Gennaio 2020

Nuovo scandalo in Oltrepò

Canneto Pavese, DOC e IGT fasulle

Nuovo scandalo in Oltrepò

P. Veronese, Le nozze di Cana

 

di Maurizio Gily

7 indagati di cui 5 arrestati tra dirigenti e collaboratori della cantina sociale di Canneto Pavese a seguito di un’indagine della Guardia di Finanza partita nel 2018. L’accusa è di frode in commercio. Per quanto è dato sapere fino ad oggi si tratterebbe di quel genere di truffa che potremmo definire come “moltiplicazione miracolosa dei bollini”. In pratica si registrano nella dichiarazione di produzione partite di uve a DOC e IGT in entrata fino a coprire tutto il “carico” previsto dai disciplinari in base alla superficie viticola, anche se una parte di quelle uve in realtà non è mai arrivata, e ciò che manca viene coperto in qualche modo: uve da vigneti non iscritti, superi di chi produce oltre i limiti della DOC (come noto il 20% massimo di eccedenza è legale ma non può avere la DOC) e, se questo non basta, acquisto di vini comuni in cisterna; e se questo non basta ancora, l’immortale “bastone”: un po’ di mosto, acqua, zucchero, sali minerali e acidi organici, lievito e tutto in vasca a fermentare. Secondo gli inquirenti pare che nessuno di questi trucchi sia stato scartato.

Premesso che, come sempre, i fatti vanno dimostrati e tutti sono innocenti fino a prova contraria, non c’è dubbio che la notizia stessa, magari enfatizzata con stupidaggini mediatiche del tipo “avvelenano il vino” che fanno sempre audience, rappresenti un nuovo colpo per l’immagine di uno dei territori più vocati della viticoltura italiana, che purtroppo da episodi simili è già stato toccato recentemente, non senza conseguenze per la sua reputazione.

Probabilmente l’Oltrepò, proprio a causa delle vicende recenti, è sotto particolare osservazione da parte degli organi di controllo, ma questo non vuol dire, temo, che il gioco delle tre carte  si faccia solo in Lombardia. E davvero fatico a capire perché un dirigente di cooperativa, cioè di un’azienda che per statuto non distribuisce utili e dividendi a nessuno, si prenda la responsabilità di agire da falsario, magari pensando di fare, tutto sommato, un peccato veniale, per distribuire qualche soldo in più ai soci  e acquisirne così il favore, o forse, più probabilmente, perché tra un passaggio e l’altro qualche pagliuzza dorata possa restargli attaccata alle dita.

C’è anche chi sostiene che un disciplinare che consente in un territorio collinare di fare 150 quintali per ettaro di Pinot grigio, più il 20% di superi, per un totale di 18 tonnellate di uva per ettaro, non è, salvo casi particolari, aderente a quella realtà, e sembra fatto apposta per favorire un’elastica “politica dell’accoglienza”. Un tema su cui il Consorzio di Tutela, sempre alle prese con polemiche interne ed esterne, dovrebbe fare una riflessione, perché le dichiarazioni di fuoco per il danno di immagine ogni volta che un nuovo scandalo si presenta, evidentemente, non sono sufficienti.