Giuliano Preghenella, agricoltore trentino impegnato nello sviluppo dell’agricoltura 4.0. ci ha inviato una riflessione per animare la discussione sul ruolo delle cooperative nella crescita e lo sviluppo degli agricoltori e dei territori e sui rapporti tra dirigenze e soci.
Chi desideri esprimere la propria personale opinione in proposito può scrivere a redazione@millevigne.it
“L’innovazione nel vino ha le ali per volare, ma non sempre le scarpe per camminare”. Questo concetto l’aveva scritto Maurizio Gily su Millevigne di settembre, l’ha recentemente ripetuto il prof. Attilio Scienza al convegno “ITALIA NEXT DOP” aggiungendo un qualcosa che naturalmente nessuno ha ripreso e cioè che la Cooperazione agricola italiana capace di produrre oltre il 60% del vino nel nostro Paese, dovrebbe farsi lei stessa protagonista del trasferimento dell’innovazione presso tutti i suoi soci.
Come dare torto al prof. Scienza?
Tuttavia, spiegare perché la Cooperazione Agricola esita ad investire in formazione e sperimentazione può essere complesso. Ritengo che il problema risieda nella gestione di questo settore da parte di persone che non sono agricoltori, ma che operano in altri settori. Questi amministratori e dirigenti possono aver avuto origini contadine, ma una volta giunti a posizioni dirigenziali attorno al mondo dell’agricoltura, spesso non comprendono appieno le esigenze del settore.
Questo è un significativo scostamento rispetto all’idea originale della cooperazione agricola, così come intesa da Don Guetti, il fondatore della cooperazione trentina, che amava dire di se: “nato contadino e sempre vissuto tra contadini provai le loro miserie, conobbi le loro croci e vessazioni, indovinai i loro bisogni e cercai di aiutarli”.
Purtroppo, questa mentalità non è presente nella Cooperazione agricola di oggi.
Nessuno ci ascolta e cerca di aiutare noi soci e questo atteggiamento è poco lungimirante, perché impedisce di attrarre giovani nel settore, aggravando così il problema dello spopolamento e della mancanza di ricambio generazionale, che diventerà sempre più evidente con il passare del tempo e l’uscita della generazione dei baby boomer.
Ritengo che per prima cosa sarebbe opportuno inserire una clausola nello statuto delle nostre cooperative che consenta l’accesso solo ad agricoltori professionisti nei consigli di amministrazione, escludendo altre figure che vedono il lavoro in campagna solo dal finestrino dell’auto.
Mentre per dare all’innovazione del vino le scarpe che secondo Gily e Scienza mancano per camminare da agricoltore mi permetto di dare al mondo della Cooperazione cinque piccoli suggerimenti da adottare il più presto possibile:
1. Incentivi fiscali:
Agli agricoltori che in cooperazione investono in formazione e ricerca potrebbero essere offerti incentivi fiscali, come crediti d’imposta o sgravi fiscali, l’acquisto in gruppo potrebbe anche includere sconti sui costi di acquisto di nuove attrezzature o finanziamenti agevolati per l’acquisto di tecnologie avanzate.
2. Collaborare con le università:
Le cooperative agricole potrebbero collaborare con le università e centri di ricerca locali per svolgere ricerche e offrire formazione ai loro membri includendo la partecipazione a programmi di accelerazione o l’organizzazione di hackathon, dove i membri delle cooperative e le aziende tecnologiche lavorano insieme per sviluppare soluzioni innovative e prevedere l’accesso a borse di studio o a finanziamenti per la ricerca.
3. Organizzare eventi di formazione:
Le cooperative agricole potrebbero organizzare eventi di formazione per i loro membri, con l’aiuto di esperti del settore. Questi eventi potrebbero includere workshop, conferenze o seminari su temi specifici, come la tecnologia agricola o la gestione aziendale con sessioni pratiche su come utilizzare attrezzature agricole avanzate, come i droni per la mappatura dei terreni o l’agricoltura di precisione.
4. Sviluppare una cultura dell’apprendimento:
Le cooperative agricole potrebbero incoraggiare una cultura dell’apprendimento all’interno della propria organizzazione con la promozione dell’apprendimento continuo, la condivisione delle conoscenze tra i membri, l’accesso a risorse educative come libri, video e corsi online, coinvolgendo in primis i giovani con attività specifiche per loro, tipo campi estivi sull’agricoltura o la partecipazione a programmi di tirocinio presso le cooperative agricole.5. Mostrare i vantaggi dell’investimento in formazione e ricerca:
Le cooperative agricole potrebbero evidenziare i vantaggi dell’investimento in formazione e ricerca, come l’aumento della produttività, della qualità, della sostenibilità ambientale, la riduzione dei costi e l’innovazione tecnologica.
Ecco questo è ciò che penso e auspico.
Tempo ne abbiamo già perso abbastanza, ora sarebbe il momento di agire, l’innovazione è un treno che passa, salirci a bordo e andare lontano dipende dalla nostra volontà.
Come dare torto al prof. Scienza?
Tuttavia, spiegare perché la Cooperazione Agricola esita ad investire in formazione e sperimentazione può essere complesso. Ritengo che il problema risieda nella gestione di questo settore da parte di persone che non sono agricoltori, ma che operano in altri settori. Questi amministratori e dirigenti possono aver avuto origini contadine, ma una volta giunti a posizioni dirigenziali attorno al mondo dell’agricoltura, spesso non comprendono appieno le esigenze del settore.
Questo è un significativo scostamento rispetto all’idea originale della cooperazione agricola, così come intesa da Don Guetti, il fondatore della cooperazione trentina, che amava dire di se: “nato contadino e sempre vissuto tra contadini provai le loro miserie, conobbi le loro croci e vessazioni, indovinai i loro bisogni e cercai di aiutarli”.
Purtroppo, questa mentalità non è presente nella Cooperazione agricola di oggi.
Nessuno ci ascolta e cerca di aiutare noi soci e questo atteggiamento è poco lungimirante, perché impedisce di attrarre giovani nel settore, aggravando così il problema dello spopolamento e della mancanza di ricambio generazionale, che diventerà sempre più evidente con il passare del tempo e l’uscita della generazione dei baby boomer.
Ritengo che per prima cosa sarebbe opportuno inserire una clausola nello statuto delle nostre cooperative che consenta l’accesso solo ad agricoltori professionisti nei consigli di amministrazione, escludendo altre figure che vedono il lavoro in campagna solo dal finestrino dell’auto.
Mentre per dare all’innovazione del vino le scarpe che secondo Gily e Scienza mancano per camminare da agricoltore mi permetto di dare al mondo della Cooperazione cinque piccoli suggerimenti da adottare il più presto possibile:
1. Incentivi fiscali:
Agli agricoltori che in cooperazione investono in formazione e ricerca potrebbero essere offerti incentivi fiscali, come crediti d’imposta o sgravi fiscali, l’acquisto in gruppo potrebbe anche includere sconti sui costi di acquisto di nuove attrezzature o finanziamenti agevolati per l’acquisto di tecnologie avanzate.
2. Collaborare con le università:
Le cooperative agricole potrebbero collaborare con le università e centri di ricerca locali per svolgere ricerche e offrire formazione ai loro membri includendo la partecipazione a programmi di accelerazione o l’organizzazione di hackathon, dove i membri delle cooperative e le aziende tecnologiche lavorano insieme per sviluppare soluzioni innovative e prevedere l’accesso a borse di studio o a finanziamenti per la ricerca.
3. Organizzare eventi di formazione:
Le cooperative agricole potrebbero organizzare eventi di formazione per i loro membri, con l’aiuto di esperti del settore. Questi eventi potrebbero includere workshop, conferenze o seminari su temi specifici, come la tecnologia agricola o la gestione aziendale con sessioni pratiche su come utilizzare attrezzature agricole avanzate, come i droni per la mappatura dei terreni o l’agricoltura di precisione.
4. Sviluppare una cultura dell’apprendimento:
Le cooperative agricole potrebbero incoraggiare una cultura dell’apprendimento all’interno della propria organizzazione con la promozione dell’apprendimento continuo, la condivisione delle conoscenze tra i membri, l’accesso a risorse educative come libri, video e corsi online, coinvolgendo in primis i giovani con attività specifiche per loro, tipo campi estivi sull’agricoltura o la partecipazione a programmi di tirocinio presso le cooperative agricole.5. Mostrare i vantaggi dell’investimento in formazione e ricerca:
Le cooperative agricole potrebbero evidenziare i vantaggi dell’investimento in formazione e ricerca, come l’aumento della produttività, della qualità, della sostenibilità ambientale, la riduzione dei costi e l’innovazione tecnologica.
Ecco questo è ciò che penso e auspico.
Tempo ne abbiamo già perso abbastanza, ora sarebbe il momento di agire, l’innovazione è un treno che passa, salirci a bordo e andare lontano dipende dalla nostra volontà.
Giuliano Preghenella