Luglio 2023

Varietà PIWI per la viticoltura della Lombardia: al via il progetto Vitaval

“Quali prospettive per i vitigni PIWI?” il titolo del convegno di presentazione del progetto VITAVAL sulle varietà PIWI nella viticoltura lombarda

Varietà PIWI per la viticoltura della Lombardia: al via il progetto Vitaval

di Davide Modina e Beatrice Cavenago, Università di Milano

“Quali prospettive per i vitigni PIWI?” è stato il titolo del convegno che il 28 giugno scorso ha dato il via all’articolato programma di comunicazione previsto all’interno del progetto VITAVAL (Vitigni tolleranti le crittogame: studio, adattamento e valorizzazione in Lombardia). Ad aprire il seminario, la relazione di Attilio Scienza, già professore ordinario di viticoltura all’Università degli Studi di Milano e oggi Presidente del Comitato Nazionale Vini DOP e IGP. Nel suo intervento Scienza ha ripercorso la lunga storia dei vitigni PIWI, soffermandosi su problematiche e opportunità e sfatando alcuni retaggi del passato. Recenti ricerche hanno infatti dimostrato che i vini prodotti dai vitigni PIWI delle ultime generazioni hanno una composizione molto simile a quelli delle varietà di Vitis vinifera e non presentano le caratteristiche negative che avevano portato ad abbandonare la coltivazione degli ibridi delle prime generazioni come, ad esempio, odori sgradevoli e superiore contenuto di metanolo. A livello legislativo invece, nonostante l’Unione Europea abbia dato il via libera all’utilizzo dei vitigni PIWI per la produzione di vini DOC, al momento in Italia questo non è ancora possibile, a causa di alcune questioni burocratiche che non sono ancora state risolte. Infine, si è posto lo sguardo sulle altre nazioni europee, in particolare alla Francia, dove l’interesse è alto e dove, mentre in Champagne i viticoltori iniziano a impiantare i primi vigneti con varietà PIWI, prosegue l’ambizioso programma nazionale volto alla selezione di altri vitigni tolleranti le crittogame, adatti a soddisfare le specificità dei diversi areali vitivinicoli transalpini.

Del processo di selezione delle nuove varietà PIWI ha parlato anche Marco Stefanini della Fondazione Edmund Mach, coordinatore del gruppo di ricerca dell’istituzione trentina che ha recentemente iscritto quattro nuovi vitigni resistenti (Termantis, Nermantis, Charvir e Valnosia) al Registro Nazionale. Stefanini ha ricordato le lunghe tempistiche necessarie alla selezione di una nuova varietà PIWI (circa 20 anni), anche se le nuove tecniche disponibili potranno presto velocizzare l’iter.

Il mondo della ricerca italiana e internazionale sta poi lavorando all’ottenimento di varietà resistenti ad altri patogeni, quali botrite, marciume acido e mal dell’esca. Per quest’ultimo si sta cercando di gettare le basi per combattere il complesso di funghi che causano la malattia, anche se, proprio a causa della sua origine, il lavoro è più complesso. Si hanno buone notizie anche relativamente alla Malattia di Pierce, causata dal batterio Xylella fastidiosa: sono state trovate le fonti di resistenza e in California sono già disponibili varietà resistenti con parentali in Vitis vinifera Petit Sirah e Cabernet Sauvignon

A Lucio Brancadoro dell’Università degli Studi di Milano il compito invece di introdurre le attività del progetto, in qualità di responsabile scientifico di VITAVAL. Nei due anni di progetto, istituzioni ed enti di ricerca lavoreranno fianco a fianco per studiare il comportamento di dieci vitigni PIWI in diversi areali vitivinicoli lombardi. Quest’ultimo è un approccio peraltro già utilizzato dai ricercatori dell’Università deli Studi di Milano. VITAVAL nasce infatti dall’esperienza del progetto VALSOVICA, che aveva l’obiettivo, congiuntamente alla zonazione vitivinicola della Valcamonica, di testare alcuni vitigni PIWI in Valcamonica e Valtellina. I risultati di questo progetto precedente sono stati presentati dallo scrivente Davide Modina dell’Università degli Studi di Milano. In particolare, gran parte dei vitigni analizzati si sono dimostrati idonei all’utilizzo in ambiente montano, rappresentando un’interessante opportunità per entrambe le aree oggetto di studio. Per di più, queste varietà potrebbero risultare un ottimo strumento per il mantenimento della viticoltura anche nelle aree più marginali e difficili da meccanizzare, frenando l’abbandono dei vigneti e, tra le altre cose, la conseguente perdita di innumerevoli servizi ecosistemici ed elementi caratteristici del paesaggio. Dai risultati è emerso, inoltre, l’evidente interazione dei vitigni analizzati con l’ambiente di coltivazione, che ne definisce le tempistiche dello sviluppo e la qualità delle uve e dei vini. Restano tuttavia alcune questioni da approfondire, come ad esempio i protocolli di vinificazione più idonei per esaltare le caratteristiche di ciascun vitigno.

Infine, la parola è passata ad Alessandro Sala, titolare dell’azienda Nove Lune (Cenate Sopra, BG) e presidente dell’associazione PIWI Lombardia, nata nel 2017 e afferente a PIWI International. Sala ha tracciato il quadro della coltivazione dei vitigni tolleranti le crittogame in Lombardia, presentando una realtà in crescita e fortemente vocata alla qualità. Gli ettari coltivati in Lombardia, secondo un recente sondaggio promosso dal sito specializzato www.vinievitiresistenti.it, si aggirano intono ai 20 ettari, con una netta preponderanza, come nel resto d’Italia peraltro, dei vitigni a bacca bianca o rosa.

A concludere l’evento la degustazione di alcuni vini delle aziende partner di progetto. Per settembre sono in programma alcune visite ai vigneti sperimentali in Valtellina, Valcamonica e Oltrepò Pavese. Per essere aggiornati sulle date e le modalità degli eventi è possibile scrivere una mail a viticolturaunimi@gmail.com. Maggiori informazioni sono disponibili sulle pagine social (Facebook, Instagram, Twitter e Linkedin) e sul sito di progettohttps://vitaval.altervista.org.

VITAVAL è un gruppo operativo per l’innovazione cofinanziato dalla misura 16.1.01 del PSR 2014-2020 di Regione Lombardia. Il partenariato è guidato dal Consorzio Vini IGT Vallecamonica e vede tra i partecipanti istituzioni (Comunità Montana di Valle Camonica), enti di ricerca (Università degli Studi di Milano e Fondazione Fojanini di Studi Superiori) e 10 aziende agricole sparse nella fascia montana e pedemontana lombarda (Bonanomi Valerio, Casa Vinicola La Torre, Cooperativa Alpi dell’Adamello, Foppoli Fabio, La Grazia, Le Driadi, Medeghini Bianca, Nove Lune, Orsini Giuseppe, Ronco della Cava).