Dicembre 2019

Terre CEVICO cresce: primo esportatore in Cina, secondo in Giappone

In grande espansione il mercato del biologico

Terre CEVICO cresce: primo esportatore in Cina, secondo in Giappone

Terre Cevico, consorzio cooperativo presieduto da Marco Nannetti, ha celebrato alla Fattoria Guiccioli a Mandriole di Ravenna* (nella foto di apertura, vedi nota a fondo pagina) la sua assemblea annuale presentando i risultati della gestione 2018/2019.

Tutti in crescita i numeri del gruppo: 167 milioni di euro di fatturato consolidato (+1,83%), 71 milioni di patrimonio netto (+1,40), 49,3 milioni di export (+12,98), 7,1 milioni di plusvalore riconosciuto ai soci (+4,22%).

Di rilievo la crescita dell’export (era di 42,9 milioni nello scorso esercizio) con vendite in 65 paesi e quattro mercati in evidenza: Cina (primo esportatore italiano), Giappone (secondo esportatore), Stati Uniti e Russia.

La rete di imprese che fa capo alla cooperativa lughese può contare oggi su circa 7 mila ettari di vigneto, gran parte dei quali in Romagna, condotti da circa 5.000 soci viticoltori, in grado di fornire uve per una quantità di vino stimata in oltre 1 milione di ettolitri, e 100 milioni di bottiglie prodotte. Terre Cevico, quindi, gestisce oltre il 30% della produzione del bacino romagnolo e oltre la metà del vino del gruppo è venduto confezionato.

Terre Cevico comprende una serie di società (Terre Cevico, Le Romagnole, Colli Romagnoli, Le Romagnole Due, Due Tigli, Rocche Malatestiane, Sprint Distillery, Winex, Tenuta Masselina e Medici Ermete & Figli) ed altre partecipazioni (tra cui cantine Giacomo Montresor e Bolé) per un fatturato complessivo di 167 milioni di euro. In crescita costante il giro d’affari della capogruppo che al 31 luglio scorso aveva raggiunto i 103,4 milioni.

“Il modello cooperativo è l’elemento fondamentale di questa strategia imprenditoriale: al centro ci sono i soci produttori delle uve e dei vini che, proprio attraverso le dinamiche cooperative, sviluppano al meglio il rapporto mutualistico sia per quanto riguarda gli aspetti economici, sia per quelli di qualificazione produttiva. Il modello viene sviluppato e ampliato con nuove zone e nuovi vini, sempre aumentando la qualità e la sostenibilità della produzione”, dice il presidente Marco Nannetti.

Terre Cevico ha puntato da tempo sul vino biologico con un incremento importante delle bottiglie vendute in Italia (3,6 milioni) e in 34 Paesi del mondo, dove il numero di bottiglie equivalenti è quasi quintuplicato; in pratica si è passati dai 5.620 ettolitri di vino bio confezionato in vari contenitori venduto nel 2017-18 ai 27.178 ettolitri dell’esercizio 2018/2019. Di rilievo la performance in Cina dove Terre Cevico è il primo esportatore di vino italiano bio su un mercato assai esigente in termini di certificazione. La linea vini Bipuntoio, la prima lanciata dal gruppo, basata sui vitigni tradizionali e in gran parte sulla produzione di piccoli vignaioli, è arrivata a quasi 4.500 ettolitri nel 2018-19, con un fatturato di quasi 2 milioni di euro.

Nell’ambito del Bilancio di sostenibilità, sono stati evidenziati i numeri del personale di Terre Cevico. Analizzando la squadra (260 addetti), si nota un rispetto delle “quote rosa”, che rappresentano complessivamente un 38% del personale. Lo staff si distingue anche per una bassa età media: più del 60% dei dipendenti ha un’età compresa tra i 18 e i 48 anni, con i più giovani che fanno parte del gruppo degli avventizi. Di più: osservando la provincia di residenza si nota come la maggior parte del personale provenga dal bacino romagnolo, con particolare riferimento alle province di Ravenna e Forlì-Cesena, dove operano i due principali stabilimenti per l’imbottigliamento. Questi dati accreditano la sostenibilità economico-sociale di Terre Cevico, che alimenta il lavoro sul territorio e contribuisce a diminuire lo stress da trasferimento al luogo di lavoro dei dipendenti. Non va trascurato poi il minor input energetico legato a più brevi percorsi casa-lavoro e viceversa.

*La casa ritratta nella foto alla Fattoria Guiccioli di Mandriole è un sito storico: Anita Garibaldi, incinta, vi morì di malaria, mentre seguiva il suo compagno in fuga dagli austriaci tra le paludi del delta del Po nel 1849.  La Fattoria appartiene oggi alla Federazione delle Cooperative.