Febbraio 2023

Piccole, non minori: le DOC che non ti aspetti

Viaggio tra le Denominazioni più appartate e significative, promotrici di qualità e varietà dell’Italia vitivinicola

Piccole, non minori: le DOC che non ti aspetti

NdR: Sul numero 1/2023 di Millevigne Emiliano Gucci con il suo articolo “Piccole, non minori: le DOC che non ti aspetti” è andato alla ricerca delle Denominazioni d’Origine coltivate su pochi ettari, a volte all’interno di un solo comune, ma ugualmente significative per il territorio su cui insistono.  Grazie alla ricchezza vitivinicola del nostro Paese questi tesori non sono pochi per cui le varietà citate sul cartaceo sono soltanto alcune, altre  sono riportate qui.  Buona lettura! 

 

di Emiliano  Gucci

L’Ansonica perla della DOC Elba

Salpiamo in mare e approdiamo sull’isola più grande dell’arcipelago toscano, l’Elba, altra terra di incredibile bellezza, dove lo sguardo si divide tra la meraviglia della costa e il fascino delle vette. L’alba della viticultura è qui attribuita ai Focesi, popolo di origine greca che importò le barbatelle mille anni prima di Cristo, e si consideri che nell’Ottocento, dopo il passaggio di Napoleone, un quinto della superficie isolana era vitata, con le colline che apparivano completamente terrazzate. Oggi siamo a un quindicesimo di quegli ettari produttivi ma tra le varietà superstiti, o meglio resuscitate, troviamo ancora protagonista l’Ansonica, uva bianca dal grappolo spargolo e grosso, così com’è l’acino. «L’Ansonica dell’Elba è il vino bianco DOC più rappresentativo dell’arcipelago», dice Marcello Fioretti, co-titolare dell’azienda vitivinicola Acquabona nonché presidente del Consorzio di Tutela dei Vini dell’Elba, «la varietà arrivò dal mare nel 17° secolo, portata da marinai della Sicilia dove viene coltivata col nome di Insolia». Il suo colore paglierino «rivela un’uva coltivata in territori assolati, il profumo delicato di frutto giallo maturo e il sentore di mandorla lasciano la sensazione di un vino costiero. E il gusto pieno racconta un vitigno dalla buccia spessa, ben dorata, che fa pensare a una zuppa di mare dove si fondono tutti gli odori e i sapori degli ingredienti». Una varietà dalle molteplici sfaccettature, lontana dai paradigmi di chi ritenendola insipida la professava vinificata con importanti tagli di uve aromatiche. «La produzione è di circa 50/60.000 bottiglie all’anno, numeri con cui è difficile raggiungere l’intero mercato italiano, tanto che la produzione si esaurisce spesso già nel mese di settembre, qui sull’isola. Una delle migliori promozioni è rappresentata proprio dal visitatore che viene a trovarci, degusta, apprezza, e magari porta via qualche bottiglia».

Elba - Acquabona - Vigna di Ansonica località Lacona
Elba – Acquabona – Vigna di Ansonica località Lacona

Trenta ettari per il Pergola DOC

Pergola è la più giovane DOC della provincia di Pesaro-Urbino, prende nome dall’antica cittadina fondata nel XIII secolo dagli Eugubini, coloro che introdussero la coltivazione della vite. A cavallo tra la Valle del Cesano e quella del Metauro, equidistante dal mare e dall’Appennino, protagonista è un antico biotipo di Aleatico, in versione secca « qui tradizionalmente in versione secca per la quale siamo la Denominazione più settentrionale tra quelle che prevedono questo vitigno»», come racconta Luca Avenanti dell’azienda Agricola Terracruda, a Fratte Rosa, che molto investe sui vitigni autoctoni. «Abbiamo un microclima che permette la piena maturazione e un grado alcolico adeguato, aromaticità e freschezza, ma anche complessità di aromi». Punta di diamante è proprio il Pergola Aleatico che prevede l’utilizzo di questa varietà per un minimo dell’85% (per Terracruda va sempre in purezza), dai comuni di Pergola, Fratte Rosa, Frontone, Serra Sant’Abbondio, San Lorenzo in Campo, un totale attorno ai 30 ettari vitati per 17 operatori registrati nell’ultimo censimento, di cui solo cinque vitivinicoli. «È un’uva delicata, con buccia sottile, va innanzitutto colta tempestivamente: quando l’Aleatico chiama, tutto il resto si ferma». Se lavorata al meglio dà un vino che «sprigiona aromi inconfondibili, di rosa, violetta e fragolina nelle versioni fresche», buone magari accanto a un brodetto di pesce del territorio, «per arrivare ai sentori più speziati delle tipologie superiori», ottime con piatti di cacciagione o col tartufo di Acqualagna. Il tannino è morbido, dolce, «una particolarità che ci aiuta nella commercializzazione, anche all’estero: una piccola DOC che sa differenziarsi, poche bottiglie per un mercato di nicchia, eppure internazionale».

PERGOLA - Terracruda 3
PERGOLA – Terracruda 3

Moscato di Scanzo: il passito rosso conteso tra Guelfi e Ghibellini

In Lombardia, risalendo i colli bergamaschi nel comune di Scanzorosciate, troviamo l’eccellenza del Moscato di Scanzo, una DOCG con circa 30 ettari certificati e una lunga storia, che racconta come Guelfi di Scanzo e Ghibellini di Rosciate combattessero per le botticelle di quello che ai tempi era il moscadello rosso. Parliamo di un passito a bacca rossa, figlio dell’omonimo vitigno autoctono, che alla vista appare rubino intenso e tende al cerasuolo; ha naso intenso, delicato e molto particolare, mentre in bocca si rivela ricco, suadente nei suoi tipici sentori di mandorla. Tra i fautori che caldeggiarono la sua riscoperta troviamo Luigi Veronelli, ma oggi scopriamo soprattutto la preziosa sinergia di aziende che seriamente lavorano per tutelarlo e valorizzarlo al meglio, anche attraverso una revisione del Disciplinare di produzione. Senza farsi mancare uno sguardo alla forma, alla contemporaneità, si veda il calice esclusivo pensato e realizzato per esaltare al meglio le sue caratteristiche, comunicando al contempo in modo univoco il potenziale del Moscato di Scanzo sui mercati internazionali.