Nell’anno segnato dalla pandemia, che ha messo in discussione molti fattori alla base dei sistemi di produzione, distribuzione e consumo, la Dop economy ha confermato il ruolo esercitato nei territori.
A confermare questi numeri è l’analisi, presentata al Mipaaf lunedì 14 febbraio, del XIX Rapporto Ismea-Qualivita sul settore italiano dei prodotti DOP IGP che nel 2020 raggiunge 16,6 miliardi di euro di valore alla produzione (-2,0%), pari al 19% del fatturato totale dell’agroalimentare italiano, e un export da 9,5 miliardi di euro (-0,1%) pari al 20% delle esportazioni nazionali di settore.
Vino DOP IGP: valore dell’imbottigliato stabile, frena l’export extra UE
Nel 2020 il vitivinicolo italiano DOP IGP registra 24,3 milioni di ettolitri di vino IG imbottigliato (+1,7% in un anno), con le DOP che rappresentano il 68% della produzione e le IGP il 32%. Il valore della produzione sfusa di vini IG è di 3,2 miliardi di euro, mentre all’imbottigliato è 9,3 miliardi
di euro (-0,6%) con le DOP che ricoprono un peso economico pari all’81%. L’export raggiunge 5,6 miliardi di euro, per un -1,3% su base annua e un trend del +71% dal 2010; risentono degli effetti della pandemia soprattutto i mercati extra-UE (-4,3%), mentre cresce l’export in UE (+4,1%)
con incrementi a doppia cifra per i Paesi scandinavi e del Nord Europa.
A livello regionale nel comparto Vino il Veneto traina, seguito da Piemonte e Toscana; grande crescita per la Puglia.
Per superare le criticità è necessario continuare a fare sistema e promuovere i territori sotto tutti i punti di vista. In quest’ottica è necessario consolidare il sistema dei biodistretti, piccole produzioni che hanno una importanza fondamentale per la crescita del territorio su cui insistono, per salvaguardare zone a rischio spopolamento e creare una attrattività turistica ed enoturistica. Rimane inoltre fondamentale il ruolo dei Consorzi di tutela per la promozione dei prodotti.