di Monica Massa
E’ stata inaugurata il mese scorso ad Alessandria la prima falegnameria sociale tesa a occupare ex detenuti che nel corso della pena hanno imparato il mestiere del falegname e una volta usciti dal carcere vogliono mettere in pratica queste loro competenze, garantendosi un lavoro che permetta loro di aiutare la famiglia o comunque di avere una fonte di reddito che è un ottimo deterrente alla recidiva.
Il progetto Social Wood, finanziato dalla Fondazione Social di Alessandria nasce nel 2015, quando la falegnameria didattica all’interno della Casa Circondariale Don Soria grazie all’associazione Ises in partnership con Casa di Carità, Arti e Mestieri, ente responsabile dei corsi di formazione, oltre che di altri enti della provincia e non solo, viene dotata di macchinari in grado di rendere le attività dei detenuti non un semplice modo per “occupare il tempo” ma attività produttiva a tutti gli effetti. . Il tempo trascorso in carcere viene considerato una opportunità, nel rispetto della finalità della detenzione, che deve tendere sempre al reinserimento della persona nella società. La prima commessa importante è stata la realizzazione di cassette in legno per le bottiglie top di gamma di un importante birrificio di Cuneo, ma il laboratorio è in grado di realizzare mobili su misura in legno massello per diverse biblioteche e scuole locali. Altre richieste per produzioni di cassette “sostenibili” per bottiglie arrivano nel frattempo dalla Sardegna (Tenuta La Sabbiosa di Tessa Gelisio) e dal Friuli (Vini Puntin, Aquileia). La città di Alessandria risponde positivamente alle iniziative della Cooperativa che coordina le attività della casa circondariale, complice forse anche la posizione della struttura che è a ridosso del centro storico e il cui ingresso si affaccia su una piazza, per cui le barriere, anche mentali, che spesso si innalzano nei confronti di chi sta scontando una pena in questo caso spariscono.
Nel frattempo le richieste di cassette sono aumentate e ora la fornitura annuale per il birrificio Baladin è di 9000 pezzi. Questo incremento degli ordini ha fatto sì che nel 2020, grazie all’appoggio della Amministrazione Penitenziaria, la falegnameria all’interno del Don Soria potesse ampliare lo spazio produttivo ma non solo: dopo attenta valutazione da parte della Direzione carceraria anche i detenuti del carcere di Alessandria che, a differenza dei reclusi in Casa Circondariale, scontano pene superiori ai 5 anni, possono previa formazione, se ne fanno richiesta, essere trasferiti per lavorare anche loro, sei giorni su sette, nel laboratorio di falegnameria.
La nostra carta costituzionale all’art.27 dice chiaramente che la pena deve avere un valore rieducativo e riabilitativo, teso al reinserimento nella società e per realizzare ciò bisogna garantire una formazione alla persona reclusa in modo tale che al termine della pena possa trovare un lavoro. Tutti noi sappiamo che per un ex detenuto trovare una occupazione stabile è molto difficile, con la conseguente probabilità di tornare a delinquere. La vera sfida per i coordinatori è stata voler dare continuità, stabilità e prospettive al progetto Social Wood con l’inaugurazione, il 9 settembre scorso, grazie al contributo di Fondazione San Zeno Onlus di Verona, di una falegnameria esterna al carcere, che permetta a coloro che hanno scontato la pena e che adeguatamente formati e con voglia di lavorare, facciano richiesta di proseguire l’attività da persona libera e con una retribuzione. L’attività si autofinanzia con le commesse ed è fondata sui principi della sostenibilità, dell’inclusione sociale e dell’economia circolare. La materia prima è legno certificato, di scarto o di riciclo e anche gli oggetti prodotti vengono poi destinati a una seconda vita – ad esempio le cassette monopezzo per le bottiglie di vino diventano lampade -, ma anche la segatura viene compattata per diventare bricchetti per il riscaldamento. Il laboratorio artigianale garantisce la massima flessibilità nelle commesse, per numero di pezzi, dimensioni, colori, scritte.
“Sostenibilità in cassetta e non nel cassetto” è lo slogan di Andrea Ferrari (nella foto), il coordinatore del progetto, che lancia un appello alle aziende vitivinicole perché si affidino alla falegnameria sociale in nome della solidarietà e del rispetto dell’ambiente, valori a cui i consumatori riservano sempre maggiore attenzione. Sappiamo bene che il packaging è anch’esso un prodotto e renderlo solidale e riutilizzabile, oltre a trasmettere valori genuini di sostenibilità, è anche una importante leva di marketing. Da una recente ricerca di Nomisma Winemonitor, un consumatore su dieci nell’ultimo anno ha acquistato un vino “sostenibile”, le cui caratteristiche, per il 50% degli intervistati, risiedono nella confezione, fatta con materiali riciclati e a basso impatto ambientale. L’appello dei responsabili e coordinatori del Progetto alle realtà vitivinicole è, anziché acquistare sui mercati esteri, di rivolgersi alla cooperativa per la realizzazione delle cassette per le bottiglie, attuando scelte aziendali che facciano bene all’ambiente e alle persone e che garantiscono un vantaggio fiscale per lo stesso vignaiolo, in quanto il costo delle cassette in questo caso è equiparato a una donazione e quindi completamente detraibile dalle tasse.
Per avere ulteriori informazioni riguardo al progetto o richiedere preventivi: Andrea Ferrari, Tel. 3477909186, Mail info@fugadisapori.it
Nella foto di apertura la falegnameria da poco inaugurata