15 aprile 2021
VIVITE, il nome della manifestazione annuale dedicata al vino cooperativo che dopo alcune edizioni ha dovuto interrompersi a causa della pandemia, è diventato una sorta di logo delle iniziative del mondo cooperativo. In effetti sotto questo titolo si è svolto oggi un interessante incontro online organizzato da Alleanza Cooperative Agroalimentari, con la presentazione di una ricerca di Wine Monitor, il centro studi sul vino di NOMISMA, presentata dal suo responsabile Denis Pantini e commentata da diversi esponenti del mondo cooperativo ed esperti del settore.
Nell’anno dell’emergenza pandemica il sistema vitivinicolo cooperativo (423 cantine per 4,9 miliardi di euro di giro d’affari e una produzione pari al 58% del vino italiano), ha mostrato la sua resilienza, registrando nel complesso una sostanziale tenuta del proprio fatturato (+1%), su cui ha inciso positivamente l’incremento di vendite nel canale della grande distribuzione organizzata (+6%, dato Iri, 2021) e quello sulle esportazioni (+3%).
“Nel corso del 2020 il 34% delle cooperative vinicole ha mantenuto stabile il proprio fatturato e un 41% lo ha visto in calo”, ha spiegato Denis Pantini. “L’analisi ha anche evidenziato, di contro, come una cooperativa su 4 del campione intervistato – che numericamente rappresenta oltre il 50% del fatturato complessivo della cooperazione vinicola – abbia invece registrato un fatturato in aumento. Si tratta delle cooperative più dimensionate, con fatturati superiori a 25 milioni di euro, che nel 6% dei casi hanno addirittura registrato un sensibile aumento, superiore al +15% rispetto alle performance registrate nel 2019, prima dell’avvento del Coronavirus”.
Guardando ai singoli canali distributivi, lo studio ha messo in luce come la chiusura dell’Horeca abbia portato ad una riduzione delle vendite per la quasi totalità delle imprese cooperative, senza distinzione dimensionale.
Al contrario, GDO e E-commerce hanno principalmente favorito le cooperative più grandi, con oltre 25 milioni di fatturato.
Un altro dato significativo relativo alle performance economiche della cooperazione è quello delle vendite sui mercati esteri. Se l’export di vino italiano nel complesso ha registrato nel 2020 un calo pari a -2,4% in valore, quello della cooperazione – nonostante le maggiori difficoltà per il segmento dei vini sfusi – ha invece registrato una crescita, pari al +3%.
“Avere una strategia multi-canale si è rivelata fin qui una scelta vincente che ha consentito alla cooperazione di tenere in un anno particolarmente difficile come quello della pandemia”, ha commentato il Coordinatore del settore vitivinicolo di Alleanza Cooperative Agroalimentari Luca Rigotti. “I dati emersi dallo studio di Nomisma sono la dimostrazione pratica che le imprese che operano in differenti canali hanno pagato meno la crisi, grazie ad una compensazione che certamente non ha risolto le criticità ma ha consentito di attenuare gli effetti negativi della pandemia e le contrazioni di mercato”.
Per quanto riguarda le prospettive del futuro, per le cooperative il digitale sarà una leva importante per la ripresa. L’analisi ha messo in mostra che le cooperative puntano sulla presenza su siti di e-commerce e sui canali social, cosi come sull’enoturismo e sull’ospitalità, oltre ad un consolidamento della presenza nella grande distribuzione. Un segnale di ottimismo viene dalla convinzione espressa da oltre la metà delle cooperative che ritiene che nel 2022 le vendite nel canale Horeca ritorneranno agli stessi livelli del 2019. Rispetto invece al rafforzamento della loro presenza sui mercati esteri, le missioni per incontrare fisicamente i partner internazionali e la misura della promozione in ambito OCM rappresentano gli interventi che a parere delle cooperative restano i più efficaci.
Crescente l’impegno delle cooperative sul fronte della sostenibilità: oltre il 50% delle cantine intervistate ha già adottato azioni concrete per ridurre l’uso di input chimici e azioni per la valorizzazione dei sottoprodotti, la riduzione e il riciclo degli scarti di lavorazione. Il 51% ha incrementato le produzioni biologiche e il 20% dichiara di aver già avviato processi di transizione digitale e industria 4.0.