulciano.
Per l’impresa vitivinicola che intenda rivolgere il suo sguardo al mercato estero, può essere strategicamente vincente prendere in considerazione i Paesi esteri ove la propria DOP o IGP conosca una forma più o meno capillare di protezione, al fine di porsi al riparo da falsificazioni e indebito utilizzo di nomi e provenienza.