Ottobre 2021

Riordino del Servizio fitosanitario nazionale

Firmati dal Ministro quattro provvedimenti attuativi per i settori fruttiferi, ortive e vite. Per i nuovi incroci resistenti c’è un futuro nelle DOP?

Maurizio Gily

Il Comunicato MIPAF

“Sono stati firmati dal Ministro delle Politiche Agricole Stefano Patuanelli, quattro provvedimenti attuativi riguardanti il riordino del Servizio fitosanitario nazionale dei settori fruttiferi, delle ortive e della vite, necessari a dare piena applicazione al nuovo regime fitosanitario europeo.

Per quanto riguarda la vite e i cloni di vite, viene innanzitutto predisposto lo schema di provvedimento per stabilire la struttura del Registro nazionale delle varietà e dei cloni di vite, dove sono riportate le informazioni relative alla specie di appartenenza, le denominazioni, eventuali sinonimi della varietà e del clone, la descrizione ufficiale della pianta e il suo utilizzo.

Con un secondo decreto attuativo viene inoltre stabilito lo schema di provvedimento che stabilisce per gli operatori di settore gli adempimenti, le modalità operative e la modulistica per presentare le domande di iscrizione al Registro.

Per quanto riguarda invece le piante da frutto e le ortive, con altri due decreti attuativi, vengono definite le modalità e i modelli con cui presentare le domande di produzione e commercializzazione nell’Unione europea dei materiali di moltiplicazione delle piante e quelle di iscrizione al Registro nazionale delle varietà delle piante da frutto e dei relativi portinnesti e delle varietà di portinnesti di piante ortive.

I decreti attuativi, firmati dal Ministro, hanno conseguito il parere favorevole del Gruppo di lavoro permanente per la protezione delle piante e del Comitato fitosanitario nazionale”.

Dubbio: a che specie appartengono i vitigni resistenti?

Come si legge nel comunicato sopra riportato, nel Registro nazionale delle varietà di vite sarà evidenziata la specie. Nulla di nuovo, salvo che in biologia il concetto di specie è oggi messo in discussione, e in viticoltura questo riguarda in particolare l’avvento dei nuovi vitigni resistenti frutto di incrocio. L’attuale normativa comunitaria prevede che per i vini a denominazione di origine (DOP) si possano utilizzare solo vitigni della specie Vitis vinifera. E’ probabile che questa regola cambi, un nuovo regolamento è atteso entro la fine dell’anno e anche Federdoc, da parte italiana, si esprime favorevolmente verso una cauta apertura verso gli incroci di ultima generazione. Ma per ora le cose stanno così, eppure ci sono paesi che hanno inserito varietà resistenti nei disciplinari (Germania, Danimarca). Hanno quindi violato le regole? No, hanno iscritto i cosiddetti PIWI come Vitis vinifera, argomentando che dopo un certo numero di reincroci il genoma della vinifera è largamente prevalente. Ultima arrivata la Francia, che ha iscritto nel giugno scorso come vinifera quattro nuove varietà resistenti: Artaban, Vidoc, Floreal e Voltis, con il beneplacito dal Community Plant Variety Office, l’agenzia dell’Unione Europea che gestisce il sistema delle varietà vegetali per i 27 Paesi Ue. Iscrizione che prelude al possibile inserimento nei disciplinari dei vini a denominazione di origine.

Un escamotage per passare la dogana? Possiamo definirlo così, ma la questione è un po’ più complessa. Il concetto di specie è una convenzione umana, che si deve alla classificazione di Linneo (1707-1778). Un secolo prima di Darwin si pensava alle specie come create e immutabili sulla base di un disegno superiore, non c’era in Linneo l’idea dell’evoluzione. La strada da lui tracciata è stata utilissima allo studio e alla comprensione della natura, ma la classificazione ordine-(famiglia)-genere-specie è pur sempre una convenzione, e mostra alcune lacune logiche, o pratiche. Per esempio, specie tra loro affini in molti casi non sono interfertili, cioè non sono in grado di generare un ibrido (per esempio l’uomo e lo scimpanzé), altre volte invece lo sono, e li chiamiamo ibridi interspecie (è il caso del mulo, che però è sterile, e dei vitigni resistenti, che invece sono generalmente fertili). Quindi la fertilità reciproca non rappresenta un confine netto tra specie diverse e nemmeno quella della loro eventuale progenie incrociata. La morfologia è un parametro ancora più incerto, e infine nemmeno l’analisi del genoma fornisce un discrimine definitivo, a meno che non si decida per convenzione, arbitrariamente, una percentuale di geni in comune. Sia le piante che gli animali, dalle querce ai canidi, generano continuamente per incrocio ibridi interspecie di difficile o impossibile classificazione nello schema linneano. La teoria evoluzionista spiega come tutte le specie del genere Vitis discendano da un ceppo unico e si siano differenziate sempre più con la deriva dei continenti, ma restando in buona parte interfertili. La loro diversità è più o meno marcata, in alcuni casi labile, soprattutto tra le specie americane, e la classificazione di tutte queste viti come specie diverse appare oggi un po’ traballante. Il filosofo e matematico Leibniz (1646-1716) scriveva “Natura non facit saltus”. Forse bisogna ripartire da qui per ripensare qualche nostra certezza, e qualche ideale di purezza che in realtà non è molto coerente con la complessità del mondo naturale.