Elisabetta Tosi
Per gli italiani è un vino straniero, e per gli stranieri è un vino italiano. È il paradosso del Pinot grigio, un vino che negli USA va di moda da oltre 50 anni, e che continua a macinare successi in giro per il mondo. Se i numeri (in volume, ma soprattutto in fatturato) continuano a crescere, dal 2017 ad oggi il merito va ascritto alla DOC Pinot Grigio delle Venezie. Una denominazione che trova la sua forza non solo nella sua estensione, che comprendendo due Regioni (Veneto e Friuli VG) e una Provincia (Trento) si pone come la seconda più grande d’Italia dopo quella del Prosecco, ma anche nei numeri, poiché riguarda 6.141 viticoltori, 574 vinificatori e 363 imbottigliatori. La produzione, il cui fatturato annuo supera il miliardo di euro, è di oltre 230 milioni di bottiglie (su 250 milioni totali di bottiglie di Pinot Grigio italiano), tutte dotate di contrassegno di Stato, grazie ai controlli di Triveneta Certificazione. Di queste bottiglie, il 96% va all’estero, e a dispetto del momento tutt’altro che semplice per il vino italiano, il trend è ancora in crescita, come testimoniano gli aumenti di imbottigliato (+10% a settembre) e la diminuzione delle giacenze (-15% rispetto al 2022).
Prospettive e opportunità nel Secondo Forum Internazionale di Verona
Di numeri, sfide ma soprattutto di prospettive e opportunità per il Pinot Grigio DOC delle Venezie si è parlato nel recente Secondo Forum Internazionale organizzato dal Consorzio DOC delle Venezie e intitolato “Between new trends and market revolutions” e tenutosi a Verona. “Sono contento di quello che é successo in questi anni – ha commentato nei saluti introduttivi Albino Armani, presidente del Consorzio (nella foto) – Quando abbiamo iniziato questo percorso, il mio obiettivo era tutelare un patrimonio di cui ci eravamo resi conto tardi: l’essere a livello mondiale i più grandi produttori di Pinot grigio. Passare da una semplice IGT indeterminata, a una DOC dotata addirittura di fascetta di Stato, è stata una presa di coscienza importante da parte di un intero territorio, che ha dimostrato così di voler davvero valorizzare il suo prodotto, seguendo la strada della tracciabilità e delle regole. E io sono convinto che la trasparenza paghi sempre”.
Le nuove sfide del mondo del vino: salute, sostenibilità e vini NO-LO
Tra i problemi e le sfide che il mondo del vino si trova oggi ad affrontare, alcuni sono particolarmente pressanti: il rapporto tra vino e salute, la sostenibilità, l’affacciarsi di nuove tipologie come i vini NO-LO (no alcol e low alcol). “Quando discutiamo di questi temi a livello europeo, ci confrontiamo con una realtà sociale che non é agricola, e spesso è lontana dai territori di produzione – ha fatto presente Luca Rigotti, consigliere del Consorzio Delle Venezie, presidente del Gruppo di lavoro vino del Copa Cogeca e coordinatore del settore vitivinicolo di Alleanza delle Cooperative -. Eppure l’economia vitinivicola é importante per tutti. La sostenibilità ambientale poi non é una moda, è una esigenza che riguarda la salvaguardia dell’ambiente e della salubrità dei prodotti. Quanto al discorso salutistico – ha continuato – non dobbiamo dimenticare che in molti Paesi europei non produttori di vino c’è un serio problema di alcolismo. Ma non è con il proibizionismo che lo si risolve. Il vino ė un alimento, e va comunicato come tale, per questo bisogna insistere con iniziative come quella di Wine In Moderation”. Al tema della sostenibilità si è collegato anche Herbert Dorfmann, Europarlamentare della commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale, spiegando come il regolamento sulla riduzione degli antiparassitari sia un tema molto complesso e spinoso perché, ha detto, “dobbiamo ridurre l’uso della chimica, ma dobbiamo anche produrre”, soprattutto in annate complicate come la 2023. Una via per farlo potrebbero essere le TEA, le tecniche evoluzione assistita, che porterebbero a piante più resistenti: “Se riuscissimo ad aumentare la resistenza dei vitigni alle principali malattie della vite, potremmo ridurre i fitofarmaci”. Quanto alla questione vino e salute, ha continuato l’europarlamentare, “nel V Rapporto BECA (su rafforzare l’Europa nella lotta contro il cancro, n.d.r), siamo riusciti a ottenere una distinzione tra uso e abuso della sostanza. Purtroppo ci sono parecchi colleghi, anche italiani, che non sono d’accordo su questo. Si dirà che sono solo dibattiti politici, ma hanno influenza anche sulle scelte reali, come i fondi da destinare al settore del vino per la promozione. Chi insiste sull’equazione vino = alcol, sta dicendo che non vuole finanziare il settore o la PAC con soldi europei. La decisione dell’Irlanda di adottare un’etichetta con avvertenze sanitarie, poi, è gravissima – ha rimarcato Dorfmann – perché costituisce un pericoloso precedente, che mette a rischio l’intero sistema del mercato unico: i singoli Stati non possono scrivere sulle etichette quello che vogliono”. E se al vino si togliesse, in tutto o in parte, proprio quell’elemento così controverso?“Il parlamento europeo ha accettato le tipologie del vino no e low alcol – ha detto – Dopotutto, se metà della popolazione mondiale non beve alcol per motivi sanitari o religiosi, non dobbiamo lasciare ad altri questi mercati. I vini NO-LO saranno comunque una nicchia, non penso che arriveranno a fare i numeri della birra senza alcol”. Anche Sandro Sartor, presidente di “Wine In Moderation” e a.d. di Ruffino, la pensa come Dorfmann: “Le modalità di consumo del vino sono cambiate, perché sono cambiati gli stili di vita” ha esordito. “Il fattore salutistico sta toccando tante generazioni: tra i 20-30enni si trova un’elevata percentuale di astemi, e ci sono consumatori che anche nel cibo cercano prodotti light, con poche calorie. I vini no e low alcol rientrano in questa categoria” . Dei vari scenari ipotizzati negli USA per il futuro di questi prodotti, tutti prevedono una crescita quadrupla rispetto all’attuale, e già oggi la “piccola” parte di consumatori che compra vini NO-LO permette loro di fatturare 1 miliardo di dollari.
*Vivino è una famosa app per smartphone e tablet che permette di fotografare, riconoscendole automaticamente, la maggior parte delle etichette di vino di tutto il mondo. Ad oggi conta una community che supera i 60 milioni di utenti registrati.