Settembre 2022

Vini sulle acque del Lago

Presentati alla stampa i vini ossolani durante una minicrociera sul Lago Maggiore

Vini sulle acque del Lago

di Riccardo Milan

Stresa, lunedì 12 settembre – Curiosa l’idea di presentare i vini ossolani alla stampa sul battello storico della Navigazione Lago Maggiore, l’ottocentesco “Piemonte”. Un piroscafo a pale che funziona ancora con gli stessi ingranaggi d’origine, anche se ha rinunciato al carbone in favore del gasolio (durante la minicrociera si è incrociato il battello “Topazio”, la prima motonave ibrida d’Italia e i due si sono salutati, con grande rispetto reciproco). L’idea di presentare i vini ossolani alla stampa è stata del Distretto Turistico dei Laghi, che ha voluto così, simbolicamente, unire due realtà (i laghi e la montagna) che pur vicine spesso non si parlano o si sentono estranee. Presenti sul battello autorità ed amministratori, Edoardo Raspelli in qualità di anfitrione, una pattuglia di produttori e, ovviamente, giornalisti, foodblogger ed influencer arrivati da tutt’Italia.
Si sono ricordati gli inizi (Massimo Sartoretti della Confcommercio) e il ruolo della locale Comunità Montana nel recupero di una viticoltura da anni abbandonata; la “scelleratezza” di puntare tutto sull’industria abbandonando secoli di agricoltura e di viticoltura fiorente; poi l’eroismo attuale di piccoli appezzamenti lavorati a mano, oggi poche decine; il lento recupero di vitigni tradizionali come il clone di nebbiolo “prunent” e l’introduzione di vitigni locali come la croatina, l’erbaluce e la barbera; nazionali ed internazionali come il nebbiolo, il merlot, lo chardonnay, il pinot nero e il kerner; la doc Valli Ossolane declinata in quattro varianti dal 2009 e una pattuglia di produttori che si rimpolpa anno dopo anno. Anche di fronte ad una domanda crescente, soprattutto da parte della ristorazione ma non solo.
Sul piroscafo si sono presentati quattro di questi produttori: Marco Garrone, la prima cantina “la prima annata del 1994”, 13 ettari di produzione, poi Edoardo Patrone, viticoltore dal 2016, “esperienze Spagna ed Australia” e 30 micro appezzamenti per pochi ettari coltivati a mano; Marco Martini di Ca’ da Lera “l’ultima delle cantine ossolane… e forse la più piccola” che ha presentato la sua produzione, compreso il passito Dulz da uve moscato e chardonnay “un passito da formaggio, dolce e fresco” come ha ricordato Martini. Ultimo della mattinata il produttore Corrado Zaretti della Cantina di Tappia, che è anche noto agriturismo. Anche in questo caso pochi ettari eroici strappati alla montagna.
La degustazione dei vini sia alla mattina sia alla sera nella bella cornice dell’Isola Bella, sulla balconata panoramica del settecentesco ristorante Delfino, ci ha restituito il quadro di una produzione sì tradizionale (con gradevoli prunent di diverse annate) ma anche vivace, che rincorre le mode e il mercato con vini bianchi, rosè fermi e spumantizzati, passiti e rossi strutturati passati in legno.
Dunque una realtà piccola ma vivace, non certo estesa come nel passato ma capace ancora di attirare appassionati e di proporsi come valore aggiunto all’offerta turistica locale: montagna o lago che sia.
Foto in apertura  di Archivio Fotografico Distretto Turistico dei Laghi