Alessandra Biondi Bartolini
Il clima sta cambiando, le temperature elevate e la scarsità idrica stanno lasciando la condizione di eccezionalità e rappresentano sempre più una nuova normalità. Per questo la viticoltura richiede nuovi strumenti e impone di adeguare le tecniche colturali, con l’applicazione di conoscenze e strumenti innovativi come quelli della viticoltura di precisione. A SIMEI si è parlato molto di strategie e soluzioni per affrontare il Cambiamento Climatico in viticoltura. Lo si è fatto in occasione del convegno organizzato dal DiSAA dell’Università di Milano il 15 novembre scorso e moderato da Lucio Brancandoro, dove è stato dato un panorama di quanto si sta facendo nel mondo della ricerca per individuare soluzioni di adattamento. Di integrazione e collaborazione tra i diversi stakeholders, ricercatori, produttori e decisori politici, per affrontare il cambiamento climatico si è continuato poi a parlare anche nel convegno organizzato dalla Fondazione Edmund Mach il 18 novembre, dove con la moderazione di Gianantonio Battistel sono stati presentati i risultati e le fasi conclusive del progetto MedCliv, per la costruzione di una piattaforma collaborativa per affrontare in modo coordinato ed efficiente la crisi climatica nei paesi mediterranei.
L’Università di Milano e la ricerca per il Climate Change
Tra le tecniche e le soluzioni presentate nel convegno dell’Università di Milano si è parlato di irrigazione, gestione del suolo, big data e sistemi di supporto alle decisioni, genetica e difesa sostenibile.
L’irrigazione di precisione a rateo variabile, secondo i risultati delle sperimentazioni in corso in Franciacorta e riportati da Brancadoro, consente di ottimizzare la dose irrigua e i momenti di intervento in modo differenziato e ridurre le differenze qualitative e produttive delle uve. Molto interessante anche l’uso dell’irrigazione climatizzante, sia per il raffrescamento della vegetazione e dei grappoli in occasione delle ondate di calore, sia per la prevenzione dei danni da gelo.
Ma prima ancora di dare acqua alle viti è sicuramente necessario intervenire per conservare quanto più possibile a lungo l’umidità presente e disponibile per le radici e i risultati del progetto Resilvigna che Matteo Gatti dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza ha presentato a Milano, evidenziano il ruolo della gestione del suolo e dell’inerbimento (questi risultati saranno oggetto dell’articolo firmato da Gatti e i suoi colleghi sul numero 4 di Millevigne in uscita nei prossimi giorni).
Di nuovo c’è che abbiamo a disposizione strumenti smart sempre più integrabili nella pratica del vigneto: disponiamo ad esempio di una grande mole di dati di diversa provenienza relativi all’andamento meteo, le fasi fenologiche e lo stato della vegetazione che, come ha spiegato Luca Toninato di Ager, se raccolti e trasformati in informazione permettono di sviluppare modelli, mappe e stime che aiutano i produttori nel prendere le decisioni e ottimizzare l’uso dei fattori della produzione in modo sostenibile.
Ma c’è di nuovo anche che le conoscenze sui caratteri delle varietà e dei portinnesti sono sempre più avanzate e le risorse genetiche permettono di dare risposte al cambiamento e all’adattamento tra la varietà e l’ambiente. Ne sono un esempio le nuove varietà resistenti alle crittogame, i PIWI di prima generazione e le varietà più recenti sviluppate anche in Italia, ha spiegato Marco Stefanini della Fondazione Edmund Mach e i nuovi portinnesti adatti in condizioni di suolo e disponibilità idriche diverse e difficili.
Il contesto dei cambiamenti climatici ha ed avrà anche un impatto sullo sviluppo delle malattie ha spiegato Silvia Toffolatti, fitopatologa dell’Università di Milano. La ricerca sta lavorando sulla diagnostica, l’epidemiologia e la genetica della pianta, per migliorare i geni di resistenza e allo stesso tempo sta sviluppando un approccio diverso che ha come target i geni di suscettibilità. Gli studi condotti sulla varietà georgiana Mgalogbishvili hanno portato a lavorare infatti da un lato sui caratteri di resistenza alla peronospora, con lo sviluppo di fungicidi di origine naturale, soprattutto terpeni che le varietà più tolleranti come la cultivar georgiana, producono in reazione all’attacco fungino, ma anche sui geni di suscettibilità, caratteri che servono al patogeno per infettare, eliminando i quali in modo stabile o silenziandoli in modo transiente, è possibile rendere la pianta resistente all’attacco del fungo.
Medcliv, una piattaforma collaborativa per il cambiamento climatico in viticoltura
Sulla ricerca scientifica e sulle potenzialità legate alla genetica della vite sono tornati, nel secondo evento dedicato al Cambiamento Climatico a SIMEI, lo stesso Marco Stefanini e Michele Faralli dell’Università di Trento, che nei suoi studi affronta i caratteri inesplorati della vite per individuare la reazione della pianta agli stress combinati di radiazione, carenza idrica e livelli elevati di CO2. Lo scopo è quello di spiegare le reazioni fisiologiche della vite in modo sempre più complesso e completo, individuare i geni coinvolti nei meccanismi di resistenza e tolleranza a stress di diverso tipo e inserirli nei programmi di miglioramento genetico.
Nell’incontro Emanuele Eccel, coordinatore scientifico del progetto, ha presentato la piattaforma Vineas realizzata nell’ambito del progetto Medcliv, finanziato nell’ambito del Climate Kic dell’Istituto Europeo di Tecnologia e che coinvolge partner di sei paesi mediterranei dove è presente e importante la viticoltura, da Cipro al Portogallo.
“Il nostro progetto – ha spiegato Eccel -ha lo scopo di creare reti collaborative per aspetti che riguardano il cambiamento climatico, con un approccio di tipo partecipativo che prevede la creazione dello strumento dei living lab, e coinvolge tutti i diversi attori della filiera vitivinicola, insieme alla ricerca, la pubblica amministrazione, i fornitori di mezzi e servizi, le associazioni e i cittadini”. Come è poi emerso anche nel questionario somministrato al pubblico infatti sono sempre più forti le richieste di creazione di reti dove si possano incontrare conoscenze ed esperienze e la necessità di poter consultare in unico consesso i diversi attori coinvolti in un processo formativo e decisionale, dai produttori della filiera ai diversi portatori di interesse.
Nell’incontro sono state esposte alcune iniziative ed esperienze che possono trovare modo di interagire e confrontarsi sulla piattaforma e nei living lab.
Tra le esperienze riportate quella del modello per l’uso della risorsa irrigua con un approccio di sistema sviluppato in Trentino dalla Fondazione Bruno Kessler e presentato da Raffaele Giaffreda, che prevede non solo di utilizzare i dati di disponibilità, richiesta e consumo dell’acqua, ma che permette anche di creare, attraverso un sistema di intelligenza artificiale, dei sistemi di premio e remunerazione del suo uso virtuoso.
Le necessità di adattamento e di mitigazione dell’impatto delle produzioni non riguardano tuttavia soltanto la produzione viticola ma si applicano anche alla trasformazione e agli ambienti di cantina, dove le caratteristiche della struttura e la scelta dei materiali consentono di risparmiare risorse, energia, acqua, e gestire in modo più efficiente i processi. Tutti questi aspetti sono compresi e valutati nei protocolli della certificazione Casa Clima Wine che, ha spiegato Maria Donata Bancher, si vanno integrare anche con quanto riguarda la sostenibilità sociale, in relazione al benessere e al comfort di chi lavora nelle cantine o le visita.
Anche per organismi di controllo come Valoritalia la partecipazione e la creazione di reti collaborative nella strategia di adattamento ai cambiamenti climatici e sostenibilità risulta importante e strategica, ha spiegato Sandra Furlan, soprattutto nella prospettiva di inserire nei disciplinari di produzione, come prevede il Reg2117/2021, il contributo delle DO agli obiettivi di sostenibilità, aspetto che in questo momento è certificabile solo nell’ambito dello standard Equalitas di Denominazione.
La piattaforma Vineas, www.vineas.net, è il database relazionale che contiene contatti, progetti e risultati sviluppati nell’ambito del progetto Medcliv ed è stata pensata come strumento per tenere insieme e far crescere la rete collaborativa che si è creata; al termine del progetto sarà gestita da un comitato tecnico scientifico che si sta formando e che la manterrà attiva.
E nel proliferare di progetti ed esperienze, tutti fondamentali e utili nella risoluzione dei problemi ai quali i cambiamenti climatici sottopongono il settore, ma che talvolta non sono facilmente accessibili agli utenti o collegati tra loro, sicuramente un approccio collaborativo e integrato a livello territoriale, nazionale e di ambito mediterraneo non potrà che essere vantaggioso per tutti.