Agosto 2019

La vespa samurai alla fiera dell’est

L’iperparassita della cimice asiatica verrà (forse) introdotto in Italia. Ma sulla lotta biologica le cose non sono semplici come sembra.

La vespa samurai alla fiera dell’est

La cimice asiatica Haylomprpha Halys è arrivata in Italia alcuni anni fa e ha già fatto strage. Le punture dell’insetto hanno provocato gravi danni alla produzione di mele, pere, kiwi, nocciole e ortaggi soprattutto nel Nord, con tendenza a espandersi. La Coldiretti stima un danno di 250 milioni di euro (opinione personale: sulle stime di Coldiretti in genere, sempre ben accolte dai media, dal consumo di panettoni a Natale fino ai danni da grandine all’indomani della grandinata, suggerisco una certa prudenza: ma che il danno sia elevato in questo caso è indubbio).
La lotta chimica è difficile, impattante e impopolare: si tenta la strada della lotta biologica con l’introduzione di un iperparassita, l’imenottero scelionide Trissolcus japonicus, ribattezzato vespa samurai con una certa enfasi guerriera. La femmina depone le uova all’interno dell’uovo della cimice, e le sue larve se ne nutrono uccidendolo.

Si spera che non arrivi poi il calabrone Ninja a predare la vespa samurai, come nella nota ballata di Angelo Branduardi.

Scherzi a parte, il motivo per cui l’introduzione dell’antagonista, di qualunque antagonista, richiede un periodo di studi è proprio quello che si tratta anche in questo caso di introdurre nell’ambiente un elemento che non c’era, e questo fatto non è mai del tutto privo di rischi.

La globalizzazione, con la facilità, la rapidità e la frequenza dei viaggi di persone e merci attraverso i continenti, ha scatenato una serie innumerevole di casi di introduzione di nuovi parassiti, che in ambienti nuovi hanno trovato ricchezza di prede e di ospiti, seminando distruzione. Tra i casi più recenti, oltre alla cimice asiatica, la Xylella fastidiosa dell’ulivo in Puglia, lo Scaphoideus titanus vettore della flavescenza dorata, la Popillia japonica che defoglia completamente chiome di alberi e di viti nell’area prealpina tra Piemonte e Lombardia (verosimilmente sbarcata all’aeroporto di Milano Malpensa).

Questo comporta per reazione la ricerca di mezzi adeguati di lotta, che nella maggior parte dei casi sono mezzi chimici, essendo per ora poco praticabili quelli di tipo genetico salvo la selezione di varietà resistenti con metodi tradizionali.

La lotta biologica è un mezzo alternativo che ha già fornito ottimi risultati contro molti parassiti, dalla cocciniglia cotonosa alla Metcalfa, con l’iauto però di specie già presenti negli ambienti italiani. Il rischio relativo a specie non autoctone è quello che trovandosi in un ambiente nuovo l’insetto antagonista trovi prede diverse da quelle “target”, cioè obiettivo, e potrebbe anche trattarsi di insetti utili, o importanti per l’ecosistema, i suoi cicli e le sue catene alimentari, oppure in alcuni casi addirittura creare danni di altro tipo a piante coltivate o alle persone. Per questo occorre operare con prudenza e valutare questi rischi prima di lanciare nuovi organismi nell’ambiente.

In verità la vespa samurai però è già presente in Italia, secondo quando segnalato dalla Fondazione Mach di San Michele all’Adige, unitamente a un altro iperparassita suo parente, il Trissolcus mitsukurii.

In Italia questi studi di impatto sono affidati al CREA, l’ente di ricerca che fa capo al Ministero per le Politiche Agricole. Anche la Fondazione Mach lavora sul tema.

L’apertura all’introduzione di organismi utili non autoctoni è oggetto di un decreto pubblicato nella G.U. n 208 del 5 settembre, DPR n. 102 del 5 luglio 2019.

Per l’effettiva attuazione del provvedimento occorrerà attendere la definizione dei criteri per l’immissione di specie e di popolazioni non autoctone attraverso un decreto del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, sentiti il Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo, il Ministero della salute e la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano.

I quali dovranno avvalersi appunto della consulenza del CREA. Poi ci saranno decreti specifici per ogni eventuale introduzione, e norme regionali per l’autorizzazione sui vari territori.

Quindi il giubilo per l’arrivo dei samurai pare quanto meno prematuro, anche se ampiamente giustificato.