a cura di Daniele Eberle
La difesa del vigneto è una pratica che ogni anno richiede un’attenzione costante da parte del viticoltore. Da una parte c’è l’esigenza di ottenere una produzione di elevata qualità, dall’altra quella di razionalizzare gli interventi e minimizzare l’impatto ambientale e residuale dei trattamenti.
Grazie alle competenze acquisite nel corso della mia attività professionale, come agronomo specializzato nel settore vitivinicolo riguardo alla difesa della coltura ed alla qualità del vino, ho ritenuto opportuno fornire un contributo concreto e spunti di carattere operativo alle aziende agricole del territorio piemontese. A partire dal 2018 è stata impostata una sperimentazione di pieno campo che ha visto impegnate per tre stagioni consecutive, da una parte la società BASF come fornitrice di mezzi tecnici per la difesa e dall’altra 4 Aziende Agricole che hanno messo a disposizione una parte dei propri vigneti e le proprie attrezzature per lo svolgimento delle operazioni colturali. L’esperienza ha riguardato vitigni e zone rappresentativi della produzione vitivinicola piemontese.
Per ogni annata è stato impostato un protocollo di trattamenti che prevedeva la valutazione di una linea di difesa della coltura utilizzando principalmente fungicidi della linea BASF, nel rispetto del Disciplinare di Produzione Integrata della Regione Piemonte, a confronto con un testimone non trattato per la valutazione della incidenza delle malattie. I trattamenti sono stati realizzati, con attrezzature aziendali, seguendo le indicazioni fornite dal modello previsionale Vite.Net di Horta. In ogni annata, oltre ai rilievi di carattere fenologico e di sviluppo delle avversità, sono stare realizzate le microvinificazioni delle uve provenienti dal testimone non trattato e dalla linea BASF per verificare da un lato l’incidenza delle malattie sulla qualità dell’uva e del vino, dall’altra l’eventuale interferenza dei trattamenti con i processi di vinificazione e la presenza di eventuali residui degli stessi sull’uva e sul vino.
L’esperienza ha permesso di trarre alcune importanti indicazioni operative sia per la parte realizzata in vigneto che per quella in cantina.
La parte di campo ha mostrato che il corretto posizionamento dei prodotti fitosanitari in funzione delle loro caratteristiche nelle fasi fenologiche di maggior rischio consente di ottenere ottimi risultati nel contenere le malattie limitando allo stretto necessario il numero degli interventi. In questo caso di fondamentale importanza è l’utilizzo dei modelli previsionali che consentono da un lato di intervenire in funzione preventiva nei momenti in cui esiste un rischio concreto di infezione, dall’altro di evitare l’insediamento della malattia in campo ottenendo sia una migliore efficacia dei trattamenti che una loro riduzione nella seconda parte della stagione: controllare le infezioni primarie per contenere le infezioni secondarie. I risultati ottenuti sono anche dovuti alla modalità di distribuzione che ha previsto la taratura delle macchine prima dell’inizio delle prove e il continuo adattamento dei volumi in funzione della crescita della vegetazione. Una bagnatura corretta, e il contenimento della deriva, è alla base della efficacia dei trattamenti. Corretto posizionamento significa anche rispetto delle strategie antiresistenza delle molecole, che si è ottenuto alternando i meccanismi d’azione impiegati nella strategia di difesa. Nel caso specifico della lotta all’oidio, patogeno particolarmente attivo sulle varietà presenti nelle aziende oggetto di sperimentazione, ottimi risultati si sono ottenuti posizionando i trattamenti di Sercadis® (fluxapyroxad) in funzione preventiva ad inizio stagione in alternanza a Vivando® (metrafenone), sfruttando sia l’efficacia dei due formulati che il loro diverso meccanismo di azione. Lo stesso risultato su peronospora si è ottenuto alternando opportunamente trattamenti di Saviran® Star (benalaxil-m+folpet) e Delan® Pro (dithianon + fosfonato di potassio) nelle fasi pre-fiorali con i formulati della linea Enervin® (ametoctradin) impiegato nella fase di fioritura/allegagione.
Altrettanto interessanti e degni di nota sono stati i risultati i risultati ottenuti con le microvinificazioni che hanno evidenziato diversi aspetti:
- L’evidente impatto negativo sulla qualità del vino legato alla presenza dei funghi patogeni. In particolare, nei vini ottenuti dalle uve provenienti dai testimoni non trattati, si sono osservati importanti alterazioni legati a difetti nella maturazione tecnologica e fenolica delle uve e una elevata presenza di sostanze indesiderate come l’acido gluconico (indicatore generico del cattivo stato sanitario dell’uva) o l’1-octen-3 olo, indicatore specifico della presenza di oidio nell’uva, che può avere un impatto olfattivo negativo riscontrabile sul vino.
- La non interferenza negativa delle linee di difesa adottate sui processi di vinificazione, che si sono sempre svolti regolarmente sia a livello di fermentazione alcolica sia a livello di fermentazione malolattica;
- La limitata presenza di residui di agrofarmaci nel vino finito. Posizionando correttamente i prodotti nel corso della stagione infatti, non solo sono stati rispettati tutti i limiti di legge (Limiti Massimi di Residui o LMR), ma in molti casi le sostanze attive o non sono state rilevate nel vino (come nel caso di fluxapyroxad, metrafenone, dithianon e benalaxil-m), o sono state rilevate in frazioni molto limitate dello stesso LMR (in genere ben al disotto del 5%), con la sola eccezione del fosfonato di potassio che, essendo più solubile, tende a trasferirsi nel vino fino ad essere rilevato dalle attrezzature strumentali fino a valori di un 10-15% rispetto al LMR fissato di 100 ppm.
In conclusione, l’esperienza ha mostrato come l’utilizzo delle conoscenze agronomiche e fitoiatriche legate al ciclo delle malattie, la conoscenza della fenologia della vite e le caratteristiche dei prodotti impiegati abbia consentito di realizzare, in condizioni pratiche di campo, una difesa in grado di conciliare un’elevata qualità della produzione con il dovuto rispetto per la qualità dell’ambiente e la salute di agricoltore e consumatore.