Aprile 2023

La viticoltura eroica richiede robot valorosi

Un progetto europeo per portare innovazione di avanguardia a sostegno della viticoltura eroica: Fabio Zottele membro del Comitato Scientifico di CERVIM parla del progetto Scorpion

La viticoltura eroica richiede robot valorosi

Benedetta Pagni

La Val di Cembra è una delle vallate del Trentino i cui ripidi pendii ospitano terrazzamenti affollati di vigneti. “Negli anni passati, una parte di coltivazione tradizionale delimitata dai muri a secco è stata rimodellata per favorire la meccanizzazione e rendere più facile il lavoro. Ma questo ha delle conseguenze: modifica il paesaggio viticolo tradizionale, un patrimonio culturale unico riconosciuto in ogni parte del mondo. E non solo.” È quello che ci racconta Fabio Zottele, membro del comitato tecnico scientifico del CERVIM e tecnologo della Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige (TN).

Come spiega Zottele: “C’è il rischio che si creino due viticolture a diversa velocità: una che mantiene il paesaggio tra mille difficoltà e un’altra che lo modifica, servendosi della viticoltura tradizionale solo per il marketing. Ma c’è anche una terza via: la qualità del paesaggio viticolo è un vero e proprio fattore nella produzione e ne può incrementare il valore aggiunto. Basta decidere di usarlo”.

Fabio Zottele

CERVIM è un’organizzazione internazionale la cui missione è di valorizzate la viticoltura praticata in ambienti difficili come la montagna o le piccole isole, denominata per questo eroica. In queste condizioni la viticoltura si scontra con delle difficoltà strutturali per le quali non ci sono possibilità di crescita legate alle economie di scala. A questa problematica se ne aggiungono altre, note anche a chi lavora in fondovalle: la corretta gestione dei fitofarmaci, l’inquinamento e la salute dell’uomo e dell’ambiente.

“Chi conosce queste zone da sempre sa che il terrazzamento è il modello più adatto a questo contesto” sottolinea Zottele. Qui la viticoltura si basa su un sistema che ha trovato un equilibrio con le forzanti naturali (gravità, vento, erosione del suolo e drenaggio dell’acqua). L’evoluzione di questo modello non deve per forza essere l’adattamento della viticoltura alla meccanizzazione, ma viceversa, potrebbe essere la meccanizzazione ad adeguarsi ai contesti locali. Un esempio è l’automazione della distribuzione dei fitofarmaci: è su questi binari che si muove il progetto Scorpion.

Il robot per la montagna

“Il paradigma dominante, basato sulla viticoltura presente nella maggior parte del mondo, non può essere universale” spiega Zottele. “I vigneti alpini o quelli delle piccole isole sono da millenni dei laboratori di adattamento climatico, varietale e tecnologico e possono adattarsi ai cambiamenti socio-economici, compresi quelli che porterà l’intelligenza artificiale”. A questo si aggiunge il cambiamento climatico che sta mutando gli standard di produzione, con uno spostamento della viticoltura in aree diverse da quelle di origine.

Per rispondere a queste esigenze di maggiore flessibilità nasce, nell’ambito del programma europeo Horizon 2020, il progetto Scorpion, portato avanti da associazioni vinicole, aziende e istituzioni di ricerca e innovazione nel campo della robotica. La principale sfida è quella di perfezionare la gestione dei trattamenti fitosanitari in campo, al fine di ridurre l’impatto e il costo complessivo delle sostanze chimiche sia sull’ambiente circostante, sia sulla salute dell’uomo e della biodiversità.

Lo scopo è quello di costruire un robot autonomo e snello adatto a vigneti strutturalmente difficili e in grado di eseguire, in maniera precisa e sito-specifica, la distribuzione dei fertilizzanti e altri prodotti e i trattamenti con i fitofarmaci. Questo porterebbe numerosi vantaggi: da un alleggerimento del lavoro del viticoltore a un minor spreco di prodotto, fino a una riduzione dell’impatto ambientale.

Il progetto mira a sviluppare un apparato di irrorazione di precisione da inserire sopra un trattore senza pilota, abbastanza snello da muoversi in territori in pendenza e spazi ridotti. La piattaforma robotica è fornita di un ricevitore che utilizza il Sistema Europeo di Navigazione Satellitare Globale (EGNSS) a tripla frequenza (PPP, OS-NMA, HAS) che permette un’accurata localizzazione della macchina all’interno del vigneto e quindi maggiore affidabilità e precisione. La macchina utilizza anche Galileo, il sistema globale di navigazione satellitare (GNSS) dell’UE, che gli permette di auto-localizzarsi e di fornire un livello di precisione dell’ordine dei centimetri all’interno del vigneto.

L’atomizzatore è adattabile alla coltivazione e aggiusta automaticamente l’apertura degli ugelli in base allo stato della vegetazione, distribuendo la quantità necessaria di volta in volta e senza la necessità di intervento da parte dell’operatore. La macchina è anche dotata di una luce ultravioletta, che può sostituire parzialmente l’utilizzo di fitofarmaci, perché limita la diffusione di alcuni microrganismi.

In combinazione, queste tecnologie permettono una maggiore efficienza dei trattamenti, riducendo le quantità al minimo necessario, un aumento della resa dei vigneti, una riduzione dei costi di manodopera e una maggiore sicurezza per il viticoltore, che non deve più essere presente fisicamente. In altre parole, come gli stessi autori scrivono sul sito del progetto si tratta di “Cost effective robots for smart precision spraying”.

Vigneti in Val di Cembra – foto di Alessandra Biondi Bartolini

Innovazione prima per i viticoltori e poi per la viticoltura

L’acuirsi dei cambiamenti climatici ha portato a un recupero di territori ad altitudini maggiori, compresi quelli delle Alpi. Diverse uve a bacca bianca, coltivate a bassa quota, sono le prime vittime di vendemmie anticipate, che compromettono gli standard di qualità pensati 20 o 30 anni fa. Se la viticoltura inizia a spostarsi a quote maggiori, è importante ripensare sistemi adatti a questi nuovi paesaggi. È necessario quindi  investire in una robotica adeguata e in una viticoltura di precisione declinata su quelle che sono le esigenze di ogni singolo territorio.

Le zone in forte pendenza, a paesaggio frammentato e le piccole isole sono ambienti in cui la coltivazione della vite si scontra con difficoltà strutturali. La superficie non può essere aumentata, le produzioni sono basse, l’intensità del lavoro umano è elevatissima. Non si può paragonare questa viticoltura a quella del fondovalle.

Per Zottele “è possibile sviluppare un’innovazione capace di adiuvare la fatica di coltivare in questi ambienti. Essendo la viticoltura eroica una viticoltura piccola, con margini di guadagno limitati, anche le innovazioni devono adeguarsi a questa scala. Parlo di ‘micro-innovazioni’: a basso costo, potenzialmente autocostruibili e che si concentrino sulle specifiche difficoltà strutturali. In montagna o in forte pendenza, con condizioni di lavoro difficili e una media di 800 ore annue di lavoro (rispetto alle 300 del fondovalle), già il trasporto robotizzato degli attrezzi pesanti sarebbe una conquista”.

“Uno degli obiettivi del CERVIM è produrre un’innovazione innanzitutto per il viticoltore e, di conseguenza, per la viticoltura”, rimarca il tecnologo. “Portarsi l’irroratrice in spalla è faticoso e non solo: l’agricoltura è uno dei settori che registra ancora un numero elevato di incidenti per l’operatore”. Scorpion consentirebbe il monitoraggio e la cura delle coltivazioni senza che il viticoltore sia fisicamente presente in campo.

La difficoltà di viticolture così uniche è farle emergere anche all’interno dei contesti di ricerca, con sperimentazioni che siano applicative in questi spicchi di realtà. I progetti europei e i grandi investimenti vanno nella direzione opposta, con un approccio one-fits-all: una sola soluzione che possa essere applicata dal Bordeaux francese ai vigneti di Madeira in mezzo all’oceano Atlantico. Al contrario, le piccole coltivazioni spesso non hanno accesso ai grandi finanziamenti su robotica e innovazione e obiettivo di CERVIM è anche sostenere l’incontro dell’innovazione con queste realtà.

La viticoltura eroica è fatta dai viticoltori eroici: esiste perché ci sono persone che decidono di coltivare in condizioni completamente differenti e a tratti svantaggiose, ma il più delle volte comunque con grandi soddisfazioni” conclude Zottele.