Alessandra Biondi Bartolini
L’uso dei sistemi e le tecnologie digitali in agricoltura è in continua crescita. Per questo risulta fondamentale monitorare gli sviluppi dell’offerta delle nuove tecnologie e al tempo stesso verificare le aspettative, attese o disattese, degli agricoltori. Se ne è parlato in un incontro organizzato da Basf mercoledì 27 settembre alla Tenuta Ruffino di Poggio Casciano (FI).
L’obiettivo dell’incontro è stato quello di presentare, attraverso i dati dell’Osservatorio Smart Agrifood del Politecnico di Milano, una fotografia dell’agricoltura digitale in Italia, e partendo da questa riflettere e discutere delle prospettive, le criticità e le azioni, che nel prossimo futuro potranno rendersi necessarie per aumentare negli agricoltori la consapevolezza di quanto gli strumenti digitali possano essere utili nelle loro aziende e nel loro lavoro.
“Le sfide dell’agricoltura sono molte e serviranno sempre più strumenti diversi e innovativi per produrre di più e con risorse sempre più limitate. Basf per questo investe molto in ricerca e negli ultimi anni ha diversificato investendo nell’innovazione digitale con l’acquisizione di Horta” ha spiegato Simone Cerutti Global Business Manager di Basf nella sua introduzione “In questi anni abbiamo però verificato che nel trasferimento delle tecnologie digitali esistono anche delle criticità, dovute alla frammentazione colturale e aziendale, ma anche al forte legame con la tradizione, per cui gli agricoltori non si avvicinano facilmente alle innovazioni. Gli anni della ripresa e del post pandemia hanno dimostrato che dotarsi del digitale e di tutti gli strumenti che portano ad adottare una metodologia agronomica nuova e diversa rispetto a quella del “si è sempre fatto”, può aiutare le aziende”.
I modelli, cuore dei sistemi di supporto alle decisioni DSS
Tra le soluzioni dell’Agricoltura 4.0 più diffuse anche in viticoltura troviamo i DSS (Decision Support System) o Sistemi di Supporto alle decisioni, utilizzati ad esempio per scegliere i momenti più adatti per distribuire i fitofarmaci, definire le dosi di prodotti e fertilizzanti o per razionalizzare gli interventi irrigui. Un DSS o sistema di supporto alle decisioni parte dai dati rilevati nel monitoraggio della pianta, dei patogeni, dell’ambiente e delle condizioni fisiche e climatiche, per alimentare dei modelli matematici sviluppati e validati per descrivere la biologia del sistema e la sua risposta ai diversi fattori; sono questi che, a loro volta, restituiscono come output un consiglio agronomico offerto all’agricoltore, il quale deciderà quali azioni intraprendere.
“Il cuore del DSS sono i modelli, quello che dà valore alle informazioni raccolte in campo. Dati che letteralmente inondano i produttori e se non vengono elaborati e interpretati dal punto di vista agronomico possono creare confusione” ha spiegato Vittorio Rossi dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza raccontando come nel 2008 ha messo a disposizione degli agricoltori i modelli matematici sviluppati nella sua attività di ricerca, creando lo spinoff universitario Horta. “Citando il Piccolo Principe” ha continuato Rossi “per i tool e l’agricoltura digitale possiamo dire davvero che l’essenziale è invisibile agli occhi. Non lasciamoci rapire da user interface (i pannelli di controllo ndr) bellissime e molto smart: quello che è importante è quello che c’è dietro, che è l’unica cosa che ci permette di sfruttare e affidarci ai dati e alle loro risorse”. Modelli che siano frutto della ricerca e che, nella loro capacità di fare previsioni e interpretare i dati, siano naturalmente utili agli agricoltori.
L’agricoltura 4.0 in Italia
“L’Osservatorio Smart Agrifood monitora dal 2016 l’evoluzione e il ruolo dell’agricoltura digitale o 4.0, definita come un’evoluzione dell’agricoltura di precisione e che si realizza attraverso la raccolta automatica di dati di varia provenienza generati e condivisi da device e macchine diversi” ha spiegato Chiara Corbo direttrice della struttura che all’interno del Politecnico di Milano conta più di 100 ricercatori e analisti che monitorano l’impatto del digitale nei diversi ambiti “L’utilizzo delle tecnologie 4.0 permette di creare conoscenza e supportare l’agricoltore nei processi decisionali. Lo scopo è di aumentare la sostenibilità economica, sociale e ambientale e di ottenere dei benefici che non sono legati solo alla singola applicazione di campo o all’azienda ma che si estendono all’intera filiera. Un esempio è quello della tracciabilità: i dati che raccolti in campo possono avere ricadute a diversi livelli ed essere messi a valore nei confronti del consumatore o usati per rendere più rapidi i processi di certificazione”.
Quello delle tecnologie digitali per l’agricoltura è un mercato in crescita, passato dai 100 milioni di euro del 2017, primo anno di rilevazione da parte dell’Osservatorio, alla stima di 2,1 miliardi di Euro per il 2022.
Dagli ultimi dati rilevati il mercato si compone di sistemi di monitoraggio e controllo di mezzi e attrezzature, macchinari connessi, sistemi di monitoraggio e controllo da remoto di coltivazioni, terreni e infrastrutture, software gestionali aziendali che rappresentano le tecnologie abilitanti di tutti i diversi sistemi, sistemi di mappatura di coltivazioni e terreni e sistemi di supporto alle decisioni.
Le aziende agricole che nel 2022 hanno dichiarato di utilizzare almeno una soluzione di agricoltura 4.0 superano il 70% del campione e sono in crescita (+7% rispetto al 2021). “Quello che è ancora più importante tuttavia” ha aggiunto Corbo “non è tanto l’utilizzo di una soluzione in sé ma l’utilizzo in parallelo e in modo integrato di più soluzioni come avviene per esempio nei DSS”. E in effetti i dati rilevano che più della metà del campione, utilizza più di una soluzione.
Non compaiono ancora tra le tecnologie adottate, sistemi come i robot o i sistemi di Intelligenza artificiale che, sebbene siano molto visibili a livello mediatico, risultano ancora un mercato in fase di strutturazione e sono invece presenti tra i trend di sviluppo futuri che l’Osservatorio rileva con il monitoraggio delle Startup innovative a livello internazionale.
I benefici riscontrati dopo l’adozione sono coerenti con i fabbisogni: un minor consumo dei mezzi tecnici, riduzione dei costi di produzione, miglioramento delle condizioni di lavoro grazie a una migliore organizzazione e pianificazione degli interventi.
Ma non tutti percepiscono vantaggi e benefici e chiedendo alle aziende che non hanno adottato soluzioni digitali si trovano tra i motivi riportati, oltre alla dimensione aziendale ritenuta troppo piccola e la resistenza al cambiamento che caratterizza il settore agricolo, anche una certa difficoltà a comprendere e a valutare i vantaggi dei nuovi strumenti. “Questo” ha aggiunto Corbo ”porta a focalizzare l’attenzione sul fatto che i benefici dell’agricoltura 4.0 devono essere spiegati e comunicati meglio”.
Manca un’offerta formativa per l’agricoltore 4.0?
Quello che manca, ci chiediamo a questo punto, forse è proprio una regia che monitori e coordini le iniziative e le attività di formazione e informazione, perché in questa fase è quanto mai fondamentale che agli agricoltori e ai professionisti e consulenti, siano date competenze e informazioni adatte per operare le scelte più adeguate. Competenze che, per quanto di qualità tecnica spesso elevatissima, non possono arrivare solo da coloro che di queste tecnologie rappresentano l’offerta.
“Quello che si cerca di trasmettere agli studenti” risponde Vittori Rossi che a Piacenza coordina il Corso di Laurea Magistrale in Agricoltura Sostenibile e di Precisione “è che non basta conoscere gli strumenti digitali dal punto di vista tecnologico, ma occorre imparare a guardarle in senso critico. Solo questo permetterà a quei giovani agronomi di portare nell’azienda giusta la soluzione giusta. Di soluzioni ce ne sono tante, sono molto diverse tra loro e non necessariamente vanno bene in tutte le aziende che a loro volta sono diverse per storia, cultura e contesti. E in quest’ottica può essere molto utile anche fare chiarezza sulle stesse definizioni delle offerte di agricoltura digitale perché ci sono molte sovrapposizioni e semplificazioni”. In questo momento di grande sviluppo dell’offerta sicuramente è molto alto il rischio di fare errori strategici, “bruciare” una tecnologia e con essa anche la fiducia nell’innovazione; la soluzione non può essere che nella formazione di una nuova coltura digitale negli agricoltori e nei tecnici perché come già osservava più di un anno fa su Millevigne anche Maurizio Gily, esiste un gap tra le potenzialità dell’agricoltura digitale e la sua attuazione.