Novembre 2023

Per le stime OIV è la vendemmia più scarsa dal 1961

Con meno 60 milioni di hl a livello mondiale quella appena conclusa sarà la vendemmia più scarsa dal 1961,  con un andamento complessivamente e ugualmente negativo sia per i paesi europei che per produttori dell’emisfero Sud.

Per le stime OIV è la vendemmia più scarsa dal 1961

di Alessandra Biondi Bartolini

Con  meno  60 milioni di ettolitri a livello mondiale, quella appena conclusa sarà la vendemmia più scarsa dal 1961,  con un andamento complessivamente e ugualmente negativo sia per i paesi europei che per produttori dell’emisfero Sud.

Le stime preliminari di OIV, raccolte da 29 paesi che nel complesso rappresentano il 94% della produzione mondiale, riportano come ogni anno alla chiusura della vendemmia, i dati sulla produzione dei vini (escludendo mosti e succhi), e sono stati presentati il 7 novembre dal capo del Dipartimento di Statistica e Trasformazione Digitale Giorgio del Grosso. Stime e non ancora statistiche consolidate, ha avvertito Del Grosso, che come tali potranno ancora subire alcune modifiche e aggiustamenti (mancano ancora ad esempio i dati della produzione cinese) nei prossimi mesi. Aggiustamenti però che non modificheranno la sostanza: la vendemmia 2023 è stata scarsa per molti paesi produttori, con una riduzione complessiva del 7% rispetto alla produzione 2022, che già si presentava al di sotto della media degli anni precedenti, e porta il volume di vino prodotto a livello mondiale a un valore medio di 244,1 milioni di ettolitri.

Ecco quindi qualche dettaglio sulle produzioni che, si ricorda, non sono classifiche di merito, perché il vero campionato si giocherà poi sulle vendite e sul valore. E in un periodo di crisi diffusa e riduzione dei consumi e cambiamenti nelle abitudini dei consumatori, una contrazione delle produzioni non è forse una notizia del tutto negativa.

Dal Sud al Nord a decidere delle produzioni è stato il clima

Chiusa ormai da diversi mesi, la vendemmia 2023 nei paesi dell’emisfero australe è stata la più scarsa a partire dal 2003, con una riduzione del 19% rispetto al 2022. La siccità, gli incendi ma anche le gelate tardive e le forti grandinate hanno determinato cali di produzione importanti per i paesi del Sud America, Cile (-20% sul 2022), Argentina (-23%), Brasile (-30%) e Uruguay (-34%), mentre l’Australia (-24%), oltre ai limiti di produzione imposti per il contenimento dell’offerta e il controllo del mercato, è stata interessata da forti piogge, allagamenti e temperature basse e il Sud Africa (-10%) ha subito una forte pressione delle malattie fungine, peronospora e oidio. Si salva soltanto la Nuova Zelanda dove la produzione è calata rispetto al 2022 (-6%) ma ha segnato un valore positivo rispetto alla media dei cinque anni precedenti (+14%).

Nell’Unione Europea (UE), il volume della produzione di vino del 2023 è stimato intorno a 150 milioni di hl, il 61% della produzione mondiale: 11,2 milioni di hl in meno rispetto al 2022 corrispondenti a una riduzione percentuale del 7%. Ma non tutti i paesi europei hanno contribuito a questa contrazione in modo uniforme. Le condizioni climatiche sono infatti state molto diverse, anche se sono pochi i paesi dove la stagione è stata buona e ha portato a produzioni medie o superiori alla media.

In Italia, non occorre dirlo, la primavera piovosa, i temporali e le grandinate hanno causato danni, perdite e inondazioni di intere regioni e vigneti e determinato una forte pressione fungina per lo sviluppo della peronospora: nel complesso la produzione stimata sarà di 43,9 milioni di hl, con una riduzione del 12% rispetto al 2022. Un calo che in volume è il maggiore a livello mondiale e che equivale a più di 11 milioni di ettolitri.

Situazione simile anche per la Spagna che, colpita da una situazione di forte siccità, perde il 14% della produzione e si assesta su un volume stimato di 30,7 milioni di ettolitri.

Con 45,8 milioni di ettolitri, in linea con quelle del 2022,  la Francia è il primo produttore mondiale con una situazione tuttavia molto eterogenea tra le diverse regioni, con Champagne, Cognac e Corsica caratterizzate da produzioni con segno positivo, Bordeaux e le regioni del Sud Ovest che sono state duramente colpite dalla peronospora, e la Languedoc Roussillon e il Sud che hanno subito le conseguenze delle ondate di calore e della siccità prolungata.

Segno positivo per Germania (+1%), Portogallo (+ 8%) e Romania (+15%), mentre le situazioni di calo più grave sono state registrate dalla Grecia (-41%) e la Croazia (-45%).

Tra i paesi occidentali extraeuropei, negli USA, quarto produttore a livello mondiale, la produzione sale del 12% rispetto al 2022 e del 5% rispetto alla media degli ultimi cinque anni, complice una stagione sufficientemente umida e fresca dopo anni di condizioni fortemente siccitose.