Elisa Martelli
Un futuro che è qui: è questo il messaggio della prima edizione del Valdarno di Sopra Day, l’evento organizzato dal Consorzio di Tutela Valdarno di Sopra DOC che si è svolto nella giornata del 16 maggio scorso alla Tenuta il Borro, a San Giustino Valdarno (AR). Nonostante il tempo infausto che ha caratterizzato la giornata, sono stati moltissimi i partecipanti alla manifestazione, tra giornalisti italiani e internazionali, enologi, agronomi, produttori e rappresentanti delle istituzioni.
Saliti sul palco durante la mattinata al fianco di Luca Sanjust, Presidente del Consorzio del Valdarno di Sopra e del direttore Ettore Ciancico, giornalisti del calibro di Monica Larner (italian editor di Wine Advocate Robert Parker), Marco Sabellico (curatore nazionale del Gambero Rosso), il direttore di Vinibuoni d’Italia Touring Club Mario Busso e Jeffrey Porter di The Wine Enthusiast, che alla fine del talk della mattina ha inoltre guidato una degustazione di vini del Valdarno di Sopra con protagoniste le annate 2016 e 2019.
Sul palco si sono avvicendati anche gli enologi Carlo Ferrini, Stefano Chioccioli e Maurizio Alongi, l’agronomo e produttore Ruggero Mazzilli, mentre Riccardo Cotarella è intervenuto in collegamento video.
Dal fronte delle istituzioni è importante sottolineare la partecipazione all’evento di Stefania Saccardi, Vicepresidente e assessore all’Agricoltura di Regione Toscana e i collegamenti video con Paolo De Castro, vicepresidente della Commissione Agricoltura UE e con Roberta Cafiero, in rappresentanza del Ministero dell’Agricoltura.
Territorio, Clima, Vigna e Biologico: i quattro punti del programma
Quattro i grandi temi all’ordine del giorno che hanno dettato il programma della mattinata: il territorio, il clima, la vigna e il biologico. Temi strettamente connessi tra loro e – per usare le parole di Luca San Just – “che segnano il percorso che la DOC Valdarno di sopra segue e intende continuare a seguire”.
Un territorio da non sottovalutare
Parlando a nome di tutti i produttori che fanno parte del Consorzio di Tutela del Valdarno Superiore, Luca San Just ha aperto la discussione della mattina descrivendo la DOC come una doc di “territorio”, più che di “vitigno”: da qui la scelta di promuovere il territorio nella sua globalità senza limitare il disciplinare di produzione alla sola produzione di Sangiovese, includendo invece anche vitigni internazionali, che nel territorio del Valdarno sembrano aver trovato negli anni una loro ben precisa identità.
Vini che in accordo con le parole di San Just, Monica Larner descrive come vini dall’anima contemporanea, che piacciono al consumatore e che nascono da un territorio decisamente fluido, capace di evolvere e di adattarsi ai tempi.
Carlo Ferrini interviene spiegando come erroneamente in passato il territorio del Valdarno di Sopra fosse conosciuto principalmente per le uve a bacca bianca, quando invece dovrebbe essere ricordato come la terra di nascita del Sangiovese “piccolo”. La DOC diventa quindi uno strumento fondamentale per parlare di un territorio che fino a non molto tempo fa veniva sottovalutato ed era ingiustamente sconosciuto ai più.
Il clima in crisi e la ricerca genetica e biotecnologica
Il focus sul clima si è aperto con un video inviato da Paolo Sottocorona, noto meteorologo da La7, il quale ha spiegato con parole molto chiare che se da un lato la Terra non è nuova ai cambiamenti climatici, dall’altro una variazione così rapida della concentrazione di anidride carbonica in atmosfera non si era mai verificata prima.
A causa dello sviluppo industriale e della combustione di combustibili fossili, infatti, negli ultimi 100 anni le emissioni di CO2 in atmosfera sono aumentate del 50%: per questo – ha continuato Sottocorona – è necessario fare subito del nostro meglio per interrompere questo fenomeno, dal momento che, se anche smettessimo di inquinare l’ambiente dall’oggi al domani, tale inversione non sarebbe comunque immediata, ma richiederebbe molto tempo.
Sul clima è intervenuta anche Gabriella De Lorenzis dell’Università di Milano, esperta degli studi più recenti sulla resistenza delle viti e collaboratrice di Attilio Scienza, che ha parlato di miglioramento genetico, portainnesti e nuove varietà come strumenti a breve termine per difenderci dalle conseguenze della crisi climatica.
De Lorenzis ha parlato anche della possibilità in un futuro non lontano di utilizzare molecole naturali denominate dsRNA (ovvero RNA con doppio filamento – double stranded) – già prodotte dalla pianta ma sintetizzabili anche dall’uomo – che se somministrate alle piante direttamente in vigna potranno aumentarne la resilienza e indurre una maggiore resistenza agli stress indotti – per esempio – dalle alte temperature estive e dalla forte carenza di acqua.
L’utilizzo di queste molecole – già autorizzato in Australia e Nuova Zelanda – non è ancora ammesso in Europa, dal momento che la legge ne consente l’utilizzo solamente per la sperimentazione in serra e la docente milanese spera pertanto che i politici si muovano per velocizzare il passaggio a legge.
L’indicazione di Vigna in etichetta
La mattina è proseguita entrando nel merito della scelta del Consorzio del Valdarno di Sopra Doc di inserire all’interno del disciplinare di produzione l’indicazione “Vigna” da poter porre in etichetta sui vini provenienti dai migliori vigneti aziendali. Positivo anche il parere di Stefano Chioccoli, che vede la scelta del Consorzio come la sintesi di un lavoro che la sua generazione di agronomi ha iniziato molti anni addietro con la zonazione delle aziende viticole, fondamentale per la suddivisione dei vigneti in fasce di qualità.
Favorevole anche Jeffrey Porter che ha confermato come il concetto di Single Vineyard sia sempre più interessante sia per il mercato americano che per i mercati emergenti, come quello asiatico.
Il biologico nel Disciplinare della DOC
La manifestazione è entrata nel vivo con l’ultimo punto in programma della mattinata: la richiesta che il Consorzio ha fatto al MASAF (e che si è visto per adesso negare) di inserire il regime biologico nel disciplinare di produzione del Valdarno di sopra.
Il Consorzio, nato nel 2011, ad oggi consta di 20 piccoli produttori (più tre erga omnes) tutti già aderenti e certificati biologici. L’inserimento di questo standard produttivo all’interno del disciplinare vuole essere un primo passo per tutelare il territorio e chi lo abita, per i collaboratori in campo, per chi promuove il turismo e – non per ultimo– per il consumatore finale, sempre più attento a biodiversità e alle tematiche relative alla sostenibilità ambientale.
Sul palco Nicoletta Dicova, ambasciatrice in Italia delle DO Cava, ha illustrato il percorso compiuto che porterà nel 2025 la denominazione spagnola a essere il primo e unico consorzio ad aver inserito, per la sola fascia “alta” della propria produzione, l’obbligo di utilizzo di uve provenienti da agricoltura biologica.
Un traguardo strategico questo anche per il Valdarno di Sopra DOC – dal momento che si sta venendo a creare un precedente europeo- e una visione, quella legata al biologico, pienamente condivisa anche da Stefania Saccardi, che con il suo intervento ha evidenziato l’importanza di una visione biologica comune del territorio e della denominazione, nonché dalla presidente di FederBio Maria Grazia Mammuccini e da Paolo De Castro.
Il motivo per cui tuttavia la strada per riuscire a inserire il biologico nel disciplinare sia ancora in salita, lo ha spiegato molto chiaramente Roberta Cafiero del Ministero dell’Agricoltura, dal momento che “la Denominazione di Origine è una denominazione di prodotto, mentre quella del biologico è una certificazione di metodo e metterle entrambe come condizioni obbligatorie non è normativamente semplice”.
A fine mattinata, proprio per sottolineare la convinzione collettiva circa la questione è stato presentato in anteprima il logo della nuova associazione “Produttori VigneBio Valdarno”, che riunisce tutti i produttori aderenti che oggi producono da vigneti già in regime biologico. Citando le parole di Luca Sanjust “L’associazione vuole essere uno strumento di ulteriore rafforzamento per il nostro messaggio, che siamo convinti ci aiuterà a inserire il biologico in disciplinare, come desiderato e richiesto da tutti i viticoltori, soci ed erga omnes”.
Esauriti gli argomenti di discussione in programma, la mattinata si è conclusa con l’intervento di Sandro Sangiorgi, fondatore dell’Associazione Porthos, il quale ha raccontato la fase di studio iniziale dedicata ai Sangiovese dei soci del Consorzio e con una interessantissima degustazione condotta da Jeff Porter e intitolata “Otto produttori, Nove Vini e due belle annate” dedicata al 2016 e 2019 in Valdarno di Sopra.