Lorenzo Biscontin
Si è svolta la settimana scorsa la prima edizione “normale” del ProWein post pandemia, considerato che l’edizione del 2022 si svolse a maggio proprio a causa del prolungarsi dei contagi COVID-19 nella prima parte dell’anno.
I numeri forniti dalla Fiera di Dusseldorf parlano di 6.000 espositori provenienti da oltre 60 paesi e 49.000 visitatori (+30% rispetto al 2022) provenienti da 141 paesi (contro i 145 del 2022).
Proprio il confronto con l’anno scorso indica un’edizione in chiaroscuro, visto che il 2022 è stata unanimemente valutato come un ProWein fiacco.
Al di là dei numeri l’evidenza più chiara del calo di affluenza rispetto agli ultimi anni pre-pandemia si è vista nella mancanza di problemi a raggiungere la fiera malgrado lo sciopero dei mezzi pubblici del lunedì e martedì della settimana di ProWein. Vero che l’ente fiera ha organizzato un servizio di autobus diretti dalla stazione (complimenti), ma niente a che vedere alle edizioni in cui in metropolitana non si riuscivano a chiudere le porte per la calca all’interno dei vagoni.
Ciononostante ProWein rimane la fiera del vino (e distillati) più internazionale che ci sia e la più grande con i suoi 13 padiglioni. Forse anche troppo grande per poter essere visitata tutta efficacemente.
Rimane quindi un punto di osservazione privilegiato per osservare le tendenze in atto nel settore vinicolo a livello mondiale. Ecco quindi di seguito cosa si è visto a ProWein 2023.
Tanta Italia, forse troppa
Le cantine italiane presenti erano 1.750 e riempivano 3 dei 13 padiglioni totali. Si trattava della presenza più massiccia in fiera. Più di Francia, 947, Germania, 726, e Spagna, 693.
L’impressione, forse dovuta anche all’ampiezza degli spazi, è che fossero meno affollati rispetto ad altri, in particolare quelli che ospitavano i produttori del nuovo mondo.
Parlando con gli operatori si riscontravano giudizi discordanti: soddisfazione da parte delle cantine che avevano preparato in anticipo la fiera per incontrare il loro clienti attuali e potenziali futuri, dall’altra la scontentezza di chi puntava ad attivare nuovi contatti intercettando il passaggio dei visitatori.
Sembra che i tempi in cui al ProWein si trovavano clienti per il solo fatto di esserci siano definitivamente passati e, come tutte le fiere, i risultati si raggiungono solo preparando in anticipo gli appuntamenti.
Meno visitatori da Asia, USA, Est Europa, Russia e Ucraina
Nel generale calo di visitatori rispetto a qualche anno fa spiccano alcuni paesi di provenienza.
L’assenza di russi ed ucraini è facilmente spiegabile con il tragico conflitto in atto, che sembra influire anche sui paesi limitrofi dell’Europa dell’Est.
Per la riduzione di asiatici, cinesi in primis, ed americani, molti operatori indicano la loro crescente presenza a Vinexpo Parigi lo scorso febbraio. Probabilmente però pesa anche l’ulteriore -6% in valore ed il -17% a volume di import di vino fatto segnare dalla Cina nel 2022, che prosegue una tendenza calante iniziata nel prima della pandemia.
La viticoltura del Regno Unito beneficia del cambiamento climatico
Lungi dall’attenuare la gravità del problema per l’umanità in generale, il cambiamento del clima sta favorendo il settore viti-vinicolo britannico.
Le cantine inglesi al ProWein 2023 presentavano anche vini fermi, oltre agli spumanti metodo classico che hanno caratterizzato la produzione fino ad oggi, raggiungendo riconosciuti livelli assoluti di qualità.
Quello che colpisce è anche l’organizzazione di cui sono dotate aziende di dimensioni che per i nostri standard sarebbero considerate medio-piccole (300.000 – 500.000 bottiglie) e che hanno uno staff che copre le diverse funzioni aziendali: dal vigneto alla direzione generale, passando per la cantina, commercializzazione, marketing, ecc.
Continua la tendenza positiva del rosé
Il fenomeno iniziato alcuni anni fa si è consolidato e oggi cantine di ogni dimensione e ogni provenienza continuano ad aggiungere vini rosati al loro assortimento.
I “red blends” continuano a essere apprezzati dal pubblico giovane e di sesso maschile
I red blends sono una tipologia di vini rossi nata quasi un decennio fa negli USA. Si tratta di assemblaggi di vini rossi con un profilo organolettico corposo e morbido, rivolti principalmente al segmento maschile dei giovani adulti. Soprattutto la loro proposta è tendenzialmente slegata dai vitigni utilizzati e dai territori di provenienza, basandosi invece su una proposta di marca nel senso classico del termine, ovvero creando un universo valoriale che non si collega al prodotto vino in senso stretto.
Cresce l’interesse per il vino a 0% alcol
Un intero padiglione era dedicato quest’anno ai vini a 0% o basso contenuto alcolico. Secondo quanto rilevato dalla fiera il 50% dei visitatori era interessato a questa tipologia di vino e molti dei principali gruppi vinicoli hanno inserito almeno un vino a 0% alcol nel loro assortimento.
In generale l’impressione ricavata dal ProWein 2023 è che il mercato sia alla ricerca di novità. Date per acquisite le proposte classiche e storiche in termini di vitigni e denominazioni, gli sviluppi si dirigono verso proposte che portino sul mercato qualcosa di nuovo, particolarmente in termini di proposta di marca.
Emblematica in questo senso la presenza in fiera della pop-star australiana Kylie Minogue, che con la sua linea di vini vende oltre 8 milioni di bottiglie all’anno grazie ad un assortimento in cui si ritrovano Prosecco DOC Rosè, chardonnay e pinot nero australiani, rosè della Provenza, spumante rosé a 0 alcol e Sauvignon blanc francese.
Uno scenario in cui l’Italia ha numerose carte da giocare grazie alla varietà della propria produzione vinicola, ma in cui la proposta basata sul binomio vitigno-territorio potrebbe non essere più sufficiente.
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