Sommario

05 / 2011

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Viticoltura

In difesa della viticoltura convenzionale

Di Richard Smart Gennaio 2020

Il Dr Richard Smart, dopo una brillante carriera di studioso e ricercatore tra Australia, Nuova Zelanda e Stati Uniti, dal 1990 si dedicò alla professione di consulente privato di viticoltura, operando in molti paesi del mondo (Italia compresa). Scrittore assai prolifico, pubblicò nel 1991 un manuale tecnico di grande successo, “Sunlight into wine”, considerato una sorta di manifesto della viticoltura del Nuovo Mondo, in particolare sul tema del “canopy management” (gestione della chioma). Attualmente vive tra Tasmania e Inghilterra. http://www.smartvit.com.au/

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Viticoltura

Sarmenti, acque reflue, sottoprodotti della vinificazione: rifiuti o risorse?

Di Matteo Marenghi Gennaio 2020

 Il recupero dei residui di potatura permette una valorizzazione del contenuto energetico di biomasse che, in alternativa, andrebbero distrutte. Ma questa è solo la più intuitiva delle opzioni che, travalicando il semplice aspetto di ecosostenibilità,, si pongono anche come percorsi di valenza economica e strategica per le aziende vitivinicole.

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Enologia

Lieviti “alternativi” per la vinificazione

Di AA. VV. Gennaio 2020

Il concetto di qualità del vino è dinamico e si evolve nel tempo in sintonia con le nuove richieste dei consumatori e dei produttori. Attualmente, i vini provenienti da specifici territori devono avere caratteristiche di peculiarità per essere riconoscibili, ma anche caratteristiche di distinzione che ne tracciano l’identità. Queste caratteristiche sono influenzate da molteplici fattori, tra i quali giocano un ruolo rilevante le scelte biotecnologiche e le condizioni operative applicate in cantina.

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Economia e Diritto

Cliente che non paga vince?

Di Monica Pisciella Gennaio 2020

Il problema dei tempi di riscossione dei crediti da parte dei produttori è conosciuto e ricorrente ormai da tempo. I venti di crisi che si sono abbattuti sui mercati internazionali a partire dal 2008 hanno reso ancora più complessa e spinosa la questione, tanto da evidenziare un meccanismo che appare non più sostenibile nel lungo termine. Ma come si è arrivati fin qui, a tempi di pagamento che in alcuni casi arrivano a un anno e oltre? Per non parlare di quando, nella peggiore delle ipotesi, i produttori perdono del tutto i soldi. E, soprattutto, esistono delle soluzioni, un modo per modificare questa consuetudine così deleteria?

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