Almeno per i prossimi 180 giorni il cosiddetto carosello dei dazi americani risparmierà il vino italiano. Ciò che accadrà dopo è ignoto, il che sicuramente non giova alla tranquillità dei produttori né a quella degli importatori. Le associazioni della filiera esprimono gratitudine ai negoziatori europei, sotto la guida del commissario Phil Hogan, anche se è probabile che abbiano pesato maggiormente le pressioni degli operatori statunitensi. Rimangono i dazi del 25% sui vini francesi fermi, per i quali si temeva però il peggio, visto che si paventava addirittura una crescita al 100%. I dazi rappresentano una ritorsione dell’amministrazione Trump contro gli aiuti di stato concessi al consorzio europeo Airbus, che avrebbero creato concorrenza sleale ai costruttori di aeromobili USA, cioè la Boeing. Un conflitto tra giganti dai contorni non così chiari in quanto anche la Boeing avrebbe avuto aiuti: inoltre parte delle difficoltà che sta attraversando la compagnia sono legate ai dubbi sull’affidabilità del velivolo 737 che è stato protagonista di due gravi incidenti dovuti, pare, a un difetto di progettazione del sistema anti-stallo, con conseguente fermo da parte di varie compagnie e con danno di oltre un miliardo di dollari. Cosa tutto questo c’entri col Parmigiano Reggiano o con i vini francesi è difficile capirlo, ma vale la vecchia favola del lupo e dell’agnello.
Maurizio Gily