Settembre 2023

“Verduno è uno” per ribadire l’unicità del Verduno Pelaverga DOC

L’associazione Verduno è uno nata ufficialmente 23 anni fa si presenta compatta e coesa per far conoscere meglio la più piccola denominazione delle Langhe

“Verduno è uno” per ribadire l’unicità del Verduno Pelaverga DOC

di Monica Massa

 “Small is beautiful” così Matteo Ascheri Presidente del Consorzio di tutela  Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani  ha accolto nella giornata di giovedì 7 settembre i giornalisti italiani e stranieri che hanno aderito all’invito dell’Associazione Verduno è uno per partecipare alla degustazione tecnica delle ultime due annate di Verduno Pelaverga DOC condotta dall’esperto e wine writer     Ian D’Agata.

La DOC Verduno Pelaverga (o Verduno) fu approvata con Decreto Ministeriale del 20/10/1995 (e successivamente aggiornato con le modifiche del 2007, 2011, 2014 e 2015), e comprende come areale di produzione il territorio del comune di Verduno e una piccola parte dei comuni contigui di Roddi e La Morra, arrivando a una superficie idonea totale che supera di poco i 30 ettari con una produzione di bottiglie che è stata di 204.000 esemplari per la vendemmia 2022. Chi da Alba si dirige verso i territori più blasonati delle Langhe rischia di superare il borgo di Verduno senza rendersene conto, in particolare ora con l’apertura del nuovo tratto dell’Autostrada Asti-Cuneo. L’invito dunque è di perdersi e di salire a Verduno percorrendo la SP358, circondati dai vigneti, per apprezzare questo interessante microcosmo enologico che ha salvato dall’estinzione il vitigno pelaverga piccolo.

Grappolo di Pelaverga piccolo

Caratteristica del Pelaverga piccolo è appunto l’acino minuscolo, mentre sempre in Piemonte ma nella zona del Saluzzese e di Chieri è coltivato il Pelaverga grosso. Le ricerche fatte hanno però dimostrato che a parte il nome non ci sono legami tra i due vitigni: il Pelaverga piccolo ha caratteristiche ampelografiche, agronomiche ed enologiche proprie, tanto da farne una cultivar a sé stante. La condivisione del nome sarebbe invece da far risalire a una particolare tecnica per favorire la maturazione delle uve, che consisteva nella parziale pelatura dei ramoscelli della vite (in latino pellis virga).

Nel periodo tra le due guerre mondiali il Pelaverga venne sempre più abbandonato, solo l’azienda Comm. G.B. aveva mantenuto attiva l’antica tradizione di vinificare il Pelaverga piccolo in purezza. Negli anni Cinquanta e Sessanta, la produzione si attestava sulle 1000 bottiglie all’anno,  frutto della vendemmia separata delle piante di Pelaverga piccolo ancora presenti nei vigneti di Nebbiolo, Barbera e Dolcetto.

Nel 1972, su iniziativa del Castello di Verduno, si impiantarono nuovi vigneti interamente a Pelaverga piccolo e in seguito anche altri produttori fecero lo stesso, dando l’incipit al progetto che porterà al formarsi dell’associazione dei produttori di Verduno, che si costituirà ufficialmente nel 2000. Anche il Comune di Verduno credette nel progetto e mise a disposizione un terreno di proprietà per la creazione di una vigna sperimentale coinvolgendo nelle attività di ricerca le Facoltà di Agraria e gli Istituti di Coltivazioni Arboree delle Università di Torino e Milano, l’Istituto Sperimentale per la viticoltura di Asti, il Seminario Permanente di Luigi Veronelli.

Da sx Matteo Ascheri, Diego Morra e Ian D’Agata

Grazie al lavoro di squadra, si arrivò alla valorizzazione del vitigno fino all’istituzione della Doc Verduno Pelaverga nel 1995, un anno dopo l’iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà di Vite (codice 330).

“Molte cantine hanno creduto in questa denominazione – ha affermato Diego Morra Presidente dell’associazione– e le aziende che lo producono, 10 in origine, sono arrivate a 19”. I produttori hanno capito che al loro vino di punta, il Barolo, possono affiancare e proporre il Verduno Pelaverga che, “É un vino di facile beva, dal colore chiaro, facilmente riconoscibile grazie alle sue caratteristiche leggermente aromatiche e speziate e la particolare nota di pepe che, va detto, è importantissimo preservare partendo dalla vigna. “

Questo carattere distintivo del Verduno è stato preso in esame nel 2021 dal ricercatore Maurizio Petrozziello che ha rilevato una presenza della molecola di “rotundone” responsabile della nota di pepe, di circa 40 ng/L, quando la soglia olfattiva è molto più bassa,  (16 ng/L nel vino); questo spiegherebbe come all’analisi sensoriale dei vini Verduno le caratteristiche di speziatura, pepe bianco in particolare, siano particolarmente evidenziate. Una caratteristica che è legata alla particolare composizione del suolo, al microclima e alla caratteristiche del vitigno Pelaverga piccolo  che solo in questo territorio trova la su particolare espressione.

Una unicità e riconoscibilità che fa bene al vino e alla denominazione”, lo ha rimarcato Ian D’Agata ai giornalisti di settore italiani e stranieri partecipanti alla Masterclass. Durante la degustazione è apparso chiaro a tutti come il Verduno Pelaverga col suo colore tenue, la speziatura marcata, tannino elegante, un grado alcolico contenuto si distingua e possa proporsi con successo a un mercato internazionale e giovane. La sua bevibilità e il suo frutto lo rendono molto gradevole anche bevuto fresco, accompagnando non solo la cucina del territorio ma anche la cucina esotica e internazionale.

Il nome dell’Associazione Verduno è uno intende infatti rimarcare le caratteristiche uniche del vitigno e la volontà dei produttori di presentarsi sui mercati con un prodotto che rispecchi la realtà aziendale di ciascuno mantenendo però la riconoscibilità del vitigno. Citando Ian D’Agata “Grande merito ai produttori di Verduno nell’avere riscoperto e valorizzato il loro Pelaverga, facendolo conoscere a tutto il mondo oggi: bravi tutti, ma bravi davvero”.

Foto di Monica Massa