Gennaio 2023

Paesaggio e qualità: la terza via della Valle d’Aosta

In Valle d’Aosta abbiamo visitato i siti interessati dal progetto transfrontaliero del programma ALCOTRA che ha realizzato la Strada dei vigneti alpini, allo scopo di comprendere l’importanza della viticoltura di montagna per la tutela del paesaggio, della biodiversità e di potenziamento dell’offerta turistica.

Paesaggio e qualità: la terza via della Valle d’Aosta

di Alessandra Biondi Bartolini

Al forte di Bard, la porta strategica di accesso alla Valle d’Aosta, l’ultima sala del Museo delle Alpi propone una riflessione importante sul futuro delle zone montane: “Le Alpi corrono due rischi: diventare il museo di se stesse in omaggio alla tradizione e alla nostalgia, oppure ridursi a parco giochi per il piacere dei cittadini. Il loro futuro è certamente appeso a una terza via” si legge.

L’agricoltura e la viticoltura in modo particolare fanno parte della terza via.

Il progetto di cooperazione internazionale transfrontaliera Vi.A. Route des vignobles alpins del programma ALCOTRA realizzato tra il 2018 e il 2021, che coinvolge la Valle d’Aosta, il Nord del Piemonte e la Savoia francese, nasce con lo scopo di creare e incrementare lo sviluppo di un turismo sostenibile e innovativo, integrando e valorizzando nei territori le peculiarità paesaggistiche, enologiche, gastronomiche, storiche, culturali e geografiche. La Via del vigneti alpini si propone così di sostenere i viticoltori e l’agricoltura di montagna rendendola un veicolo di cultura e facendola dialogare con gli altri poli di attrazione turistica e culturale della regione. Grazie al Dipartimento di Agricoltura della Regione autonoma della Valle d’Aosta siamo andati a visitare i siti interessati al progetto e a conoscere le tante voci, fatte di giovani agricoltori, ristoratori, guide turistiche ed escursionistiche, istituzioni, tecnici viticoli ed enologi, che partecipano insieme alla rinascita enologica della regione più piccola d’Italia.

 I numeri della Valle: piccole superfici per una grande biodiversità viticola

Con 430 ettari di superficie vitata, della quale circa il 60% ricadente nella DOC Valle d’Aosta, che nel 1985 ha riunito sotto un unico ombrello i vini delle sette sottozone o menzioni geografiche di Donnas, Arnad Montjovet, Chambave- Nus, Torrette, Enfer e Blanc de Morgex e La Salle, la viticoltura della Valle d’Aosta si snoda su non più di 90 km compresi tra i 300 metri slm della media Valle e i 1200 dei terrazzi di Morgex ai piedi del Monte Bianco. A differenziare le diverse sottozone sono i suoli generati dallo spostamento del ghiacciaio e dai sedimenti portati dalle valli laterali, la pendenza orografica dei versanti vitati che può raggiungere il 120%, il microclima, l’esposizione (il droit, il diritto esposto a Sud, e l’envers il rovescio, che guarda a Nord), ma anche le forme di allevamento e i vitigni, prevalentemente autoctoni o tradizionali, Nebbiolo, Petit rouge, Fumin, Cornalin, Vuillermin, Petite Arvin e Priè blanc. Un’enorme ricchezza di diversità viticola ed enologica frammentata in appezzamenti molto piccoli o piccolissimi (la superficie media aziendale è di 0,61 ha) distribuiti in 540 aziende viticole delle quali solo 50, comprese sei cantine cooperative vinificano, per un totale di circa 1 milione e 200 mila bottiglie, la cui distribuzione avviene prevalentemente sul territorio, grazie al forte flusso turistico invernale ed estivo.

Paesaggio e tutela del territorio nel valore della bottiglia

Donnas

In alcune delle zone viticole della Valle parlare di formazione del prezzo partendo dalle rese, i costi e la redditività è quasi impensabile. Qui sono la tutela del paesaggio e il riconoscimento del ruolo dei produttori nella conservazione dell’ambiente rurale e della biodiversità, a creare il valore della bottiglia. La coltivazione della vite a pergola alta sui terrazzi di Donnas sorretti dagli alti muretti a secco richiede fino a 1600 ore di lavoro ad ettaro ogni anno, praticamente il doppio rispetto alle 830 ore/ha dell’allevamento a spalliera condotto a Guyot, che per le condizioni di pendenza e frammentazione colturale risulta comunque più oneroso rispetto a quanto avviene in altre zone viticole.

Per supportare i produttori nella valutazione dei propri costi e nella definizione delle strategie più adatte per contenerli come l’acquisto di un macchinario in comune, nell’ambito del progetto è stato sviluppato un manuale tecnico (Chenal et al., 2021) che analizza i costi di impianto e di esercizio della forma di allevamento a Guyot e a pergola alta. In questo studio gli autori hanno evidenziato, data la difficoltà di utilizzo delle macchine, che la manodopera rappresenta la voce più incisiva (per il 37% e per il 54%  rispettivamente per Guyot e pergola).

Un’analisi questa utile anche per i decisori e le istituzioni che su questi numeri possono definire gli strumenti politici e finanziari di supporto alle produzioni, ai costi e agli investimenti necessari per garantire a queste aziende la giusta sostenibilità economica e fare in modo che gli agricoltori continuino a coltivare i versanti della montagna. Un esempio di intervento per la riduzione del costo di produzione è quello relativo all’acquisto di macchinari, come la realizzazione della monorotaia che nei vigneti di Donnas viene utilizzata da un consorzio di produttori che la gestisce per le operazioni di raccolta o per il trasporto dei materiali sui terrazzi, riducendo sia  i tempi di lavoro sia i rischi legati alla necessità di servirsi di scale ripide e pericolose.

La strada dei vigneti alpini

Oltre all’intervento pubblico tuttavia occorre anche che il mercato, il consumatore, il turista, l’opinione pubblica, riescano a riconoscere e comprendere il valore dell’agricoltura di montagna e l’importanza che queste coltivazioni hanno nella tutela di ambienti così fragili e difficili.

Perché questo accada è necessario farli conoscere, raccontarne lo sforzo e il lavoro millenario, ma anche farli vivere e calpestare da chi visita la Valle ed è anche per questo che nasce la strada dei vigneti alpini.

“Il turismo enogastronomico deve essere turismo esperienziale” spiega Cristina Galliani del Dipartimento di agricoltura delle Regione “l’incontro con il viticoltore, la visita al vigneto, la diffusione dei valori del vino e dei suoi territori e paesaggi, per portare non all’acquisto di una bottiglia ma del mondo del vino”.

In questo quadro è avvenuto il ripristino di due vigneti terrazzati dimostrativi, nelle due zone di viticoltura eroica agli estremi Sud e Nord della Valle d’Aosta, la zona di Donnas e quella di Morgex e La Salle, con la ristrutturazione dei muretti a secco e delle caratteristiche colonne in pietra, il recupero delle vecchie viti o la loro sostituzione, la messa in sicurezza dei percorsi per l’accesso dei turisti ed escursionisti e la realizzazione di cartelloni di descrizione del sito e della viticoltura.

Morgex-vigneto-La-Piagne-di-Prie-blanc
Morgex-vigneto-La-Piagne-di-Prie-blanc

A Morgex Il vigneto denominato “La Piagne” rappresenta la sola testimonianza nella Valdigne di un “clos”, cioè un vigneto circondato da muri, come nella tradizione borgognona. L’imponenza dei muri di sostegno e la presenza di una cantina scavata nella montagna (barmet) fanno di questo appezzamento un gioiello paesaggistico e storico unico nel panorama viticolo alpino, visitabile con una breve passeggiata.

Donnas, nel recupero della struttura sono state mantenute le viti di Nebbiolo
Donnas, nel recupero della struttura sono state mantenute le viti di Nebbiolo

A Donnas sono stati due i vigneti interessati all’intervento di ripristino per essere inseriti nei percorsi didattici e negli itinerari turistici. Il primo sito di più facile accesso si trova in un’area di interesse archeologico in località Rondevaccaz, già citata dal Gatta nel 1838 nel “Saggio sulle viti e sui vini della Valle d’Aosta” come una delle zone qualitativamente migliori per la coltivazione della vite. Il secondo sito a Donnas è di accesso meno facile e proprio per questo permette di evidenziare le caratteristiche costruttive estreme (alti muri a secco, scalette di pietra a sbalzo, ecc.) adottate nei secoli  per superare le barriere dovute alla morfologia dell’area. Il risultato dell’intervento è eccezionale sia dal punto di vista strutturale, sia da quello paesaggistico, senza trascurare che i lavori di ripristino sono stati condotti preservando e conservando le viti esistenti che hanno potuto rispettare le normali fasi vegetative e produttive.

Il progetto ha poi permesso l’allestimento di un locale espositivo per degustazioni e presentazioni presso il castello di Aymavilles recentemente aperto al pubblico e sede anche del neonato Consorzio di tutela dei vini della Valle d’Aosta.

I siti di Donnas, Morgex, Aymavilles sono stati oggetto di uno studio realizzato con la collaborazione del Politecnico di Torino (Bonavero, Cassatella, 2020) riguardante il valore del paesaggio e le azioni per preservarlo; una diagnostica dei vigneti quale patrimonio paesaggistico da tutelare e valorizzare per eventualmente ambire in futuro all’inserimento di queste zone viticole di particolare pregio storico-culturale-paesaggistico nella “Riserva della Biosfera” dell’UNESCO.

Alla creazione della rete di visita si è affiancata infine un’importante azione di formazione degli addetti (ambasciatori) sui vini di montagna con approfondimenti sul valore culturale-storico della viticoltura (ristoratori, albergatori), ma anche sul marketing e sulle opportunità di vendita on line (viticoltori).