Il comunicato stampa, che riportiamo qui sotto, titola così “ONAV si apre ai vini non convenzionali”. Conoscendo e stimando Francesco Iacono da molti anni prima che diventasse direttore dell’ONAV , posso senz’altro affermare che si tratta di un agronomo non convenzionale… e quindi non mi sorprende questa sua apertura. Anche se i vini cosiddetti naturali hanno più successo di critica che di pubblico, è indubbio che anche grazie a loro una sorta di rivoluzione ha attraversato il mondo dell’enologia . Il fatto che l’ONAV se ne accorga fa sperare che se ne accorgano anche certe commissioni di valutazione dei vini a DOC e DOCG dove spesso la “verità ” di un prodotto passa in secondo piano rispetto alla ricerca esasperata dell’imprecisione tecnica. Abbiamo parlato altre volte della difficoltà di trovare un punto di equilibrio in questo senso, tra la necessità di proporre al pubblico vini corretti, soprattutto se certificati per la loro origine, e le conseguenze enologiche di un’enologia poco “interventista” ma non per questo distratta e poco informata (anzi, è proprio il contrario: meno tecnologia si usa e più conoscenza serve). E’ una faccenda complicata, ma parlarne è necessario e Francesco fa bene a farlo.
Maurizio Gily
IL COMUNICATO ONAV:
Una definizione forte per una tematica di grande attualità, la realtà dei vini non classificabili in modo convenzionale. Vini naturali, biodinamici, ancestrali, solo per citarne qualche esempio, sono oggi guardati con sempre maggiore interesse da parte della stampa, degli operatori e dei consumatori. Non possono quindi essere ignorati dal mondo della degustazione. Di questo ha parlato il direttore ONAV Francesco Iacono in occasione del convegno I vini non convenzionali, organizzato dall’Università di Foggia, rivolto a studenti universitari e a produttori. Iacono è direttore di ONAV e fa parte del comitato scientifico dell’Organizzazione. Grazie a questa competenza è stato chiamato a introdurre il convegno. <<La nostra organizzazione, sin dalla sua fondazione nel 1951, ha come finalità la conoscenza del vino approfondita dal punto di vista della degustazione e di ciò che sta dietro alla bottiglia – afferma Iacono. – Per questo abbiamo deciso di sviluppare anche il tema del vini non convenzionali, che definisco quasi “anarchici”.>> Un’ anarchia intesa nella migliore accezione, che sta a significare, secondo la definizione di Pierre Joseph Proudhon, il rispetto dell’individualità delle scelte e delle decisioni del produttore.
Su questo tema ONAV sta già studiando un corso dedicato.
“C’è ancora il preconcetto da parte di molti che il vino naturale significhi rifiuto della scienza e assecondamento del corso della natura. Non è così. Produrre un vino non convenzionale oggi significa avere una perfetta padronanza della fisiologia della vite e dell’enologia, per intervenire il meno possibile, con l’obiettivo di ottenere un vino espressione di un terroir e di una filosofia produttiva precisa “.